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briciola 24-09-2011 PDF Stampa
24-09-2011
CHIEDERE E ASCOLTARE
Gli apostoli sono sempre pieni di domande, ma quando Gesù inizia a parlare di passione, diventano tutti muti e silensiosi. Che abbiano subodorato che quell'annuncio della passione e morte li riguardasse un poco? Nel qual caso meglio allora defilarsi lentamente (cosa che fecero dal venerdì santo in avanti)!!
Quante cose chiediamo al Signore, eppure quando ci sta per arrivare la risposta che tocca un poco anche a noi rimboccarci le maniche, che dobbiamo prendere la nostra croce, che dobbiamo diventare responsabili e collaborativi.... beh forse anche noi preferiamo non chiedere troppo al Signore. Oppure è meglio chiedere, ma anche prendere sul serio la risposta?
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Scritto da davide, 25 settembre 2011, 01:16
Se Dio non risponde subito alle nostre richieste immediate è per educarci ad una speranza più grande, per aprirci al suo mistero:

“Non avete perché non chiedete; chiedete e non ottenete perché chiedete male, per spendere per i vostri piaceri” (Gc 4,2-3). Se noi chiediamo con un cuore diviso, adultero, Dio non ci può esaudire, perché egli vuole il nostro bene, la nostra vita… Entriamo nel desiderio del suo Spirito e saremo esauditi: “Non rammaricarti se non ricevi subito da Dio ciò che gli chiedi; egli vuole beneficiarti molto di più, per la tua perseveranza nel rimanere con lui nella preghiera” (Evagrio P.). “Egli vuole che nella preghiera si eserciti il nostro desiderio, in modo che diventiamo capaci di ricevere ciò che egli è pronto a darci” (s. Agostino)
Potremmo quasi affermare: più la risposta di Dio è oscura, più essa è certa; perché l’efficacia della preghiera è trascendente. Solo al termine della pesca o della semina, o della mietitura avremo modo di constatare la fedeltà di Dio:

“Che egli dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce, come neanche lui lo sa” (Mc 4,27).


Il figliol prodigo al suo ritorno è esaudito ben al di là delle sue attese. La manna, la pesca miracolosa, la moltiplicazione dei pani: sempre Dio risponde “al di là”. Egli sconcerta i nostri desideri.



Da quanto detto si potrebbe tirare una conseguenza errata: dobbiamo allora disinteressarci, rinunciare al nostro impegno?

Se l’autentica preghiera ci rivela il reale motivo della nostra speranza, e se la preghiera ci conduce a scoprire che è Dio che vuole essere efficace in noi, allora comprendiamo come essa salvaguardi nel medesimo tempo il radicarsi umano del nostro desiderio e della nostra speranza, perché essa sola lo rende possibile, reale. Infatti essa non conserva soltanto in noi Dio, ma conserva altresì noi stessi.

E’ questo uno degli effetti più importanti della preghiera: rendere reale, vero, il desiderio che noi esprimiamo tramite essa.

Ma non soltanto essa rende reale il desiderio, ma è in grado di modificarlo, di renderlo più autentico: “Sono sbalordito di come le mie idee cambiano quando le metto dinanzi a Dio” (Bernanos).:

“La trasformazione del cuore che prega è la prima risposta alla nostra domanda” (CCC 2739).

Unendoci alla preghiera di Gesù: il nostro desiderio, le nostre attese vengono non soppresse ma purificate:

Il ritardo di Dio, il suo silenzio non è dunque da leggersi come un metterci alla prova, ma come spinta affinché il nostro desiderio si affini, si identifichi sempre più con quello di Cristo.

E’ questo un sommo rispetto di Dio per la nostra libertà: Dio non vuole la nostra gioia senza la nostra collaborazione, egli vuol farla scaturire dall’interno di noi stessi:

“Siamo convinti che “nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare” (Rm 8,26)? Chiediamo a Dio “i beni convenienti?” Il Padre nostro sa di quali cose abbiamo bisogno, prima che gliele chiediamo, ma aspetta la nostra domanda perché la dignità dei suoi figli sta nella loro libertà. Pertanto è necessario pregare con il suo Spirito di libertà, per poter veramente conoscere il suo desiderio

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