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1-2 Samuele PDF Stampa
02-10-2009
Libri storici

 1-2 SAMUELE


C’era un uomo di Ramatàim, un Subita delle montagne di Efraim, chiamato Elkanà, figlio di Jerocàm, figlio di Eliu, figlio di Tocu, figlio di Suf, l’Efraimita.
Aveva due mogli, l’una chiamata Anna, l’altra Peninnà. Peninnà aveva figli, mentre Anna non ne aveva. Quest’ uomo saliva ogni anno dalla sua città per prostrarsi a sacrificare al Signore degli eserciti a Silo, dove erano i due figli di Eli, Ofni e Fineès, sacerdoti del Signore.
Venne il giorno in cui Elkanà offrì il sacrificio. Ora egli soleva dare alla moglie Peninnà e a tutti i figli e le figlie di lei le loro parti. Ad Anna invece dava una parte speciale, poiché egli amava Anna, sebbene il Signore ne avesse reso sterile il grembo.

                                 

“Parla, il tuo servo ti ascolta”

C’era un uomo in Israele di nome Elkanà che aveva due mogli: una si chiamava Peninnà e l’altra Anna. Peninnà aveva avuto figli, mentre Anna no, e ciò la rendeva molto triste. Per questo Anna pregava: “ Signore, se ti ricorderai di me e mi darai un figlio maschio, io te lo offrirò per tutti i giorni della sua vita”. 
Il Signore ascoltò la preghiera e la esaudì: ad Anna nacque un figlio che chiamò Samuele.
Dopo qualche anno, Anna portò Samuele al santuario di Silo e lo affidò al sacerdote Eli, perché Samuele crescesse servendo il Signore. Così Anna mantenne la promessa che aveva fatto nella sua preghiera.

Eli e i suoi due figli erano i sacerdoti che offrivano i sacrifici nel santuario di Silo, ma i figli di Eli erano prepotenti e disobbedivano alle leggi che il Signore aveva dato a Mosè riguardo ai sacrifici. Una sera, Samuele si era addormentato nel tempio e il Signore chiamò: “Samuele!”.
Il ragazzo rispose: “Eccomi!” e corse da Eli, pensando che fosse stato lui a chiamarlo. Ma Eli disse: “Non ti ho chiamato, torna a dormire!”. Samuele obbedì, ma il Signore chiamò di nuovo:”Samuele!”, e il ragazzo ancora corse da Eli, che però lo rimandò a dormire. Per la terza volta il Signore chiamò: “Samuele!”.
Samuele corse ancora da Eli. Eli allora capì che era il Signore a chiamare il giovane e gli disse: “Torna a dormire e se ti chiamerà ancora rispondi: Parla,Signore. Il tuo servo ti ascolta”. Samuele tornò a dormire; venne il Signore e chiamò: “Samuele, Samuele!”. E Samuele disse subito: “Parla, perché il tuo servo ti ascolta”. Il Signore parlò a Samuele, annunciando che stava per punire Eli e la sua famiglia perché, pur sapendo che i suoi figli si comportavano male, non li aveva puniti. Da quel giorno in poi Samuele divenne una persona autorevole in Israele: il Signore infatti gli parlò altre volte e tutto il popolo riconobbe che egli era un vero profeta, cioè un uomo che parlava a nome di Dio.
Dopo qualche tempo il vicino popolo dei Filistei attaccò Israele e sconfisse il suo esercito in battaglia.
I Filistei catturarono anche l’arca del Signore e uccisero i due figli del sacerdote Eli che l’avevano accompagnata nell’accampamento dell’esercito come segno della presenza di Dio in mezzo al popolo. Il Signore però non era stato accanto al popolo nella battaglia perché Israele disobbediva alla sua volontà. Quando seppe che i suoi figli erano stati uccisi, anche Eli morì per il dolore.

