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Ezechiele PDF Stampa
20-01-2011
Libri profetici

EZECHIELE


Nell'anno tredicesimo, nel quarto mese, il cinque del mese, mentre mi trovavo fra i deportati sulle rive del fiume Che bar, i cieli si aprirono ed ebbi visioni divine.
Era l'anno quinto della deportazione del re Joiachin, il cinque del mese: la parola del Signore fu rivolta al sacerdote Ezechiele, figlio di Buzì, nel paese dei Caldei, lungo il fiume Chebar.
Qui fu sopra di lui la mano del Signore.
Io guardavo, ed ecco un vento tempestoso avanzare dal settentrione, una grande nube e un turbinio di fuoco, che splendeva tutto intorno, e in mezzo si scorgeva come un balenare di metallo incandescente. Al centro, una figura composta di quattro esseri animati, di sembianza umana con quattro volti e quattro ali ciascuno. Le loro gambe erano diritte e i loro piedi come zoccoli d'un vitello, splendenti come lucido bronzo. Sotto le ali, ai quattro lati, avevano mani d'uomo; tutti e quattro avevano le proprie sembianze e le proprie ali, e queste ali erano unite l'una all'altra. Quando avanzavano, ciascuno andava diritto avanti a sé, senza voltarsi indietro.


Ezechiele, sentinella del Signore


Ezechiele, figlio di Buzì, era un sacerdote di Gerusalemme. Quando nel 597 a. C. i Babilonesi avevano conquistato per la prima volta la città, avevano portato come prigionieri nel loro paese il re Giuda e altre persone importanti, tra cui anche Ezechiele. Circa quattro anni dopo, mentre Ezechiele stava pregando lungo le vie di un canale vicino a Babilonia, ebbe una visione. Vide una gran nube con lampi, tuoni e fiamme. In mezzo alla nube c'erano quattro esseri che assomigliavano a uomini, ma avevano le ali. Avevano l'aspetto un po' di aquila, un po' di leone e un po' di bue: nella visione questo era un simbolo di potenza e di dominio.
Questi esseri portavano un trono e sul trono c'era una figura splendente, come l'arcobaleno: Ezechiele capì che era una manifestazione della Gloria di Dio, il Signore che domina tutto l'universo.
Poi Ezechiele udì la parola del Signore che gli diceva: “Uomo, io ti mando come profeta al popolo d'Israele, che è un popolo ribelle e non vuole ascoltare le mie parole. Magari ascoltassero e la smettessero di comportarsi male”. Poi Ezechiele, nella sua visione, vide un rotolo con molte parole e il Signore gli ordinò di mangiarlo: era un segno della parola divina che doveva annunciare. Ezechiele mangiò il rotolo e per lui aveva un sapore dolce come il miele, perché la parola di Dio, per chi la ascolta e la mette in pratica, porta il bene. Poi Ezechiele vide la Gloria del Signore che se ne andava, la visione finì ed egli rimase molto turbato.
Dopo sette giorni, il Signore parlò di nuovo a Ezechiele e gli disse: “Uomo, io ti rendo come una sentinella per gli uomini d'Israele: quando sentirai le mie parole tu dovrai avvisarli. Perché se tu parli loro e li metti in guardia, forse eviteranno di fare il male, si convertiranno e potranno vivere bene. Se invece tu non li avvisi e loro continuano a peccare, allora essi moriranno per il male compiuto, ma io chiederò conto a te della loro vita, perché per colpa tua non hanno potuto pentirsi del male che facevano.
Invece se tu parli loro ed essi non ti ascoltano, tu non avrai nessuna colpa”.
Ezechiele cominciò ad annunciare la parola del Signore. Egli spiegava che presto Gerusalemme sarebbe stata distrutta, ma molti Ebrei non volevano credere alla sua parola, soprattutto quelli che erano rimasti a Gerusalemme e non erano stati deportati: essi pensavano che Dio li avrebbe protetti e volevano ribellarsi contro i Babilonesi.

