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Geremia PDF Stampa
20-01-2011
Libri profetici

GEREMIA


Parole di Geremia, figlio di Chelkia, uno dei sacerdoti che risiedevano ad Anatòt, nel territorio di Beniamino. A lui fu rivolta la parola del Signore al tempo di Giosia, giglio di Aman, re di Giuda, l'anno tredicesimo del suo regno, e successivamente anche al tempo di Ioiakìm, figlio di Giosia, re di Giuda, fino alla fine dell'anno undicesimo di Sedecia, figlio di Giosia, re di Giuda, cioè fino alla deportazione di Gerusalemme, avvenuta nel quinto mese di quell'anno.
Mi fu rivolta questa parola del Signore: “Prima di formarti nel grembo materno, ti ho conosciuto, prima che tu uscissi alla luce, ti ho consacrato, ti ho stabilito profeta delle nazioni”.
Risposi: “Ahimè, Signore Dio! Ecco, io non so parlare, perché sono giovane”.



Geremia parla a nome di Dio


Queste sono le profezie di Geremia, che era figlio di un sacerdote ebreo ed abitava ad Anatòe, un paese vicino a Gerusalemme. Il Signore lo chiamò ad essere profeta al tempo del re Giosia ed egli annunziò la parola di Dio in Gerusalemme per molti anni, fino alla distruzione del regno di Giuda e alla deportazione degli Ebrei in Babilonia.
Il Signore parlò a Geremia e gli disse: “Io ti conosco bene da sempre, fin da prima che tu nascessi. Ti ho scelto per essere profeta ed annunziare la mia parola”. Geremia rispose: “Ma, Signore, io sono troppo giovane, ho paura e non sono capace di parlare davanti a tutti”. Allora Dio disse: “Non ti preoccupare, perché io sarò con te! Andrai ad annunziare tutto quello che ti dirò”.
Poi il Signore toccò la bocca a Geremia: quello era il segno che, da quel momento, egli avrebbe parlato a nome di Dio. Geremia sentì la voce del Signore che gli diceva: “Io ti do l'incarico di parlare a tutti i popoli, per annunziare la distruzione del male e la punizione dei malvagi, per far nascere la giustizia e insegnare ancora agli uomini a obbedire alla mia alleanza. Al mio popolo – gli Israeliti – dovrai annunziare il castigo che io sto per mandare contro di loro, perché sono stati malvagi e hanno adorato altri dèi, dimenticandosi di me. Un esercito di nemici, grande e potente, proveniente dal Nord, invaderà e distruggerà il paese. Tu, Geremia, non avere paura di annunziare loro queste cose: essi ti prenderanno in giro, si arrabbieranno e cercheranno di farti del male, ma io sarò con te e ti proteggerò.
Allora Geremia andò a parlare al popolo in Gerusalemme e disse: “Così dice il Signore: “Tu, popolo mio, sei come una donna. Al tempo in cui ti feci uscire dall'Egitto e ti guidai attraverso il deserto, eri come una giovane sposa innamorata: mi seguivi fedelmente e io ti tenevo vicino, proteggendoti, come fa un buon marito.
“Adesso, invece, sei come una donna che abbandona il proprio marito per andare insieme ad altri uomini: ti sei dimenticato tutto l'amore che io, il Signore, ti ho dato e corri dietro ad altri dèi. Tutti voi avete dimenticato che io vi ho liberato dalla schiavitù d'Egitto e vi ho condotto in questo paese. Sono io che a voi Ebrei ho donato la terra su cui abitate e i campi che coltivate per mangiarne i frutti.
Nemmeno i sacerdoti, che avevano promesso di custodire e insegnare la mia Legge, si sono ricordati di me. I profeti, invece di parlare a mio nome, spiegando la mia volontà, hanno parlato a nome di Bad, un dio che non esiste. Il tuo comportamento, Israele, è davvero ingrato!”.
E Geremia parlava ancora a nome del Signore: “Gli altri popoli, infatti, non dimenticano i propri dèi, anzi sono loro fedeli anche se non esistono, mentre tu, che hai conosciuto il vero Dio, lo hai abbandonato per seguire gli idoli! Non ti accorgi, Israele, di tutto il male che compi? Perché non capisci che, abbandonando me, hai abbandonato colui che ti protegge e ti salva? Non vedi che gli dèi che preghi non possono aiutarti e sei diventato un popolo debole? I tuoi nemici ti trattano come uno schiavo, invece di vivere nella pace, vivi nell'ingiustizia e i poveri sono vittime della violenza. No, non ho commesso alcun peccato!

