Dedicazione della Sagrada Familia |
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07-11-2010 |
"In questo ambiente, A.Gaudí volle unire l’ispirazione che gli veniva dai
tre grandi libri dei quali si nutriva come uomo, come credente e come
architetto: il libro della natura, il libro della Sacra Scrittura e il libro
della Liturgia...
Così unì la realtà del mondo e la storia della salvezza, come ci
è narrata nella Bibbia e resa presente nella Liturgia. Introdusse dentro
l’edificio sacro pietre, alberi e vita umana, affinché tutta la creazione
convergesse nella lode divina, ma, allo stesso tempo, portò fuori i “retabli”,
per porre davanti agli uomini il mistero di Dio rivelato nella nascita,
passione, morte e resurrezione di Gesù Cristo. In questo modo, collaborò in
maniera geniale all’edificazione di una coscienza umana ancorata nel mondo,
aperta a Dio, illuminata e santificata da Cristo. E realizzò ciò che oggi è uno
dei compiti più importanti: superare la scissione tra coscienza umana e
coscienza cristiana, tra esistenza in questo mondo temporale e apertura alla
vita eterna, tra la bellezza delle cose e Dio come Bellezza. Antoni Gaudí non
realizzò tutto questo con parole, ma con pietre, linee, superfici e vertici. In
realtà, la bellezza è la grande necessità dell’uomo; è la radice dalla quale
sorgono il tronco della nostra pace e i frutti della nostra speranza. La
bellezza è anche rivelatrice di Dio perché, come Lui, l’opera bella è pura
gratuità, invita alla libertà e strappa dall’egoismo".
Dall'omelia di Benedetto XVI, Santa Messa con dedicazione della chiesa della Sagrada Familia, 7 novembre 2010
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