16-09-2011 |
UN GRAZIE ALLE DONNE
"C'erano con Gesù i dodici e alcune donne" (cfr Lc 8,1-3).
Anche nell'ambito della Chiesa primitiva la presenza femminile è tutt'altro che secondaria... Una più ampia documentazione sulla dignità e sul ruolo ecclesiale della donna la troviamo in san Paolo. Egli parte dal principio fondamentale, secondo cui per i battezzati non solo «non c'è più né giudeo né greco, né schiavo, né libero», ma anche «né maschio, né femmina». Il motivo è che «tutti siamo uno solo in Cristo Gesù» (Gal 3,28), cioè tutti accomunati nella stessa dignità di fondo, benché ciascuno con funzioni specifiche (cfr 1Cor 12,27-30). L'Apostolo ammette come cosa normale che nella comunità cristiana la donna possa «profetare» (1Cor 11,5), cioè pronunciarsi apertamente sotto l'influsso dello Spirito, purché ciò sia per l'edificazione della comunità e fatto in modo dignitoso...
Abbiamo giàincontrato la figura di Prisca o Priscilla, sposa di Aquila, la quale in due casi viene sorprendentemente menzionata prima del marito (cfr At 18,18; Rm 16,3): l'una e l'altro comunque sono esplicitamente qualificati da Paolo come suoi «collaboratori» (Rm 16,3)... Occorre inoltre prendere atto, ad esempio, che la breve Lettera a Filemone in realtà è indirizzata da Paolo anche a una donna di nome «Affia» (cfr Fm 2)... Nella comunità di Colossi ella doveva occupare un posto di rilievo; in ogni caso, è l'unica donna menzionata da Paolotra i destinatari di una sua lettera. Altrove l'Apostolo menziona una certa «Febe», qualificata come diákonos della Chiesa di Cencre... (cfr Rm 16,1-2). Benché il titolo in quel tempo non abbia ancora uno specifico valore ministeriale di tipo gerarchico, esso esprime un vero e proprio esercizio di responsabilità da parte di questa donna a favore di quella comunità cristiana... Nel medesimo contesto epistolare l'Apostolo con tratti di delicatezza ricorda altri nomi di donne: una certa Maria, poi Trifena, Trifosae Perside «carissima», oltre a Giulia (Rm 16,6.12a.12b.15)... Nella Chiesa di Filippi poi dovevano distinguersi due donne di nome «Evodia e Sìntiche» (Fil4,2): il richiamo che Paolo fa alla concordia vicendevole lascia intendere chele due donne svolgevano una funzione importante all'interno di quella comunità.
In buona sostanza, la storia del cristianesimo avrebbe avuto uno sviluppo ben diverso se non ci fosse stato il generoso apporto di molte donne. (Benedetto XVI)
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Il mondo si è spesso diviso in Marta e Maria. Il cuore di ognuno si è spesso esposto manifestando simpatia per Marta o Maria. Più volte nelle nostre vite abbiamo dovuto decidere se disporci dalla parte di una delle due.
Si sono costruite visioni sulla donna a partire da questa concezione del mondo diviso in Marta e Maria.
Donne d’ascolto e donne di servizio.
Ci siamo a lungo concentrati sull’essere adorante e sull’essere servizievole di queste due amiche di Gesù. Forse il mondo, sempre diviso in Marta e Maria, si è poco concentrato sul modo dell’atto, ponendo attenzione più che altro sull’azione.
Qualcuno si è mai domandato come ascoltasse Maria, donna adorante e innamorata di Gesù?
Qualcuno si è mai chiesto come servisse Marta, amica di Gesù?
Non deve sorprendere l’ascolto o il servizio, ma la radicalità di queste due donne.
Maria, radicale nell’ascoltare, nel contemplare, Marta radicale nel servire.
Marta e Maria non sono donne passive, rassegnate, ma donne che prendono parte alla vita di Gesù. Il mondo diviso tra Marta e Maria ha dimenticato la dimensione più reale e profonda di queste due donne che è consistita nel prendere parte, nell’essere attive compagne nella vita di Gesù, una nell’ascolto e nella confidenza, l’altra nel servizio.
Non sono state ferme ad osservare, ma si sono fatte donne attive, donne partecipi, donne forti.
Non sono rimaste ai margini della vita del loro amico, maestro e compagno di cammini.
Hanno preso parte con il cuore. Hanno messo in dialogo con Gesù il loro animo. Hanno esposto il loro cuore di donne innamorate, attive, vitali, partecipi e pensanti.
Il mondo, diviso in Marta e Maria, deve ripartire da qui, da un cuore partecipe, pensante e coinvolto e non da un cuore sterilmente ridotto a servizio o ascolto. Il mondo deve ripartire dall’essere amante di queste due donne.