Ritorna a me, popolo di Israele! Se conosci le tue colpe, se cambi i tuoi comportamenti, se invece di pregare gli altri dèi cercherai solo me, il Signore tuo Dio, io ti perdonerò. Tu vivrai nella verità, nella bontà e nella giustizia; io ti salverò e ti proteggerò. Ma se non mi ascolti, i tuoi nemici ti sconfiggeranno e ti condurranno in esilio”.



Il Signore, vasaio per il suo popolo


Il Signore parlò a Geremia e gli disse: “Va' a comprare una fascia di lino, di quelle che si portano sotto i vestiti intorno ai fianchi, e indossala senza lavarla”. Geremia comprò la fascia e la indossò. Poi Dio disse: “Prendi la fascia che hai comprato e và a nasconderla tra le rocce, presso la riva di un torrente”. Geremia andò e fece come gli era stato ordinato.
Dopo molto tempo, Dio comandò a Geremia di andare a riprendere la fascia, ma quando il profeta giunse sulle rive del torrente si accorse che la fascia di lino non era più buona a nulla, perché l'acqua l'aveva fatta marcire.
Il Signore spiegò a Geremia il significato di questo gesto: “Gli abitanti di Giuda e di Gerusalemme sono come questa fascia: io volevo che fossero il mio popolo, che stessero sempre vicini a me, come la fascia di lino è sempre vicina a chi la indossa. Essi però non mi hanno voluto ascoltare, sono testardi e seguono altri dèi. Allora diventeranno marci e buoni a nulla, proprio come è successo alla fascia che tu hai comprato”.

Un giorno il Signore ordinò a Geremia di andare nella bottega del vasaio. Lì Geremia vide il vasaio che lavorava con il tornio, modellando la creta; se il vaso che stava modellando si rompeva, con la stessa creta egli ne faceva un altro.
Il Signore parlò a Geremia e gli disse: “Ecco, il popolo di Israele sa che io l'ho scelto tra tutti i popoli. Però non si ricorda che io sono Dio e posso comportarmi con lui come il vasaio si comporta con la creta. Infatti io posso decidere di proteggere e far prosperare un popolo, ma se poi esso compie il male e non ascolta la mia voce, io non compirò più il bene che avevo promesso di dargli. Allo stesso modo se penso di distruggere un popolo, ma questo si converte e ascolta la mia parola, io allora non lo punirò, come avevo minacciato di fare. Annuncia quindi agli abitanti di Giuda e di Gerusalemme: “Il Signore sta per mandare una grande disgrazia su di voi: cambiate i vostri comportamenti cattivi, migliorate le vostre azioni”. Ma essi ti risponderanno: “No, noi vogliamo seguire i nostri progetti malvagi!”.
Geremia annunciava al popolo tutte le parole che il Signore gli ordinava, spiegando che dovevano convertirsi perché altrimenti sarebbero stati castigati severamente: egli, però, non veniva ascoltato, anzi, spesso veniva insultato perché le sue parole davano fastidio. I capi della sua città, Anatòt, lo minacciavano: “Non profetare più nel nome del Signore, altrimenti ti uccideremo”.
Una volta il sacerdote Pascur, capo delle guardie del tempio, udì predicare Geremia e si arrabbiò molto. Lo fece frustare e lo mise in prigione per un giorno. Geremia soffriva molto per questo e pregava il Signore, dicendo: “Signore, per colpa tua tutti mi prendono in giro e mi insultano. Quando parlo in tuo nome devo sempre gridare contro la violenza e l'oppressione dei più forti. A volte vorrei lasciar perdere, non pensare più a te e non parlare più in tuo nome. Ma la tua parola è dentro il mio cuore come un fuoco che brucia: non posso spegnerlo, devo annunciarla a tutti! Ma io soffro, Signore, soffro così tanto che a volte vorrei non essere mai nato!
I miei nemici sono sempre più numerosi, aspettano che io commetta qualche errore per vendicarsi contro di me e farmi del male. Ecco, io mi sono affidato a te, Signore, ho ascoltato la tua parola, ma invece di trovare pace e sicurezza, ho incontrato soltanto difficoltà e incertezze”. Il Signore disse a Geremia: “Tu cerca sempre di distinguere quali sono le cose veramente preziose e importanti e io ti renderò come una fortezza in mezzo al popolo. I capi, i sacerdoti e la gente di Giuda combatteranno contro di te, cercheranno di distruggerti, ma non vinceranno, perché io sarò sempre con te per salvarti e liberarti”.



