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Azione Cattolica
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11-07-2009 |
A cura di Davide Ragazzini
(Presidente parrocchiale Aci)
In continuità con le grandi encicliche sociali "Populorum Progressio", "Rerum Novarum"
e "Centesimus Annus", ecco l'enciclica di Papa Benedetto che ritrae la
fotografia della società nell'era della globalizzazione "Carias in veritate".
In una società dove sembra che il popolo di Dio non sia più molto stimolato ad
approfondire il pensiero della chiesa sulla dottrina sociale e sulle risposte che la
Chiesa stessa consiglia
ai suoi fedeli con i documenti ufficiali, la pubblicazione di questa enciclica dovrebbe essere visto come uno stimolo a riprendere lo studio
e la formazione sul pensiero ecclesiale sui grandi temi di etica sociale per
essere sempre più testimoni nel nostro tempo del pensiero evangelizzante
dell'amore di Dio verso il suo popolo. speriamo che questo documento stimoli
presbiteri, laici e tutto i fedeli a comprendere l'importanza della dottrina
sociale della chiesa per tutta la società odierna.
A
questo proposito allego due articoli di commento alla nuova enciclica papale:
di Fabio Zavattaro
Cresce la ricchezza mondiale in termini assoluti, ma aumentano le disparità,
nascono nuove povertà, e continua lo scandalo di disuguaglianze clamorose. La
corruzione e l'illegalità sono purtroppo presenti sia nel comportamento di
soggetti economici e politici dei Paesi ricchi, sia negli stessi Paesi poveri.
A non rispettare i diritti umani dei lavoratori sono a volte grandi imprese
transnazionali e anche gruppi di produzione locale. Gli aiuti internazionali
sono stati spesso distolti dalle loro finalità, per irresponsabilità dei
donatori e dei fruitori, mentre ci sono forme eccessive di protezione della
conoscenza da parte dei Paesi ricchi, mediante un utilizzo troppo rigido del
diritto di proprietà intellettuale, specialmente nel campo sanitario.
È il ritratto della società, nel tempo delle globalizzazioni, secondo Papa
Benedetto; ritratto che viene evidenziato dall'enciclica Caritas in
veritate, resa nota martedì 7 luglio, e che porta la data del 29 giugno.
Sei capitoli, una introduzione e una conclusione, 142 pagine, il testo si pone
in continuità con i documenti pontifici di Paolo VI, la Populorum
progressio, e di Giovanni Paolo II, la Centesimus
annus; ma si trovano anche echi della prima enciclica sociale di Leone
XIII, la Rerum
novarum.
Lo sviluppo, sottolinea l'enciclica di Papa Benedetto, c'è stato e continua
ad essere un fattore positivo che ha tolto dalla miseria miliardi di persone,
ma va riconosciuto che lo stesso sviluppo economico è stato e continua ad
essere gravato da distorsioni e drammatici problemi, messi ancora più in
risalto dall'attuale situazione di crisi. Per questo di fronte a una attività
finanziaria per lo più speculativa, a flussi migratori spesso provocati e mal
gestiti, allo sfruttamento sregolato delle risorse della terra, occorre essere
capaci di nuove responsabilità, di riscoprire valori di fondo su cui costruire
il futuro. La crisi ci obbliga, scrive il Papa, ad approfondire alcuni aspetti
dello sviluppo economico integrale alla luce della carità nella verità.
La prima sfida che indica Papa Benedetto è quella del lavoro per tutti.
Scrive: «Serve garantire a tutti l'accesso al lavoro, e anzi a un lavoro
decente. Bisogna rafforzare e rilanciare il ruolo dei sindacati, combattere la
precarizzazione e - a meno che non comporti reali benefici per entrambi i Paesi
coinvolti - la delocalizzazione dei posti di lavoro». Di più «non è lecito
delocalizzare solo per godere di particolari condizioni di favore, o peggio per
sfruttamento». In molti Paesi poveri rimane lo scandalo della fame. Dare da
mangiare agli affamati, non è solo «un imperativo etico per la Chiesa», ma è divenuto,
«anche un traguardo da perseguire per salvaguardare la pace e la stabilità del
pianeta». La fame non dipende tanto da scarsità materiale, quanto piuttosto da
scarsità di risorse sociali, la più importante delle quali è di natura
istituzionale. È necessario che maturi «una coscienza solidale che consideri
l'alimentazione e l'accesso all'acqua come diritti universali di tutti gli
esseri umani, senza distinzioni né discriminazioni».
Il Papa poi sottolinea come il rispetto per la vita non possa essere
disgiunto dallo sviluppo dei popoli: «L'apertura alla vita è al centro del vero
sviluppo», mentre in varie parti del mondo si sviluppano forme di controllo
demografico che «giungono a imporre anche l'aborto», e nei Paesi sviluppati si
è diffusa una «mentalità antinatalista che spesso si cerca di trasmettere anche
ad altri Stati come se fosse un progresso culturale».
Serve dunque una economia etica, scrive ancora il Papa, amica della persona.
La realtà mostra che «la convinzione della esigenza di autonomia dell'economia,
che non deve accettare influenze di carattere morale, ha spinto l'uomo ad
abusare dello strumento economico in modo persino distruttivo. A lungo andare,
queste convinzioni hanno portato a sistemi economici, sociali e politici che
hanno conculcato la libertà della persona e dei corpi sociali e che, proprio
per questo, non sono stati in grado di assicurare la giustizia che
promettevano». Lo sviluppo invece, «se vuole essere autenticamente umano», deve
«fare spazio al principio di gratuità». Ciò vale anche per il mercato: il
profitto non va demonizzato, ma deve essere finalizzato al perseguimento del
bene comune.
