23-12-2008 |
...la venuta del Signore nostro Gesù Cristo...
Più volte, Paolo ricorda ai Tessalonicesi l’orizzonte della venuta finale del Signore, del giudizio, della risurrezione. Per far paura? Al contrario! Per incoraggiarli, ridar loro speranza, aiutarli ad affrontare difficoltà e persecuzioni, per sostenere la fatica della vita comunitaria e non allentare la tensione verso la santità.
Di nuovo verrà nella gloria pergiudicare i vivi e i morti. La prospettiva del Giudizio, già dai primissimi tempi, ha influenzato i cristiani fin nella loro vita quotidiana come criterio secondo cui ordinare la vita presente, come richiamo alla loro coscienza e, al contempo, come speranza nella giustizia di Dio. La fede in Cristo non ha mai guardato solo indietro né mai solo verso l'alto, ma sempre anche in avanti verso l'ora della giustizia che il Signore aveva ripetutamente preannunciato. Questo sguardo in avanti ha conferito al cristianesimo la sua importanza per il presente.
(Benedetto XVI, Spe Salvi 41)
La speranza della sua venuta, dell’ultimo incontro con lui, sostiene e dilata le nostre speranze umane? Ci cambia qualcosa nel presente? O hanno ragione quelli che dicono che noi pensiamo al Cielo, per non curarci del presente, dei problemi della terra?
L’Eucaristia, anziché spegnere lasete della presenza di Dio, l’accresce e la rende più struggente, ci fa desiderare l’ultimo e definitivo incontro col Signore. L’Eucaristia esprime la natura stessa dell’esistenza cristiana sulla terra; è il momento privilegiato in cui la chiesa sperimenta il suo essere pellegrina, in cammino.
(R. Cantalamessa)
Nella liturgia l’attesa della venuta del Signore è ricordata diverse volte. Ce ne accorgiamo? Come valorizzare questi momenti?
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