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briciola 15-10-2010 PDF Stampa
20-09-2010

Alle donne

Dopo aver riflettuto bene sul destino delle donne in tutti i tempi e in tutti i paesi, ho finito per convincermi che ogni uomo dovrebbe dire a ogni donna, in luogo di "Buon giorno!", "Perdona!", perché i più forti hanno fatto sempre la legge. Oggi è la festa di santa Teresa d'Avila, la grande mistica spagnola che così pregava: «Signore, quando peregrinavi quaggiù, non aborrivi le donne, anzi, le favorivi con benevolenza e in loro trovavi tanto amore e maggior fede che negli uomini. Perché, allora, non dovremmo noi donne riuscire a fare qualcosa di valido per te in pubblico? Perché non dovremmo osare di dire apertamente alcune verità che piangiamo in segreto? Perché tu non dovresti esaudirci quando ti rivolgiamo una giusta richiesta? Tu sei giudice giusto e non fai come i giudici del mondo, tutti uomini, per i quali non esiste virtù di donna che non ritengano sospetta». E la santa concludeva: «O mio Re, dovrà pur venire il giorno in cui tutti vengano riconosciuti solo per quello che valgono!». C'è bisogno di aggiungere altro? Io ho sopra proposto riguardo a questo tema un'altra citazione, forse un po' retorica, anche perché deriva da un poeta romantico ottocentesco come il francese Alfred de Vigny (è tratta dal suo Diario di un poeta). Tuttavia non sarebbe male, da parte di noi maschi, chiedere perdono per le infinite prevaricazioni compiute dal nostro potere nei secoli e ancor oggi perpetrate nel chiuso degli appartamenti. Molto è stato fatto ma ancora molto rimane da fare perché «tutti vengano riconosciuti solo per quello che valgono».
(Mattutino, G.Ravasi)
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Scritto da chiccodigrano, 15 ottobre 2010, 23:50
La scelta di Annalena

La vita ha senso solo se si ama. Nulla ha senso al di fuori dell'amore. La mia vita ha conosciuto tanti e poi tanti pericoli, ho rischiato la morte tante e poi tante volte. Sono stata per anni nel mezzo della guerra. Ho sperimentato nella carne dei miei, di quelli che amavo, e dunque nella mia carne, la cattiveria dell'uomo, la sua perversità, la sua crudeltà, la sua iniquità. E ne sono uscita con una convinzione incrollabile che ciò che conta è solo amare.
Se anche Dio non ci fosse, solo l'amore ha un senso, solo l'amore libera l'uomo da tutto ciò che lo rende schiavo, in particolare solo l'amore fa respirare, crescere, fiorire, solo l'amore fa si che noi non abbiamo più paura di nulla, che noi porgiamo la guancia ancora non ferita allo scherno e alla battitura di chi ci colpisce perché non sa quello che fa, che noi rischiarne la vita per i nostri amici, che tutto crediamo, tutto sopportiamo, tutto speriamo... Ed è allora che la nostra vita diventa degna di essere vissuta. Ed è allora che la nostra vita diventa bellezza, grazia, benedizione. Ed è allora che la nostra vita diventa felicità anche nella sofferenza, perché noi viviamo nella nostra carne la bellezza del vivere e del morire.
Certo dobbiamo liberarci di tanta zavorra. Ma ci sono metodi pratici, ci sono strade, ci sono indicazioni chiare, c'è DIO nella celletta della nostra anima che ci chiama. Tuttavia la sua è una piccola silenziosa voce. Noi dobbiamo metterci in ascolto, dobbiamo fare silenzio, dobbiamo crearci un luogo di quiete, separato, anche se spesso necessariamente vicino agli altri come una mamma che non può stare troppo a lungo lontana dai suoi bambini.
A Wajir eravamo una comunità di sette donne, tutte, sia pure in maniera e in misura diverse, avevamo sete di Dio, e capivamo che quando perdevamo o stavamo per perdere il senso del nostro servizio e la capacità di amare, potevamo ritrovare i beni perduti solo ai piedi del Signore. Per questo, avevamo costruito un eremo e là andavamo per un giorno, o più giorni o per periodi anche lunghi di silenzio ai piedi di DIO. Uscivamo di là che ci sentivamo incendiate di amore rinnovato per tutti quelli che il Signore aveva messo nella nostra strada... a volte ce lo confidavamo... il più delle volte tacevamo, ...ma i volti delle mie compagne erano cosi belli, così luminosi, che mi narravano tutto quello che il pudore impediva di comunicarmi con le parole.
Luigi Pintor, un cosiddetto ateo, scrisse un giorno che non c'è in un'intera vita cosa più importante da fare che chinarsi perché un altro, cingendoti il collo, possa rialzarsi.
Cosi è per me. È nell'inginocchiarmi perché stringendomi il collo loro possano rialzarsi e riprendere il cammino o addirittura camminare dove mai avevamo camminato o trovo pace, carica fortissima, certezza che tutto è grazia. Vorrei aggiungere che i piccoli, i senza voce, quelli che non contano nulla agli occhi del mondo, ma tanto agli occhi di Dio, i suoi prediletti, hanno bisogno di noi, e noi dobbiamo essere con loro e per loro e non importa nulla se la nostra azione è come una goccia d'acqua nell'oceano. Gesù non ha mai parlato di risultati. Lui ha parlato solo di amarci, di lavarci i piedi gli uni gli altri, di perdonarci sempre...
I poveri ci attendono. I modi del servizio sono infiniti e lasciati all'immaginazione di ciascuno di noi. Non aspettiamo di essere istruiti nel tempo del servizio. Inventiamo... e vivremo nuovi cieli e nuova terra ogni giorno della nostra vita.
Annalena Tonelli

Noi abbiamo pensato sempre alle nostre attività come a delle opere. Invece la cosa più importante sono i gesti, anche se "opere" è un termine che dà più soddisfazione, perché indica qualcosa che possiamo mostrare agli altri. Vorrei mettere l'accento sui gesti perché sono precisamente i gesti che preparano, risultati o fallimenti, però preparano qualcosa. Dove si vede il genio femminile? Io credo che si veda nella capacità di iniziativa senza chiedere permesso a nessuno. Le donne della resurrezione non sono andate a chiedere il permesso ai discepoli se potevano andare o no al sepolcro a ungere il corpo di Gesù: ci sono andate. Credo che questo sia il genio femminile: l'iniziativa, la capacità di inventare.

Antonietta Potente

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