20-09-2010 |
Disprezzo o amore?
Trattare tutti gli uomini con eguale benevolenza e prodigare la propria bontà senza distinzione di persona, questo può essere l'espressione tanto di un profondo disprezzo per gli uomini quanto di un amore sincero nei loro confronti. Il filosofo tedesco Friedrich W. Nietzsche (1844-1900) nel suo saggio Il viandante e la sua ombra fa un'osservazione che ha un indubbio fondo di verità. C'è un amore per gli altri che è autentico e si effonde con freschezza e passione e irradia attorno a sé serenità e pace. Ma c'è un amore che è tale solo nel manto che indossa: in realtà è una forma di orgoglio celato. Ci si china sugli altri considerandoli miserabili e degni di compassione e ci si illude che, così facendo, si sia generosi, magnanimi, cultori dell'amore cristiano - se si è credenti - o della più genuina filantropia, se si è "laici". In verità questo atteggiamento, che è retaggio dell'egoismo, si rivela come disprezzo dell'altro. Come non pensare al fariseo della celebre parabola di Gesù che è forse pronto a fare un gesto di bontà verso il pubblicano, ma nella ferma convinzione della propria superiorità e grandezza? Il vero amore è umiltà, sincera condivisione, mettersi al livello dell'altro per prendergli la mano pur sporca, riconoscendo che alla fine anche l'altro ti farà un dono se è vero che «c'è più gioia nel dare che nel ricevere» (Atti 20, 35). È, allora, necessaria un'attenta purificazione della nostra carità, perché non si trasformi in ipocrisia o in finzione.
(Mattutino, G.Ravasi)
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