29-10-2010 |
Lusso e necessario
"Gli uomini prima sentono il necessario, poi badano
all’utile, appresso avvertiscono il comodo, più innanzi si dilettano del
piacere, quindi si dissolvono nel lusso e finalmente impazzano nello strapazzo
delle sostanze". Dai ‘ Principi della scienza nuova’ capolavoro del filosofo
napoletano Giambattista Vico (1668-1744), estraggo questa sorta di storia
dell’assurdo umano. Si parte bene con la ricerca del necessario, destinato ad
assicurare la sopravvivenza. Si passa, in seguito, all’utile che è ancora una buona
cosa, ma che può essere intaccato dall’ egoismo. Ci si inoltra poi nelle
comodità, ammissibili fino a quando non cominciano a generare pigrizia e
ottusità. Si giunge così al godimento fine a sé stesso, a quelle spese
voluttuarie che soo solo spreco, alla ricerca spasmodica del piacere, scialando
beni e dignità. Eccoci ormai approdati al lusso più sfrenato, scandaloso se si
pensa a quanti non hanno il minimo per vivere, ostentato come se fosse segno di
grandezza. Su questa strada si apre, però una china pericolosa, una specie di
follia che fa dilapidare le sostanze senza criterio. Si ritorna, così al punto
di partenza, quando, ridotti in miseria, bisogna ricominciare a preoccuparci
del necessario per sopravvivere. Il rapporto coi beni materiali non è quasi mai
equilibrato ed esige un controllo severo della coscienza. Anche Qohelet ci
ammoniva, al riguardo, su un altro aspetto: ‘Uno è solo, senza erdi, non ha un
figlio,non un fratello. Eppure non smette mai di faticare, né il suo occhio è
sazio di ricchezza… Questo è vanità e un cattivo affannarsi!’ (4,7-8)”
(G. Ravasi)
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