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Commento Lectio 22/06/08 PDF Stampa
19-06-2008
Non temete
Dal vangelo secondo Matteo (10,26-33)

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Non li temete dunque, poiché non v’è nulla di nascosto che non debba essere svelato, e di segreto che non debba essere manifestato.

Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio predicatelo sui tetti. E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l’anima e il corpo nella Geenna. Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro lo voglia.

Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati; non abbiate dunque timore: voi valete più di molti passeri!

Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli»

Non temete…

Nel Discorso della Montagna, il ritornello era “Non preoccupatevi”; nel Discorso missionario è “Non temete”. Lo troviamo tante volte nella Bibbia (365, secondo alcuni rabbini, una per ogni giorno dell’anno), come una assicurazione della continua presenza di Dio accanto ai suoi amici, ai profeti, al suo popolo. Non temere di prenderti questa responsabilità, di buttarti in questa missione, di sfidare questa situazione difficile, perché io sono con te, non ti lascio solo… Nel nostro vangelo troviamo questo richiamo per ben per tre volte. In quale contesto?

I missionari perseguitati

Nel discorso missionario del cap.10, Gesù ha appena detto ai suoi che la loro opera non sarà facile: i missionari si sentiranno come agnelli in mezzo a lupi, saranno perseguitati, dovranno fuggire, troveranno incomprensioni persino in famiglia… D’altronde se hanno rifiutato, dato del pazzo e dell’indemoniato al Maestro, anche i suoi non dovranno aspettarsi solo rose e fiori.... (10,16-25).

Ma in quali forme può avvenire l’opposizione all’annuncio del Regno? Cosa i discepoli non devono temere? Cosa li potrebbe spaventare, intimidire? Cosa potrebbe bloccare il loro annuncio e portarli addirittura a rinnegare Gesù? Il nostro testo lascia intravedere alcune forme di opposizione e risponde ad alcuni timori:

- La persecuzione, l’opposizione violenta che può arrivare alla uccisione: “Non temete quelli che uccidono il corpo”.

- Una forma più subdola e quotidiana di opposizione è l’assenza, la non risposta, la mancata risonanza, l’indifferenza… Per chi annuncia la Parola è la tentazione più grave perché, se la polemica indica almeno che c’è l’attenzione, la mancanza di risonanza significa che la Parola cade a vuoto. Allora ti sembra che il vangelo sia velato, nascosto, fuori dal mondo, che sia insignificante, che non interessi a nessuno. Allora la parola ti muore in bocca e non hai nessuna voglia di proclamarla sui tetti…

Quando il discepolo, la comunità si fanno bloccare da questo timore, si chiudono in difesa, “velano”, mascherano il loro annuncio, lo rinchiudono nei loro ambienti, lo riservano agli addetti ai lavori. A questo rischio di nascondersi, di vergognarsi del vangelo fanno forse riferimento le prime righe del nostro testo: “Non vi è nulla di velato che non sarà svelato…”

- Infine, c’è una forma di contestazione molto violenta che il servizio della Parola incontra ed è l’accusa che viene dall’interno di noi stessi. È il modo con cui l’Accusatore tenta di svilirci e praticamente di rodere dall’interno il nostro annuncio. Ci sentiamo incoerenti, per la troppa distanza tra la Parola che proclamiamo e la vita che conduciamo; e non riusciamo più a cogliere la misericordia di Dio sulla nostra vita… (cfr C.M.Martini, Stefano, servitore e testimone)

Al rischio di questa scarsa stima di noi stessi, che si può mascherare a volte da falsa umiltà e ci può portare ad un certo disfattismo, a lasciarsi andare, a lasciare la missione, potrebbe contrapporsi l’ultimo non temete: “Voi valete di più di molti passeri…” , per Dio contate tanto!

Per non lasciarsi dominare dalla paura

Mi sembra che siano due le cure proposte: il timor di Dio e la fiducia nel Padre

- Il timor di Dio: “Temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l’anima e il corpo nella Geenna”. Più che lasciarsi paralizzare dalle sue paure e condizionare dai tanti mutevoli giudizi del mondo, il discepolo terrà sempre presente l’ultimo definitivo giudizio di Dio, l’ultima parola di verità che il Cristo pronuncerà sulla storia.

Allora davvero non ci sarà più nulla di velato e di nascosto: verranno smascherate tutte le ingiustizie e le menzogne e i valori del vangelo apparentemente così deboli e perdenti brilleranno in piena luce, allora i piccoli semi del Regno mostreranno tutta la loro fecondità e i testimoni, spesso rinnegati e perseguitati davanti agli uomini, saranno riconosciuti davanti al Padre; allora gli ultimi, i tanti calpestati della storia, diventeranno i primi…

Questo sano e santo timor di Dio, questo richiamo al giorno del giudizio, molto insistente in Matteo, non vuole terrorizzare, ma aiutare il discepolo a vivere con serietà e fino in fondo la sua missione; a conservare quella necessaria libertà e franchezza per poter proclamare il vangelo sui tetti, senza sconti, senza finzioni: “Non ci perdiamo d’animo; al contrario, rifiutando le dissimulazioni vergognose, senza comportarci con astuzia, né falsificando la parola di Dio, ma annunziando apertamente la verità, ci presentiamo davanti ad ogni coscienza al cospetto di Dio” (2Cor 4,1-2).

- La fiducia nella provvidenza del Padre: “Anche i capelli del vostro capo sono contati. Smettetela dunque di temere: voi valete più di molti passeri”.

La fiducia in un Dio che ama e custodisce il creato, in un Padre che non ci abbandona, che si cura di noi, conta su di noi e ci stima più di quanto noi stessi sappiamo stimarci, questa serena certezza libera il cuore del discepolo dagli affanni, dalle eccessive preoccupazioni, supera le paure che serrano il cuore, fanno scattare tanti meccanismi di difesa e rendono meno libero e gioioso il nostro annuncio, la nostra testimonianza.

Certo, non sogniamo, in tanto che camminiamo in questo mondo, di diventare eroi da western senza macchia e senza paura: i timori, le incertezze, le angosce continueranno ad accompagnarci e forse qualche paura potrà anche farci bene, farci evitare gravi cadute…

Ma non ci lasciamo guidare e bloccare dalla paura, perché “Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?” (Rm 8,21)


Per continuare a meditare

Predicatelo sui tetti…

“Nel mondo attuale i tetti sono quasi sempre caratterizzati da una foresta di trasmettitori e di antenne che inviano e ricevono messaggi di ogni tipo verso e da i quattro angoli della terra. E’ di importanza vitale garantire che fra questi numerosi messaggi vi sia la Parola di Dio. Oggi proclamare la fede dai tetti significa proclamare la Parola di Gesù nel mondo dinamico delle comunicazioni sociali e attraverso di esso…

Per quanto il mondo dei mezzi di comunicazione sociale possa a volte sembrare in contrasto con il messaggio cristiano, offre anche opportunità uniche per proclamare la verità salvifica di Cristo a tutta la famiglia umana. Quanti hanno predicato il vangelo prima di noi non avrebbero mai potuto immaginare un pubblico così vasto. Nella nostra epoca è necessario un utilizzo attivo e creativo dei mezzi di comunicazione sociale da parte della Chiesa. I cattolici non dovrebbero aver paura di lasciare aperte le porte delle comunicazioni sociali a Cristo, affinché la sua Buona Novella possa essere udita dai tetti del mondo…”

Giovanni Paolo II, Messaggio per la 35^ Giornata delle comunicazioni sociali.

 
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