Ezechiele, però, faceva notare i loro peccati: essi continuavano ad adorare altri dèi, disobbedendo ai comandi del Signore, perfino dentro il Tempio di Gerusalemme. Tutti erano peccatori, uomini e donne, sacerdoti e capi, giovani e anziani. Il Signore disse ad Ezechiele: “Ecco, tutti coloro che abitano ancora a Gerusalemme e continuano a commettere questi gravi peccati moriranno. Siccome pensano che io non veda tutto il male che fanno e si dimenticano di me, anch'io mi dimenticherò di loro e non li proteggerò né li salverò: saranno uccisi dai loro nemici. Io, però, mi ricorderò di quelli che sono stati deportati a Babilonia e ascoltano la mia parola: li radunerò e li farò ritornare in Israele, così che distruggano tutti gli idoli. Farò diventare il loro cuore un cuore docile alla mia parola, non avranno più un cuore di pietra, pieno di peccati.
Poi Ezechiele ebbe una nuova visione e vide la Gloria di Dio che si allontanava da Gerusalemme: era un segno che Dio aveva abbandonato la città e quelli che vi abitavano, perché i loro peccati erano diventati ormai troppo grandi. Con queste e altre parole e con i suoi gesti, Ezechiele annunciava la distruzione di Gerusalemme, che avvenne infatti pochi anni dopo, nel 587 a. C.


“Convertitevi e vivrete”


Al tempo del profeta Ezechiele, quando il popolo di Dio si trovava in esilio a Babilonia, molti uomini d'Israele andavano ripetendo questo proverbio: “I padri hanno mangiato l'uva acerba e i denti dei figli si sono allegatati”. Con questo proverbio volevano dire che, se alcune persone avevano commesso dei peccati molto gravi, le conseguenze di quelle colpe ricadevano anche sui figli. Dicendo questo, però, gli uomini d'Israele intendevano dare una spiegazione a tutte le disgrazie che erano capitate loro: se Gerusalemme era stata conquistata dai Babilonesi e il re portato via prigioniero, questa era una conseguenza dei gravi peccati commessi dai padri, cioè dal popolo d'Israele nelle epoche precedenti.

Allora il Signore parlò a Ezechiele e lo incaricò di dire a tutti gli Ebrei queste parole: “Nessuno tra voi ripeta più quel proverbio, perché non è vero che le colpe dei padri ricadono sui figli. Infatti, se un uomo commette il male, certamente sarà punito; ma se suo figlio si comporta in modo giusto, obbedendo alla parola del Signore, potrà vivere felicemente. Ognuno, infatti, è responsabile delle proprie azioni.
Ma voi, uomini d'Israele, continuate a compiere il male e non vi convertite delle vostre azioni cattive: perché continuate così, volete forse morire? Tutte le disgrazie che vi sono capitate sono una conseguenza dei vostri peccati, non dei peccati commessi dai vostri antenati. Convertitevi così che possiate vivere bene”.
Qualche tempo dopo, alcuni anziani, persone autorevoli del popolo d'Israele, vennero da Ezechiele, perché volevano sapere cosa pensava il Signore. Ma Dio parlò a Ezechiele: “Ecco, io non mi lascerò consultare da quegli anziani, non risponderò alle loro domande. Spiega a loro, invece, tutta la storia del popolo a cui appartengono. Quando io scelsi Israele fra tutte le genti, mi manifestai a loro dicendo: Io sono il Signore, il vostro Dio. Promisi solennemente di liberarli dalla schiavitù in Egitto. Essi però non mi ascoltarono e non smisero di adorare gli idoli. Avrei dovuto castigarli, ma per amore del mio nome li feci uscire dall'Egitto: non volevo, infatti, che gli altri popoli pensassero che io, il Signore, sono un Dio incapace di mantenere le promesse e di salvare il mio popolo. Al monte Sinai insegnai loro la mia Legge e diedi loro i dieci Comandamenti, ma essi si ribellarono a me nel deserto; avrei dovuto punirli severamente e distruggerli, ma non lo feci per amore del mio nome.
Feci poi entrare gli Israeliti, mio popolo, nella terra promessa. Ma essi, vedendo gli alberi e le colline, cominciarono ad adorare gli idoli in quei luoghi, come se a donare loro quella terra fossero stati gli idoli e non io, il Signore. Vedi, Ezechiele, gli anziani di Israele che sono venuti da te per conoscere la mia volontà continuano a comportarsi così ancora oggi. Per questo di' loro: “Ecco, io farò un processo al popolo: coloro che sono ribelli saranno allontanati e così tutti riconosceranno che io sono il Signore.

