20-09-2010 |
Tutti pazzi?
Un osservatore angelico non capirebbe assolutamente niente del comportamento dell'uomo in rapporto alla vita. Egli uccide, ma anche salva, guarisce. Procura la ferita che dà la morte, e ne procura altre che salvano la vita. L'uomo offre all'osservazione tutti i segni della demenza. Ci vorrebbe un genio per comprendere che non siamo pazzi. Ammesso che non lo siamo. Di padre corso e di madre italiana, il francese Paul Valéry (1871-1945) è stato uno dei maggiori poeti del Novecento. Egli, però, ha lasciato anche un patrimonio sterminato di Quaderni, qualcosa come 27.000 pagine che l'ed. Adelphi sta pubblicando in un'ampia selezione. Dal quinto volume di questa edizione estraggo una considerazione piuttosto pessimistica sull'umanità. Se un angelo o in ipotetico extraterrestre si mettesse a osservare il nostro comportamento, rimarrebbe per lo meno stupito e sconcertato. Ci sono tra noi santi e criminali, guerre che uccidono e ospedali che curano i feriti, si odia e si ama e queste contraddizioni spesso albergano nella stessa persona. La nostra storia sembra, da un lato, un filo d'oro di splendori e di eroismi e, d'altro lato, un filo rosso di sangue e di vergogne. Goethe nel Faust definiva l'uomo «die kleine Narrenwelt», un microcosmo di pazzia. Eppure, tutti potremmo far brillare in noi quell'«immagine di Dio» che è sepolta sotto strati di crudeltà, stupidità e follia. E' questo l'appello che ogni domenica ci viene rivolto dal Vangelo che ascoltiamo e che sta a noi far diventare guida per l'esistenza.
(Mattutino, G.Ravasi)
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