La nuova alleanza tra Dio e Israele


All'inizio del regno di Joiakim, il Signore ordinò al profeta Geremia di andare a parlare nel cortile del Tempio di Gerusalemme, dove passavano tutti coloro che si recavano a pregare. Diceva infatti il Signore: “Forse, ascoltando le tue parole, si convertiranno e smetteranno di compiere azioni malvagie”.
Geremia si recò al Tempio e iniziò a predicare: “Così dice il Signore, Dio di Israele: “Migliorate la vostra condotta e le vostre azioni! Rispettate i diritti dei più deboli, degli stranieri, degli orfani e delle vedove, invece di approfittarvi di loro perché nessuno li difende; decidete con giustizia nei processi e non seguite altri dèi. Se cambierete i vostri comportamenti malvagi, io vi farò abitare in pace e sicurezza nelle vostre case.
Voi, invece, continuate a rubare, a uccidere, a giurare il falso, a tradire le vostre mogli e i vostri mariti, a offrire sacrifici agli idoli. Poi venite qui a pregare davanti a me e pensate che io vi salvi soltanto perché in Gerusalemme c'è il mio santuario: in questo modo fate del Tempio, che è la mia casa, un rifugio di ladri e banditi. Non vi ricordate che, al tempo di Samuele, avevo scelto il santuario di Silo come mia dimora, ma essa è stata distrutta? Se non vi convertirete e non cambiate vita, anche Gerusalemme con il suo Tempio non sarà risparmiata ma verrà distrutta”.
I sacerdoti e i profeti, che erano incaricati di guidare le preghiere del popolo, dopo aver udito queste parole di Geremia, lo arrestarono e volevano condannarlo a morte, perché aveva parlato contro il Tempio e contro la città santa di Gerusalemme: secondo le loro leggi in questo modo aveva insultato il Signore e aveva disobbedito in modo molto grave alla sua Legge. Essi pensavano che Geremia volesse convincere la gente a non pregare più il Signore. Allora lo processarono, ed egli si difese dicendo: “Io ho parlato per ordine di Dio: se ascoltate la sua voce e obbedite alle sue parole egli non distruggerà la città”. Ci fu una discussione e non tutti erano d'accordo: alcuni credevano a Geremia, altri no. Alla fine Geremia fu lasciato libero, perché non furono trovati argomenti sufficienti per condannarlo. Le sue parole furono presto dimenticate e il popolo di Giuda non cambiò i suoi comportamenti, andando così incontro alla distruzione e all'esilio, come già era successo per gli abitanti dell'altro regno ebraico, quello settentrionale con capitale Samaria.
Il Signore, però, parlò ancora a Geremia e questa volta gli ordinò di scrivere le sue parole, anziché predicarle, perché il popolo era in esilio.
Geremia scrisse: “Così dice il Signore: “Il mio popolo è stato castigato: i miei nemici hanno avuto il sopravvento su di lui e, così, sia gli abitanti di Israele sia gli abitanti di Giuda sono stati portati lontano, in esilio. Tutto questo è avvenuto per i loro peccati, perché hanno voluto seguire altri dèi, si sono dimenticati di me e mi hanno abbandonato. Sono stati castigati perché non erano capaci di cambiare i loro comportamenti malvagi, ma non li ho distrutti. Io, infatti, non mi dimentico di loro: li farò ritornare a me, perdonerò i loro peccati, lasceranno l'esilio e torneranno ad abitare nel paese che avevo donato loro. Verranno giorni, infatti, in cui io farò con il mio popolo Israele una nuova alleanza.
Non sarà come l'alleanza che feci con Israele al tempo di Mosè, al monte Sinai, quando liberai il popolo dall'Egitto, perché essi hanno infranto quell'alleanza disobbedendo ai miei comandamenti. Sarà un'alleanza nuova: io metterò la mia legge dentro i loro cuori, sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Allora tutti mi conosceranno e ascolteranno la mia parola, dal più piccolo al più grande, perché io perdonerò i loro peccati e non mi ricorderò più di tutto il male che hanno compiuto”.



