29-09-2009 |
Sal 137 "Voglio cantare davanti agli angeli mio Dio"
Mia madre aveva un'intuizione del fatto che qui, con il nostro canto, ci uniamo al canto di lode degli angeli e dei santi. Mentre noi cantiamo qui sulla terra da credenti, coloro che ci hanno preceduto nella morte cantano da contemplanti...
"La vitalità di una comunità si riconosce dal canto. In passato, in area cattolica, c'erano paesi in cui i fedeli cantavano pieni di entusiasmo, anche se non sempre in maniera molto raffinata. Oggi molti si rifiutano di unirsi ai canti. Non vogliono esprimere i propri sentimenti. Così facendo, però, escludono se stessi dalla partecipazione interiore. In altre comunità c'è la tendenza a cantare nelle tonalità più gravi possibili, in modo da non doversi stancare. Godehard Joppich, per anni direttore del coro a Münsterschwarzach, chiamava una liturgia del genere, dove si canticchia comodamente tra sé e sé, «liturgia dall'angolo del divano». Cantare, però, richiede l'impegno totale della persona. In particolare nelle solennità della chiesa, i canti spronano la gente a esprimere la propria gioia per la festa in tonalità alte. Oggi ci sono molte persone che credono di non saper cantare. Ma se sto in silenzio in una comunità che canta, interiormente mi autoescludo. E questo non fa bene alla mia anima. Nel rinnovamento della comunità, perciò, si dovrebbe dare peso a una buona cultura del canto e a una buona musica sacra. In questo compito deve esserci senz'altro varietà: musica corale classica, inni religiosi dei vari secoli, canti moderni, canti di Taizé, canto gregoriano... E bisogna prestare la massima attenzione affinché i canti siano convincenti sul piano del testo e commuovano i cuori su quello della melodia." (A. Grun)
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