Il tema dello sviluppo, scrive ancora il Papa, è oggi fortemente collegato
anche ai doveri che nascono dal rapporto dell'uomo con la natura:
«L'accaparramento delle risorse energetiche non rinnovabili da parte di alcuni
Stati, gruppi di potere e imprese costituisce, infatti, un grave impedimento
per lo sviluppo dei Paesi poveri». La comunità internazionale deve perciò
«trovare le strade istituzionali per disciplinare lo sfruttamento delle risorse
non rinnovabili». «Le società tecnologicamente avanzate possono e devono
diminuire il proprio fabbisogno energetico", mentre deve "avanzare la ricerca
di energie alternative». Alla fine «è necessario un effettivo cambiamento di
mentalità che ci induca ad adottare nuovi stili di vita».
«Se non si rispetta il diritto alla vita e alla morte naturale, se si rende
artificiale il concepimento, la gestazione e la nascita dell'uomo, se si
sacrificano embrioni umani alla ricerca, la coscienza comune finisce per
perdere il concetto di ecologia umana e, con esso, quello di ecologia
ambientale. È una contraddizione chiedere alle nuove generazioni il rispetto
dell'ambiente naturale, quando l'educazione e le leggi non le aiutano a
rispettare se stesse».
Papa Benedetto non dimentica nemmeno i migranti, che «recano un contributo
significativo allo sviluppo economico del Paese ospite con il loro lavoro,
oltre che a quello del Paese d'origine grazie alle rimesse finanziarie». Un
fenomeno complesso che non può essere affrontato da un paese solo; ma anche per
i Paesi che li ospitano, perché i migranti, scrive il Papa, «non possono essere
considerati come una merce o una mera forza lavoro».
Lo sviluppo dei popoli, in definitiva «dipende soprattutto dal
riconoscimento di essere una sola famiglia». A questo obiettivo il
cristianesimo fornisce un aiuto indispensabile, con il concetto di unità del
genere umano, composto dai figli di Dio. «Manifestazione particolare della
carità e criterio guida per la collaborazione fraterna di credenti e non
credenti è senz'altro il principio di sussidiarietà, espressione
dell'inalienabile libertà umana. La sussidiarietà è prima di tutto un aiuto
alla persona, attraverso l'autonomia dei corpi intermedi». Si tratta quindi di
un principio «particolarmente adatto a governare la globalizzazione e a
orientarla verso un vero sviluppo umano», ed è anche «l'antidoto più efficace
contro ogni forma di assistenzialismo paternalista», evitando che gli aiuti
internazionali possano mantenere un popolo in uno stato di dipendenza.
Infine, per Papa Benedetto è anche fortemente sentita anche l'urgenza della
riforma sia dell'Onu che «dell'architettura economica e finanziaria
internazionale, affinché si possa dare reale concretezza al concetto di
famiglia di Nazioni». Serve per il Papa, la presenza di una «vera autorità
politica mondiale», che goda di «potere effettivo» e si dovrebbe, infine,
istituire «un grado superiore di ordinamento internazionale» per governare la
globalizzazione.
In conclusione, lo sviluppo per essere vero, deve comprendere una crescita
spirituale oltre che materiale, perché la persona umana è un'«unità di anima e
corpo», nata dall'amore creatore di Dio e destinata a vivere eternamente.
Pubblicato mercoledì 8 luglio
2009
«L'enciclica di BenedettoXVI Caritas in veritate è punto di riferimento
prezioso per affrontare le grandi sfide dello sviluppo economico, perché pone
in primo piano la centralità dell'uomo, e guarda allo sviluppo nella logica del
bene comune»: è quanto sottolinea il Presidente dell'Azione Cattolica Italiana,
Franco Miano. «La sfera economica e la tecnica», afferma ancora il Presidente
Miano, «appartengono all'attività umana e non vanno demonizzate, ma neppure
lasciate a se stesse perché devono essere governate dal punto di vista etico.
Il Papa mette al centro della sua riflessione la verità che deve essere
coniugata con la carità. Carità e verità sono essenziali in un momento in cui
la crisi del modello di sviluppo globale richiede nuove regole».
Il presidente Miano ricorda che «come Azione Cattolica guardiamo con grande
fiducia e speranza ad un'economia che riscopra il dono e la gratuità come
elementi per costruire quella fratellanza che il Benedetto XVI indica nella sua
enciclica sociale». E aggiunge: «La carità scrive il Papa eccede la giustizia,
perché amare è donare, ma non posso donare all'altro del mio, senza avergli
dato in primo luogo ciò che gli compete secondo giustizia».
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Azione Cattolica
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11-07-2009 |
Amate lo straniero perché anche voi foste stranieri nel paese
d’Egitto (Dt 10,19); Ero straniero e mi avete accolto” (Mt 25,35); Non dimenticate l’ospitalità, perché alcuni, praticandola, hanno
ospitato senza saperlo degli angeli. (Eb 13,2)
Ecco il testo per il Rosario con intenzioni e riflessioni tratte dalla lettera enciclica Caritas in Veritate e da don Tonino Bello, per pregare insieme per il fenomeno dell'immigrazione così attuale.
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Appuntamenti
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17-06-2009 |
L'Apostolato Biblico e l'Azione Cattolica diocesana organizzano una DUE-GIORNI BIBLICA su San Paolo presso l'eremo di Montepaolo (FC): interventi di don Mauro Petrini, don Luca Ravaglia, e laboratori sulla Prima Lettera ai Corinzi.
Per informazioni e prenotazioni contattare: 328 1144021
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Azione Cattolica
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03-06-2009 |
Ecco DON LUCA,
il nostro sportivissimo co-parroco
(e assistente diocesano di AC!),
la mattina dell'arrivo alla
Cento Chilometri!!!!
(domenica 31/05/09)
Vedi il testo della
Cento chilometri con san Paolo
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