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briciola 09-10-2008 PDF Stampa
09-10-2008
"Gesù spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo" (Fil 2,7)

Ognuno di noi ha qualche sua vanità. Un senso di grandiosità, la voglia di primeggiare, di stare al centro delle attenzioni, di potere, di schiacciare, di arricchirsi, di piacere fisico, ecc. Sono cose che ci distraggono e che spessoci fanno vivere in una dimensione egoistica.

Ma perché farsi povero con Gesù povero?

La via scelta da Cristo è quella di farsi servo nella povertà e umiltà.

La povertà ci rende più capaci di compassione, cioè di comprensione dell'altro edi condivisione della sua vita. Quindi ci rende più capaci di autentico servizio.

La povertà di Gesù è libertà. È gioia nello Spirito Santo.

La povertà di Gesù è accettare che tutto è vanità, destinato a passare, ma uno solo resta: Dio Padre e la comunione dei santi. Povertà come Gesù è per essere semplici in Dio, nell'essenzialità di ciò che dura e vale.

Vuoi vivere così povero?            
Diche cosa hai bisogno di spogliarti?
 Commenti (1)Add Comment
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Scritto da Chicco di Grano, 10 ottobre 2008, 00:16
Uscire dalla propria famiglia, dal proprio guscio per fare esperienza di vita comunitaria, (può essere la parrocchia- l'associazione-un circolo- un movimento ecc...)sembra facile a parole ma non lo è nella pratica. Si scoprono passaggi difficili da compiere che smuovono tante senzazioni in noi e ci aprono a prendere coscienza di tante nostre povertà. Vivere da povero come ci indica Gesù sarebbe molto bello, ma il difficile stà nello spogliarsi nonsolo delle vanità di bellezze, piaceri,potere arricchimento ma anche delle nostre paure, dei nostri sensi di colpa, del nostro attaccamento al nostro io, alle nostre convinzioni......
In collegamento a ciò sento vicine a me queste righe scritte da don Ciotti nella prefazione del libro " il Mandorlo " di Luigi Verdi.

" P overo epovertà non sono, per Luigi Verdi categorie solo sociologiche. In ognuno di noi è nascosta una zona di povertà dalla quale fuggiamo, ci nascondiamo e ci difendiamo. Nell'illusione che negare quella debolezza ci renda più forti. In realtà nessuno di noi è profondamente se stesso sino a quando non riesce ad abbracciare con libertà, delicatezza e affetto, la sua fragilità. In quell'incontro è nascosto il segreto della nostra autenticità. Non importa il ceto sociale da cui proveniamo, l'attività professionale o il prestigio di cui godiamo. La parte " piegata" in noi ci ricorda che siamo chiamati ad alzarci per ritrovare primavera e speranza. Sempre. Per noi e per chi ci è accanto.

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