20-09-2010 |
Angelo o bestia?
L'uomo non è né angelo né bestia. Sventura vuole che chi vuol fare l'angelo finisca per fare la bestia. Folgorante come sempre, il grande filosofo Pascal ci mette di fronte, in questo che è uno dei suoi Pensieri, a un rischio legato alla nostra illusione e al nostro orgoglio. L'uomo dev'essere consapevole della sua identità: non è trasfigurato e perfetto come una creatura angelica ma non è neppure chino solo sulla terra e sugli istinti primari come una bestia. Imbestialirsi è facile ed è visibile questa abiezione nell'ira cieca, nel godimento frenetico, nell'ottusità becera. Ma può essere anche facile «angelicarsi», cioè illudersi di essere a tutto e a tutti sovrastanti e superiori, di volteggiare e veleggiare in una libertà aerea e pura, senza vincoli e pesi. E' proprio in quel momento di ebbrezza che inizia la caduta ed essa è ancor più precipite e rovinosa quanto più elevata l'altezza verso cui ci si è protesi. Tutti ricordano il triste soggetto del film Angelo azzurro di J. von Sternberg (1930), tratto dal romanzo Il professor Unrat di Heinrich Mann (1905). Il sogno di librarsi in un amore angelico per una creatura mirabile fa piombare quello stimato professore nel gorgo del ridicolo, costretto a diventare un clown che fa il verso agli animali e ad essere persino tentato dall'omicidio. Essere coscienti del proprio limite ed essere fedeli al proprio compito è la scelta più semplice ma anche la più ardua perché richiede coerenza e costanza, fedeltà e pazienza. L'inglese Cyril Connolly (1903-1974) scriveva: «Tutto è una droga pericolosa tranne la realtà che ci è, però, insopportabile».
(Mattutino, G.Ravasi)
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