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20-01-2011
Libri profetici

LAMENTAZIONI


Come sta solitaria la città un tempo ricca di popolo!
È divenuta come una vedova, la grande fra le nazioni; la signora tra le province è sottoposta a lavori forzati.
Piange amaramente nella notte, le sue lacrime sulle sue guance.
Nessuno la consola, fra tutti i suoi amanti.
Tutti i suoi amici l'hanno tradita, le sono divenuti nemici.
Giuda è deportato in miseria e in dura schiavitù.
Abita in mezzo alle nazioni, e non trova riposo,
tutti i suoi persecutori l'hanno raggiunto fra le angosce.


Preghiere per Gerusalemme distrutta


La città di Gerusalemme, che era piena di abitanti, la capitale di un grande territorio, ora è una città desolata e distrutta.
Tutti i popoli che erano suoi alleati sono divenuti nemici: essa è come una donna che piange, senza che nessuno la consoli.
Questo è avvenuto a causa dei peccati dei suoi abitanti.
Il Signore li ha puniti e ora sono disprezzati da tutti.
Gerusalemme e il popolo di Giuda sono nel dolore. Nessuno li consola, perciò si rivolgono a Dio e pregano: “Signore, ecco, è giusto il tuo castigo, perché ci siamo ribellati alla tua parola!
Ora, però, Signore, guarda le nostre sofferenze e il nostro dolore, noi piangiamo e versiamo molte lacrime: non c'è nessuno che ci consola.
I nostri nemici hanno conquistato la nostra città, Gerusalemme, perché tu ci hai abbandonati: essi sono malvagi e ci trattano male: non lasciarci soffrire per sempre, aiutaci contro chi ci fa del male”.

Ecco, Gerusalemme è in rovina, le sue case e i suoi palazzi sono crollati, le sue fortezze e le sue mura sono state abbattute.
Anche il tempio con il suo altare è stato distrutto:
invece dei canti di lode a Dio durante le feste, in esso si odono le grida di gioia dei nemici; ma il Signore non è intervenuto a difendere il suo popolo.
I profeti hanno parlato di cose inutili, hanno diffuso illusioni e non hanno fatto conoscere al popolo i suoi peccati, non hanno cercato di convincerlo a cambiare vita, a smettere di compiere il male per non essere punito dal Signore.
Per questo gli abitanti di Gerusalemme piangono notte e giorno, gridano e si lamentano davanti a Dio e pregano dicendo: “Signore, guarda come siamo ridotti: è veramente severo il tuo castigo: i sacerdoti e i profeti sono stati uccisi dai nemici dentro il tempio, molti giovani e fanciulle sono caduti, colpiti dalle armi dei nostri avversari.
Ecco, noi siamo come un uomo malato e sofferente, pieno di ferite e il cui dolore sembra non finire mai. Eppure anche l'uomo sofferente spera nel Signore, perché si ricorda del suo grande amore.
Sappiamo che il nostro castigo è giusto, perché abbiamo peccato, ma ora vogliamo ritornare a te per obbedire ai tuoi comandi. Signore, che vieni in aiuto degli uomini quando sono perseguitati dai malvagi, aiuta anche noi, liberaci dai nostri nemici, ferma coloro che fanno male.
Signore, ricordati di noi, non ci dimenticare, non ci abbandonare.
La nostra terra e le nostre case le hanno prese gli stranieri; siamo trattati come schiavi e con fatica ci procuriamo un pezzo di pane.
Perfino il nostro re, il discendente di Davide, che tu avevi scelto per governare su di noi, è stato catturato e portato via in catene come uno schiavo.
Non abbiamo più capi, sacerdoti e profeti: non siamo più un popolo.
Non ci abbandonare, Signore, ricordati delle tue promesse: dacci la forza di tornare a te, di cambiare i nostri comportamenti.
Noi promettiamo di seguire la tua parola e tu sarai per sempre il nostro Dio “.
 
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