Frattanto i Filistei avevano trasportato l’arca del Signore nel tempio del loro dio Dagon. Il giorno dopo trovarono la statua del loro dio a pezzi, ai piedi dell’arca: questo era una segno che il Dio di Israele era più potente del loro dio. I Filistei allora ebbero paura e decisero di rimandare l’arca del Signore in Israele: gli Israeliti la presero e la collocarono in una città chiamata Kiriat-Jearim.
I Filistei, però, continuavano a dominare su Israele: Samuele allora radunò il popolo in una città chiamata Mispa e disse: “Se voi tornerete di tutto cuore al Signore, smettendo di servire gli idoli e gli altri dèi, allora egli vi libererà dal dominio dei Filistei”.
Il popolo acconsentì ad abbandonare immediatamente gli idoli per servire il Signore e così ottenere di nuovo il suo favore.
I Filistei, saputo che il popolo di Israele si era radunato a Mispa, decisero di dare battaglia. Samuele offrì un sacrificio al Signore e pregò insistentemente per il suo popolo. Il Signore esaudì la preghiera di Samuele e combattè al fianco di Israele contro i suoi nemici.
Quel giorno i Filistei furono sconfitti. Samuele divenne giudice su Israele, governando e guidando il popolo.


Israele vuole un nuovo re: Dio sceglie Saul

Samuele era diventato vecchio e non poteva più guidare Israele. Tutti gli anziani della tribù di Israele, che  erano le persone più autorevoli, si recarono allora da Samuele e gli dissero: “Scegli per noi un re che ci governi, così saremo anche noi come gli altri popoli che hanno un re”.
Samuele riferì al Signore la richiesta del popolo e il Signore disse: “Ecco, il popolo di Israele si è dimenticato che sono io il loro re, colui che li guida, li difende e li sostiene. Ma ascolterò ugualmente la loro richiesta. Così ci sarà un re che governi il popolo. Tu però spiega loro chiaramente quali saranno le sue pretese”. Samuele allora spiegò al popolo quello che aveva detto il Signore e disse: “Il re si prenderà per sé il meglio dei campi, degli animali, di tutti i vostri beni e anche i vostri figli e le vostre figlie saranno al suo servizio”. Ma il popolo e gli anziani insistettero: “Noi vogliamo un re che ci governi!”.

Il Signore allora ordinò a Samuele di ungere Saul, un giovane bello, forte e valoroso della tribù di Beniamino, come re di Israele.
Samuele cosparse il capo di Saul con l’olio: questo gesto indicava che Dio aveva scelto Saul per un compito particolare. L’olio era infatti il simbolo della forza e del potere di Dio, e così Saul era reso capace di proteggere, guidare e difendere Israele, il popolo del Signore.
Saul divenne quindi re di Israele, regnò per quarant’anni e combattè contro i nemici che minacciavano il popolo.
Saul dovette affrontare i Filistei, un popolo molto forte che voleva conquistare i territori abitati da Israele. La guerra contro i Filistei continuò per tutta la vita di Saul. Saul, però, non obbediva ai comandi del Signore, allora Samuele si recò da lui e gli disse: “Ecco, tu sei stato consacrato re di Israele dal Signore, ma tu non hai obbedito alla sua voce. Come hai respinto la parola del Signore non obbedendo ai suoi comandi, così anche il Signore ti respinge: egli ha già scelto un altro re al tuo posto in Israele”. Samuele se ne andò e non volle più vedere Saul per il resto della sua vita. Dio ordinò a Samuele di andare a Betlemme, per ungere uno dei figli di un certo Iesse perché diventasse re al posto di Saul. Samuele andò da Iesse che gli presentò i suoi figli, a cominciare dai più grandi. Samuele però, secondo le istruzioni di Dio, unse Davide, il più piccolo di tutti i fratelli: lui sarebbe diventato re di Israele.
Poi Samuele tornò a casa sua.
Passò un po’ di tempo, e Saul continuava a combattere contro i Filistei. Nel suo esercito c’ erano anche i fratelli maggiori di Davide: “Va’ all’accampamento dell’esercito di Israele, porta un po’ di provviste ai tuoi fratelli e informati sulla loro salute”. Così Davide andò a trovare i suoi fratelli. Quando arrivò all’accampamento dell’esercito, vide un Filisteo, molto grande e grosso, un gigante, di nome Golia che sfidava gli Israeliti dicendo: “Venga qualcuno a combattere contro di me. Se mi vincerà, noi diventeremo vostri schiavi”.

Tutti nell’accampamento di Israele avevano paura, ma Davide disse: “Uscirò io a combattere contro di lui”. Queste parole di Davide furono riferite a Saul, che lo mandò a chiamare e gli disse: “Tu non puoi combattere perché sei solo un ragazzo”; ma Davide insistette per andare, dicendo: “Il Signore mi aiuterà”.
Davide uscì incontro a Golia: prese un sasso, lo lanciò con la sua fionda e colpì in mezzo alla fronte il gigante filisteo, che cadde a terra. Davide corse sopra di lui, afferrò la sua spada e lo uccise.
I Filistei, vedendo che il loro guerriero era caduto, ebbero paura e scapparono, mentre gli Israeliti li inseguivano. Così quel giorno Israele sconfisse i Filistei. Davide entrò al servizio del re Saul come suo scudiero e divenne molto amico di Gionata, suo figlio.


