«Questa parola è degna di fede: se moriamo con lui, con lui anche vivremo; se perseveriamo, con lui anche regneremo». (2 Timoteo 2,11-12) La parola degna di fede enunciata da san Paolo nella 2ª lettera a Timoteo è paragonabile a un articolo del Credo. Proclama, infatti, con fermezza che la morte e risurrezione del Cristo ci coinvolgono profondamente: per ricevere la sua vita immortale dobbiamo morire con lui che è venuto a morire per noi. Questa morte può avvenire in modo cruento, come martirio, ma normalmente avviene ogni momento associando alla sua Passione il nostro quotidiano patire. Da patibolo di estrema umiliazione la croce di Cristo diventa trono regale: regnavit a ligno Deus, canta la Liturgia del Triduo. Gesù regna dalla croce perché, per essa, egli riporta la vittoria sulla morte causata dal peccato di disobbedienza e inaugura il suo Regno di amore e di pace. Perciò, come afferma ancora l'Apostolo, il morire è per noi un guadagno, al fine di vivere Cristo, di rinascere in lui, liberi dalla schiavitù del maligno che sempre tenta di sedurci con false promesse di felicità ricercata nell'avere e nel piacere, rifiutando la sofferenza. Questa, però, grazie alla morte-risurrezione di Cristo, è trasfigurata dall'amore. Il soffrire passa; l'amore rimane per sempre, perché è Dio stesso, pienezza della Vita, se lo vogliamo, per tutti noi. (A.M. Canopi)
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