Allora io vi ricondurrò nel paese d'Israele, da cui ora siete lontani, in esilio; voi abbandonerete gli idoli e servirete soltanto me. Quando ricorderete tutto il male che avete fatto, proverete una grande vergogna e riconoscerete che io, il Signore, ho agito con grande misericordia nei vostri riguardi.
Io, infatti, non vi ho trattato come avreste meritato, ma, per amore del mio nome, vi ho perdonato. Vedendo la sorte del mio popolo Israele, tutte le genti potranno così comprendere la grandezza del Signore e la sua immensa bontà””.


Il Signore è il pastore del suo popolo


Dopo che Gerusalemme e il Tempio erano stati distrutti dai Babilonesi nel 586 a. C., gli Ebrei che vivevano in esilio in Babilonia pensavano che Israele non avrebbe più potuto essere un popolo, perché il Signore li aveva abbandonati per sempre. Il profeta Ezechiele, allora, cominciò a predicare invitando tutti a pentirsi dei propri peccati, a convertirsi e a non perdere la speranza: dovevano continuare ad avere fiducia in Dio. La distruzione del Tempio di Gerusalemme non era avvenuta perché il Signore aveva dimenticato Israele, ma perché il popolo si era dimenticato del Signore.

Dio incaricò Ezechiele di proclamare un oracolo sui pastori d'Israele: nell'antico Oriente, i re e i capi erano spesso presentati come pastori che si prendevano cura del gregge, cioè del popolo. Ezechiele allora disse: “I pastori d'Israele, i capi del mio popolo, non hanno pascolato il gregge: invece di prendersi cura delle pecore deboli e malate, invece di radunare tutte quelle che si erano perse, hanno maltrattato e oppresso le pecore. Per questo le mie pecore sono state divorate dagli animali feroci!
I capi d'Israele, invece di preoccuparsi del bene del popolo, si sono preoccupati solo dei loro interessi, hanno sfruttato il loro potere per arricchirsi. Così il mio popolo è stato sconfitto dai nemici, depredato e portato in esilio. Quegli uomini non saranno più pastori del mio popolo, ma sarò io stesso, il Signore, a pascolare Israele. Andrò a cercare tutte le pecore disperse, le radunerò da tutti i paesi dove sono state portate in esilio e le ricondurrò nella terra d'Israele. Avrò cura delle pecore deboli e malate per farle guarire in modo che nessuno faccia loro del male. Io farò sorgere un principe per Israele, che, come il mio servo Davide, si prenda cura del mio popolo, faccia sparire la violenza e l'ingiustizia e lo difenda dai nemici, così che tutti possano vivere in pace nella loro terra. Essi riconosceranno che io, il Signore, sono il loro Dio ed essi saranno per sempre il mio popolo”.

Dio, poi, disse ancora a Ezechiele: “Il mio popolo, Israele, ha commesso molti gravi peccati, ma io lo perdonerò. Con acqua pura li laverò da tutte le colpe e darò loro un cuore nuovo. Essi, infatti, hanno un cuore che è come pietra, perché non hanno ascoltato le mie parole; io metterò dentro di loro uno spirito nuovo e un cuore nuovo, così che sappiano obbedire ai miei comandamenti. Si pentiranno di tutto il male che hanno fatto, si vergogneranno e non lo faranno più”.
Poi Ezechiele ebbe una visione: si trovava in una pianura piena di ossa. Il Signore gli disse: “Pensi che possano rivivere queste ossa?”. Ezechiele, che non sapeva bene che cosa dire, rispose: “Signore, solo tu lo sai!”. Allora Dio ordinò a Ezechiele di profetizzare a quelle ossa dicendo: “Il Signore farà ricrescere sopra di voi i nervi, la carne e la pelle. Poi soffierà dentro di voi lo spirito e rivivrete”. Egli fece come gli era stato ordinato ed ecco, nella sua visione, vide che la carne ricresceva su quelle ossa e la pelle ricopriva i corpi; poi arrivò lo spirito e quegli uomini ricominciarono a vivere.
Il Signore spiegò la visione al profeta Ezechiele: “Ecco, gli uomini d'Israele in esilio dicono: Siamo come ossa secche, non possiamo più vivere, perché Gerusalemme è stata distrutta e non c'è più né il re né il Tempio. Ma io, il Signore, farò vivere ancora il mio popolo Israele, lo farò crescere e potrà abitare in pace nella sua terra e tutte le genti riconosceranno che io sono Dio”.


