Dal Vangelo di domenica 16-02-2014 |
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15-02-2014 |
Dal
Vangelo secondo Matteo (5, 20-22a.27-28.33-34a.37)
In
quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io vi dico: se la vostra
giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non
entrerete nel regno dei cieli.
Avete
inteso che fu detto agli antichi: "Non ucciderai; chi avrà ucciso
dovrà essere sottoposto al giudizio". Ma io vi dico: chiunque si
adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al
giudizio.
Avete inteso che fu detto: "Non commetterai
adulterio". Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per
desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.
Avete
anche inteso che fu detto agli antichi: "Non giurerai il falso, ma
adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti". Ma io vi dico: non
giurate affatto. Sia invece il vostro parlare: "sì, sì", "no,
no"; il di più viene dal Maligno».
Gesù
porta
a
compimento
i
comandamenti
di
Dio,
in
particolare
il
comandamento
dell'amore
del
prossimo,
interiorizzando
e
radicalizzando
le
sue
esigenze:
l'amore
del
prossimo
scaturisce
da
un
cuore
che
ama,
e
che,
proprio
perché
ama,
è
disposto
a
vivere
le
esigenze
più
alte.
Gesù
mostra
che
i
comandamenti
non
devono
essere
intesi
come
un
limite
minimo
da
non
oltrepassare,
ma
piuttosto
come
una
strada
aperta
per
un
cammino
morale
e
spirituale
di
perfezione,
la
cui
anima
è
l'amore
(cf
Col
3,14).
Così
il
comandamento
«Non
uccidere»
diventa
l'appello
ad
un
amore
sollecito
che
tutela
e
promuove
la
vita
del
prossimo;
il
precetto
che
vieta
l'adulterio
diventa
l'invito
ad
uno
sguardo
puro,
capace
di
rispettare
il
significato
sponsale
del
corpo:
È
Gesù
stesso
il
«compimento»
vivo
della
Legge
in
quanto
egli
ne
realizza
il
significato
autentico
con
il
dono
totale
di
sé:
diventa
Lui
stesso
Legge
vivente
e
personale,
che
invita
alla
sua
sequela,
dà
mediante
lo
Spirito
la
grazia
di
condividere
la
sua
stessa
vita
e
il
suo
stesso
amore
e
offre
l'energia
per
testimoniarlo
nelle
scelte
e
nelle
opere
(Giovanni
Paolo II, Veritatis splendor 15)
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