L’invidia di Saul per il giovane Davide

Dopo aver ucciso Golia, Davide era diventato scudiero di Saul. Davide era molto amico di Gionata, figlio di Saul; inoltre aveva sposato la figlia di Saul, Mical. Saul, però, da quando Samuele gli aveva annunciato che Dio aveva scelto un altro re, era spesso di cattivo umore. I suoi ministri dicevano: “Uno spirito maligno si è impadronito di lui”, perché in quei momenti Saul diventava irascibile e cattivo. Allora Davide, per calmarlo, suonatala cetra per lui.

Davide, con i suoi successi in battaglia, era diventato molto popolare e molto amato dalla gente in Israele. Saul, allora, cominciò ad essere invidioso di lui: temeva che Davide volesse diventare re al suo posto.
Così un giorno, mentre Davide suonava la cetra, Saul, dominato dallo spirito cattivo, prese la sua lancia e cercò di colpirlo. Davide riuscì ad evitare il colpo, ma capì che ormai Saul aveva deciso di ucciderlo. Allora, insieme ad alcuni uomini che avevano combattuto con lui, decise di fuggire lontano.

Giunto nella città di Nob, dove si trovava il sacerdote Achimèlec, Davide gli chiese qualcosa da mangiare, dicendo: “Stiamo compiendo una missione per il re Saul, ma siamo dovuti partire in fretta perché era una missione urgente e non abbiamo preso niente con noi”. Achimèlec diede a Davide il pane sacro, cioè quello che era stato portato in offerta al santuario, perché non c’era altro da mangiare.
Davide prese anche la spada di Golia, che era custodita in quel santuario. Popi Davide si diresse verso Sud, rifugiandosi nel deserto. Qui molti uomini, che avevano dovuto abbandonare le loro case, si radunarono intorno a lui.
Saul venne a sapere che Davide era fuggito e allora, alla testa delle sue truppe, cominciò a dargli la caccia. Durante una sosta nella marcia, Saul entrò da solo in una caverna, in fondo alla quale si trovavano Davide e i suoi uomini. Allora gli uomini dissero a Davide: “Ecco una buona occasione per uccidere Saul, il tuo nemico”. Ma Davide disse: “Non si deve uccidere Saul, perché è stato unto re dal Signore, è stato consacrato. Ucciderlo vorrebbe dire commettere un peccato contro Dio”. Così Davide si avvicinò e, senza che Saul se ne accorgesse, tagliò un pezzettino del suo mantello, ma non fece alcun male al re.
Quando Saul fu uscito e si allontanava per un tratto di strada con i suoi soldati, Davide uscì dalla caverna e gridò a gran voce: “ O re, mio signore!”.
Saul si voltò e vide Davide che teneva in mano il pezzo del suo mantello. Davide disse: “Vedi che avrei potuto ucciderti, ma non l’ho fatto. Tu mi stai cercando per togliermi la vita, mentre io non ti ho fatto niente di male”.
Saul rispose: “Hai ragione. Tu sei stato giusto con me e non mi hai fatto del male. Il Signore ti renderà del bene per questo”.
Saul se ne andò e non cercò più di uccidere Davide.
In quel tempo Samuele morì e fu sepolto a Rama, la sua città.
Il popolo di Israele pianse per la sua scomparsa. In seguito i Filistei radunarono ancora una volta le loro truppe per combattere contro Israele. Saul radunò il suo esercito per affrontarli, ma, vedendo che i Filistei erano molto forti e numerosi, ebbe paura. Saul invocò il Signore, chiedendo aiuto e consiglio, ma il Signore non gli rispose.

Quando i Filistei attaccarono battaglia, l’esercito di Israele fu sconfitto e messo in fuga. Giònata figlio di Saul fu ucciso e anche Saul venne ferito gravemente. Allora Saul, per non essere fatto prigioniero dai Filistei, si gettò sulla propria spada e morì. Dopo questa battaglia i Filistei occuparono una parte del territorio in cui abitavano gli Israeliti, nel centro della Palestina.
 
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