Il re brucia le parole di Dio


Durante il regno di Joiakim, prima che il popolo andasse in esilio, il Signore ordinò a Geremia: “Scrivi tutte le cose che io ti ho detto riguardo a Giuda e a Gerusalemme e che tu hai annunciato al popolo sin dal momento in cui hai iniziato a predicare come profeta. Forse gli abitanti di Giuda capiranno che si devono convertire per non essere colpiti da grandi disgrazie. Se smetteranno di comportarsi da malvagi, io li perdonerò!”.
Allora Geremia chiamò il suo segretario Baruc che scrisse, mentre il profeta dettava, tutte le parole del Signore in un rotolo (nell'antichità si scriveva su fogli che poi venivano cuciti insieme e arrotolati). Poi Geremia mandò Baruc a leggere ad alta voce il contenuto del rotolo nel Tempio di Gerusalemme, davanti alla gente che si era riunita per pregare; Baruc andò e proclamò a tutti le parole che il profeta gli aveva dettato.

Alcuni ministri del re, appena vennero a sapere la cosa, mandarono a chiamare Baruc affinché leggesse anche a loro il contenuto del rotolo. Dopo averlo ascoltato, ebbero paura, perché le parole di Geremia annunciavano che se il re e il popolo di Giuda non si fossero convertiti, il regno e Gerusalemme sarebbero stati conquistati e distrutti dai Babilonesi. Decisero allora di portare il rotolo al re Joiakim, che era seduto nel suo palazzo vicino al fuoco. Un uomo della corte si mise a leggere davanti al re e man mano che leggeva una pagina, il re la strappava e la buttava nel fuoco. Poi il re ordinò di arrestare Baruc e Geremia, ma essi si erano già nascosti. Il Signore allora ordinò a Geremia: “Prendi un altro rotolo e scrivici tutte le cose che avevi scritto in quello bruciato dal re. Io punirò il re Joiakim e i suoi ministri per i loro peccati: non ci sarà più un re in Giuda, e Gerusalemme sarà distrutta”. Geremia prese un altro rotolo e fece scrivere da Baruc tutte le cose che aveva già scritto nel rotolo bruciato dal re, aggiungendo anche altre parole del Signore riguardo al popolo di Israele.
Alla morte di Joiakim divenne re suo figlio, Joiachin, che regnò per soli tre mesi: poi gli eserciti del re di Babilonia, Nabucodonosor, conquistarono Gerusalemme, fecero prigioniero il re e lo portarono in esilio insieme ad altre diecimila persone. Nabucodonòsor nominò re Sedecìa, facendolo giurare che sarebbe stato sempre fedele ai Babilonesi; ma appena gli eserciti nemici si furono allontanati, Sedecìa e i suoi ministri cominciarono a cercare il modo di ribellarsi. Le parole di minaccia del profeta Geremia si erano realizzate, ma il re, i suoi ministri e il popolo continuarono a comportarsi come pareva loro, senza ascoltare la voce del Signore. Geremia allora disse: “Ecco, tornerà il re di Babilonia e distruggerà per sempre la città di Gerusalemme, parte dei suoi abitanti moriranno, gli altri diventeranno schiavi”. I capi del popolo si arrabbiarono con il profeta e lo gettarono in prigione dicendo: “Noi dobbiamo combattere contro i Babilonesi e tu invece stai dalla loro parte”. Geremia rimase in prigione finchè nel 586 a. C. gli eserciti di Nabucodònosor conquistarono di nuovo Gerusalemme, distrussero il Tempio e portarono in esilio quasi tutti gli abitanti: nel paese di Giuda rimasero soltanto i poveri.
I Babilonesi non fecero del male a Geremia, ma lo lasciarono libero ed egli decise di stabilirsi presso Godolia, un ebreo che il re Nabucodònosor aveva nominato come governatore. Godolia, insieme ai soldati babilonesi che erano con lui, fu ucciso: allora gli Ebrei che erano rimasti in Giuda ebbero paura della vendetta del re di Babilonia e scapparono in Egitto, portando con loro anche Geremia. Dopo tutto questo, la gente diceva ancora a Geremia: “Ecco, tutte queste disgrazie ci sono capitate perché non abbiamo servito gli idoli”. Allora Geremia disse: “Se nemmeno adesso volete riconoscere il Signore, egli vi punirà anche qui in Egitto, dove siete venuti a cercare rifugio!”.



