02-04-2012 |
DOMENICA DELLA PASSIONE DI CRISTO
Il brano evangelico può essere letto da due angolazioni: prima e dopo la morte di Gesù
PRIMA: UOMO NEL DOLORE
Il testo della Passione raccontato da Marco è di un’estrema crudezza ed essenzialità. E’ il racconto più antico, quando non si erano ancora sviluppate riflessioni e problematiche della comunità e dell’ambiente, attorno ai fatti e alle parole di Gesù.
Emerge la crudezza della passione, nella quale Gesù si rivela vero uomo. In quel momento Gesù è solo: sotto la croce non c’è nessuno che lo possa consolare, ci sono gli insulti, c’è l’aceto come bevanda. Egli è davanti alla propria fine come ogni uomo. Ora anche Dio è in silenzio.
Resta la volontà di Gesù di andare avanti, ‘per fare la volontà del Padre’. Questo risuona oltre il dolore.
In tutto questo cogliamo la piena umanità di Cristo, che ‘ha assunto tutto di noi eccetto il peccato’. Gesù condivide la nostra condizione di dolore e solitudine. Ma questa non è vissuta come una fine, ma è il passaggio arduo di un cammino che deve continuare. Gesù è guidato dalla volontà del Padre e ad essa vuole restare fedele, come avevamo sentito nell’Orto degli Ulivi. “Questo è il mio sangue, il sangue dell'alleanza versato per molti.” aveva detto nell’ultima Cena. E così muore.
DOPO: SBOCCIA LA FEDE
Tre particolari dopo la sua morte e davanti alla sua morte.
1) il velo del tempio si squarcia. Era quel telo che teneva nascosto e separato nel tempio il luogo per eccellenza dove ‘abitava’ Dio e gli spazi di accesso dell’uomo qualsiasi. Era un velo necessario anche per ‘sopportare’ la visione di Dio. Ora quel velo è lacerato , segno che davanti alla croce si rivela il vero volto di Dio. E’ il Dio della condivisione. Un Dio che vuole salvare l’uomo e per questo offre il proprio figlio. Un Dio che si presenta grande nella capacità di amare.
2) Il centurione pagano,vistolo morire il quel modo, crede in Gesù come Figlio di Dio e non solamente come brav’uomo o maestro di vita.
3) Da lontano appaiono anche le donne, quasi intimorite, ma presenti. Esse, che lo avevano sempre seguito e servito, ora sono ancora pronte a seguirlo e a servirlo nel suo corpo morto. In più c’è un benefattore Giuseppe d’Arimatea, che offre il proprio terreno per la sepoltura. Piccole figure che anticipano una comunità di persone disposte a mettersi in viaggio dietro a Gesù con la loro vita.
Restiamo davanti a questo velo del tempio squarciato, fissiamo il Dio ‘terribile’ in quanto sconvolgente sulla croce, il Dio crocifisso faccia sbocciare la nostra fede.
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parte 2°
Eccoci, Signore, davanti a te. Col fiato grosso, dopo aver tanto camminato. Ma se ci sentiamo sfiniti non è perché abbiamo percorso un lungo tragitto o abbiamo coperto chissà quali interminabili rettilinei. E' perché, purtroppo, molti passi li abbiamo consumati sui viottoli nostri, e non sui tuoi sentieri, seguendo i tracciati involuti della nostra caparbietà faccendiera, e non le indicazioni della tua Parola..
Stare con Gesù significa mettere il Vangelo al centro della nostra vita personale e comunitaria. Lasciarsi contaminare inguaribilmente dalla speranza della risurrezione. Affrontare le tribolazioni, il dolore e perfino la morte, sapendo che verranno giorni in cui "non ci sarà né lutto né pianto", e tutte le lacrime saranno asciugate dal volto degli uomini.
Coraggio, fratello che soffri. Non angosciarti tu che, per un tracollo improvviso, vedi i tuoi beni pignorati, i tuoi progetti in frantumi, le tue fatiche distrutte. Non tirare i remi in barca, tu che sei stanco di lottare e hai accumulato delusioni a non finire. Non abbatterti fratello povero, che non sei calcolato da nessuno, che non sei creduto dalla gente e che, invece del pane, sei costretto a ingoiare bocconi di amarezza. Coraggio! La tua croce, anche se durasse tutta la vita, è sempre "collocazione provvisoria...
Chi sta alla tavola dell'eucaristia deve "deporre le vesti". Le vesti del tornaconto, del calcolo, dell'interesse personale, per assumere la nudità della comunione. Deporre le vesti della ricchezza, del lusso, dello spreco, della mentalità borghese, per indossare le trasparenze della modestia, della semplicità, della leggerezza. Dobbiamo abbandonare i segni del potere, per conservare il potere dei segni...
Coraggio, fratello che soffri. C'è anche per te una deposizione della croce. C'è anche per te una pietà sovraumana. Ecco già una mano forata che schioda dal legno la tua. Coraggio. Mancano pochi istanti alle tre del pomeriggio. Tra poco, il buio cederà il posto alla luce, la terra riacquisterà i suoi colori verginali e il sole della Pasqua irromperà tra le nuvole in fuga....
Coraggio, comunque! Noi credenti, nonostante tutto, possiamo contare sulla Pasqua. E sulla Domenica, che è l'edizione settimanale della Pasqua. Essa è il giorno dei macigni che rotolano via dall'imboccatura dei sepolcri. E' l'intreccio di annunci di liberazione, portati da donne ansimanti dopo lunghe corse sull'erba. E' l'incontro di compagni trafelati sulla strada polverosa. E' il tripudio di una notizia che si temeva non potesse giungere più e che invece corre di bocca in bocca ricreando rapporti nuovi tra vecchi amici. E' la gioia delle apparizioni del Risorto che scatena abbracci nel cenacolo. E' la festa degli ex delusi della vita, nel cui cuore all'improvviso dilaga la speranza.
(che bello che sarebbe se fra le varie bollette da pagare,riviste pubblicitarie,ci fosse un messaggio augurale pasquale con un rametto d'ulivo...dono della comunità che si APRE...anche ai non credenti testimoniando le parole di Giovanni Paolo II..."Cercate DIO ..perchè Egli sta cercando voi")....desiderio ascoltato da una persona in ricerca.....