04-11-2008 |
“Figli, obbedite ai vostri genitori nel Signore” (Ef 6,1)
L’obbedienza cristiana, come la intende Paolo, prende esempio dalla relazione fondamentale di Gesù con Dio Padre. A volte le nostre obbedienze sanno di compiacenza (obbedisco così merito un premio, oppure mi guadagno la stima) o a volte sanno di comodità (obbedisco così mi risparmio di pensare e mi sgravo da unaresponsabilità). Siamo chiamati a misurare la nostra obbedienza con quella “nel Signore”. L’obbedienza di Gesù è quella che nasce da un rapporto, da una relazione fondata sull’amore. C’è la consapevolezza che l’altro ha un ruolo“sopra” di me (perché è stato costituito in quel ruolo, perché ha più esperienza di me, perché è arrivato prima di me, ecc.) e perciò la mia relazione verso di lui è quella doverosa dell’obbedienza, dell’ascolto, del fidarmi della sua guida e organizzazione. Sappiamo che Gesù ha anche rivolto le sue richieste al Padre, ad esempio nel Getsemani, ma concludendo con la disponibilità ad abbandonarsi al disegno divino (“non come voglio io, ma come vuoi Tu”). Sai essere obbediente? Com’è la tua obbedienza? Come si esprime un’obbedienza fondata sull’amore?
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Sono due diversi modi di obbedienza che portano a interrogarsi: è meglio la protesta del figlio ribelle seguita dall'obbedienza per amore o il tiepido ossequio di chi dice si e poi non fa?
L'obbedienza mi piacerebbe viverla in ogni contesto, non come qualcosa che svilisce la persona o la mortifica nel suo essere ma come un atteggiamento costruttivo di una persona che nell'obbedire non perde la sua libertà ma sa mettersi in ascolto aprendo un dialogo costruttivo sincero.