Israele è come un gregge senza pastore


Geremia disse a tutto il popolo di Giuda e a tutti gli abitanti di Gerusalemme al tempo del re Joiakim: “Sono ormai ventitré anni che continuo a parlare a voi nel nome del Signore, riferendovi tutto ciò che lui mi ordina. Tante volte vi ho avvisato, dicendovi di migliorare il vostro comportamento e di non seguire altri dèi. Ma voi non avete ascoltato la parola del Signore e con le vostre stesse opere preparate ora la vostra rovina. Dice infatti il Dio di Israele: Siccome non avete ascoltato la mia parola, io chiamerò i popoli del Nord e il re di Babilonia, Nabucodònosor.
Egli agirà come un mio servo, portando la distruzione in Giuda e in Gerusalemme, perché avete disprezzato la mia parola; anche le altre popolazioni e le nazioni vicino a voi saranno distrutte e sottomesse al re di Babilonia, perché pure esse si sono ribellate contro di me.
Geremia scrisse quindi gli “oracoli contro le nazioni”, cioè le parole di Dio che proclamavano la condanna di tutti i popoli che avevano disprezzato il Signore: gli Egiziani, i Filistei, i Moabiti, gli Ammoniti, gli Edomiti, i Siriani, gli Arabi, gli Elamiti. Tutte queste nazioni furono conquistate e sottomesse dal re di Babilonia, come il regno di Giuda.
Geremia aggiunse: “Israele è come un gregge di pecore senza pastore, facile preda dei leoni e dei lupi è stato sottomesso prima dal re di Assiria e poi dal re di Babilonia. Il Signore però non dimentica il suo amore per il popolo, lo ha castigato ma non vuole distruggerlo: passati settant'anni farà tornare Israele dala paese dell'esilio e lo farà vivere in pace nella sua terra. In quel giorno, gli Israeliti cercheranno il loro Dio, ascolteranno la sua voce ed egli perdonerà i loro peccati. Non saranno più come un gregge sbandato: il Signore sarà il loro pastore e li proteggerà.
I Babilonesi, invece, saranno puniti dal Signore: egli infatti li aveva scelti come strumento per punire i popoli, e si è servito di loro per castigare i malvagi. Essi, però,hanno pensato che tutte le loro conquiste erano frutto della loro abilità e del loro potere, sono diventati superbi e hanno creduto di essere più grandi di Dio. Anche gli Assiri, che avevano commesso lo stesso peccato di orgoglio, sono stati puniti dal Signore.
Queste nazioni hanno maltrattato gli Ebrei, comportandosi con violenza, ma il Signore non può rimanere indifferente davanti alle sofferenze del suo popolo. Per questo Babilonia sarà distrutta con tutti i suoi idoli: anche se la sua potenza sembra invincibile, sarà sconfitta. Come gli eserciti babilonesi hanno saccheggiato molti paesi, rendendoli simili a un deserto, così accadrà a Babilonia: sarà spogliata dai suoi nemici e diventerà un luogo dove abitano soltanto gli animali selvatici. Un nuovo popolo forte e potente, con un esercito di abili arcieri, assalirà la città, la conquisterà e la distruggerà. Allora gli Ebrei dovranno scappare da quella città, abbandonarla e pensare soltanto a Gerusalemme. Essi potranno, infatti, tornare alle loro case e ricostruire le loro città. Anche tutti gli altri popoli, che erano stati sottomessi e portati come schiavi in Babilonia, torneranno ciascuno nella propria terra”.

Geremia scrisse su un rotolo tutte le parole che aveva pronunciato contro Babilonia, poi lo diede a Seraià, l'ambasciatore che doveva recarsi in quella città per conto del re di Giuda, Sedecìa. Quindi disse a Sedecìa: “Quando sarai in Babilonia leggerai ad alta voce tutte queste parole del Signore.
Quando avrai finito di leggere, orenderai il rotolo, lo legherai a una pietra e lo getterai nel fiume Eufrate, che attraversa quella città. Questo sarà un segno per i Babilonesi: come affonderà il rotolo nell'acqua senza più riemergere, così anche il loro impero cadrà e non sarà mai più ricostruito”.
 
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