Un nuovo Tempio per Israele


Nel 572 a. C. , quattordici anni dopo la distruzione di Gerusalemme e del Tempio, mentre si trovava in esilio a Babilonia, il profeta Ezechiele ebbe una grande visione. Nella visione egli si trovava nella terra d'Israele, su un monte alto, dove era costruita una città. Un angelo gli disse: “Osserva bene ciò che ti faccio vedere: poi annunzierai al popolo tutto ciò che ti avrò mostrato”.
Nella visione, l'angelo mostrò a Ezechiele un edificio che era il nuovo Tempio di Gerusalemme, con tutte le sue costruzioni, i cortili, le colonne, le finestre e le decorazioni. L'angelo misurava tutte le parti dell'edificio: il Tempio aveva una forma quadrata, un simbolo della perfezione della dimora sacra, riservata al Signore.

Ezechiele vide poi la Gloria del Signore: quando aveva ricevuto la chiamata a essere profeta aveva avuto una visione simile. Anche poco prima della distruzione di Gerusalemme aveva visto la Gloria del Signore che si allontanava dalla città.
Ora, invece, Ezechiele vedeva la Gloria del Signore come una nube che, venendo da oriente,ritornava in Israele, riempiendo il santuario: era il segno che Dio aveva deciso di stare di nuovo vicino al suo popolo. Ezechiele sentì poi la voce del Signore che gli diceva: “Ecco, questo luogo è sacro, perché è il segno che io abiterò per sempre in mezzo al mio popolo, Israele.
Essi non si comporteranno più come prima, quando hanno profanato il mio santuario adorando altri dèi e disobbedendo ai miei comandamenti. Tu devi descrivere a loro tutto ciò che hai visto e tutte le istruzioni che ricevi in questa visione: così essi, quando dall'esilio ritorneranno nella loro patria, ricostruiranno il Tempio; potranno di nuovo pregare e offrire sacrifici senza offendermi e senza mancare di rispetto al luogo sacro”.
Ezechiele ricevette dal Signore queste istruzioni sulle celebrazioni religiose nel tempio: “Nessuno straniero o uomo indegno deve entrare nel Tempio di Gerusalemme; soltanto i Leviti, gli uomini della tribù che io ho scelto per il sacerdozio, potranno stare all'interno del santuario. I Leviti faranno la guardia alle porte e prepareranno tutti i sacrifici. Le offerte sull'altare le faranno i sacerdoti che discendono da Sadoc, il sacerdote fedele che viveva al tempo di Davide e Salomone. I sacerdoti istruiranno il mio popolo sui Comandamenti e su come si celebrano le feste. Se ci sarà qualche controversia, i sacerdoti faranno da giudici, seguendo le mie istruzioni”.

Poi Ezechiele vide un fiume d'acqua che usciva dal Tempio di Gerusalemme e scorreva nella terra d'Israele. Dovunque arrivava l'acqua portava la vita e la prosperità. Questa visione era un segno della prosperità che Dio voleva donare a tutto il popolo d'Israele, facendolo ritornare nella terra promessa.
Nella sua visione il profeta ricevette anche le istruzioni da Dio sulla divisione della terra tra le varie tribù. Così come era avvenuto ai tempi di Giosuè, quando Israele aveva conquistato per la prima volta la Palestina, ogni tribù, tornando dall'esilio, avrebbe ricevuto una parte di territorio per abitarvi. Al centro della terra promessa gli Israeliti dovevano però lasciare una parte di terra, riservata per i sacerdoti che guidavano le celebrazioni religiose in onore del Signore nel Tempio di Gerusalemme.
Questo era anche un modo per ricordarsi che la cosa più importante nella vita del popolo era avere fiducia in Dio, pregarlo e obbedire ai suoi comandamenti. Ezechiele vide poi la nuova città di Gerusalemme, con un nome nuovo: “Là è il Signore”, perché in essa sorgeva il Tempio e Dio non voleva più abbandonare il suo popolo.

 
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