18-09-2010 |
non multa sed multum
Si dice talvolta che i critici non leggono da capo a
fondo i libri dei quali devono parlare. No, non lo fanno. O per lo
meno, non sono tenuti a farlo. Per riconoscere la specie e la qualità di
un vino non c'è bisogno di bere tutta la botte.Un famoso critico
letterario, ora scomparso, a una signora che gli chiedeva se leggesse
tutte le pagine di tutti i libri che recensiva, aveva reagito scrollando
le spalle: «Ci mancherebbe anche questo!». Ricordo questa scena,
accaduta in mia presenza, perché fa il paio con quella di coloro che,
vedendo enormi biblioteche private, chiedono al loro proprietario: «Lei
li ha letti tutti?». In realtà, bisogna evitare i due estremi facilmente
ipotizzabili. Da un lato, parlare o scrivere di cose che non si sanno o
che si conoscono solo vagamente: di un altro critico si diceva
ironicamente che recensiva solo i libri che non leggeva! Ribadire la
serietà professionale in un tempo di fretta, di approssimazione e di
luoghi comuni è sempre necessario.Tuttavia c'è l'altro estremo da
evitare, quello della pedanteria e della perdita di tempo. E qui viene
bene la frase sopra citata di Oscar Wilde, il famoso scrittore inglese,
nato a Dublino nel 1854 e morto a Parigi nel 1900. In tutte le attività è
indispensabile avere un pizzico di genialità, una scintilla di
acutezza, un minimo di capacità nel saper cogliere la sostanza dei
problemi, senza disperdersi in questioni secondarie. E' questo anche un
consiglio per studenti che stanno riprendendo la scuola perché sappiano
molto (multum) e non molte cose (multa), come dicevano gli antichi
latini (non multa sed multum).
(Mattutino, G.Ravasi)
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