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briciola 28-10-2011 PDF Stampa
28-10-2011
CONCITTADINI E FAMILIARI
San Paolo dice che per l'opera di Cristo e la missione degli apostoli, noi possiamo considerarci veramente, davanti a Dio come suoi concittadini e familiari.
Due immagini ricche si significati. Innanzitutto esprimono la grande considerazione dignità che rivestiamo, come uomini e come cristiani. Facciamo parte a pino titolo della 'realtà divina', siamo parte del Regno che viene. Ci sentiamo anche in un'attenzione privilegiata per via di questa appartenenza. Siamo salvati, anche ancora nella speranza.
Possiamo riconoscer le nostre 'radici' in Dio e nella sua realtà , di cui la Chiesa è espressione visibile ( anche se non unica).
Infine ci sono alcune conseguenze. Fra queste credo il sentirsi 'corresponsabili della vita, della crescita e del per sostenere dell'avvento del Regno in questo mondo. In primis della vita della Chiesa e poi della crescita di tutta la realtà del crato e del cosmo, come realtà destinata a compiersi in Dio. In che modo possiamo essere corresponsabili e attivi per la venuta del regno di Dio in mezzo a noi?
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Scritto da chicco di grano, 28 ottobre 2011, 15:16
E' vero come dice Vale ..siamo amati...perche "la vita nasce sempre da un gesto d'Amore".....e ne parla con chiarezza in questo scritto Maria Teresa Abignente.....




IL TEMPO DELLA CURA
di Maria Teresa Abignente




Come si custodisce un amore? Come si fa a conservarlo e mantenerlo anche nei momenti di vuoto, di silenzio, di buio?

Esiste un tempo, in quelle che chiamiamo "stagioni morte", in cui tutto sembra tacito e quieto, tanto quieto da farci pensare al nulla ed alla morte. Guardate ad esempio gli alberi d'inverno, nudi e scheletrici o il seme che abbiamo appena piantato, ingoiato dalla terra. Tutto appare silenzioso e finito. Eppure, in qualche parte invisibile e nascosta, qualcosa freme e nell'intima profondità della terra la vita si prepara. Che torto alla vita farebbe il contadino se, visto il suo albero senza più foglie, lo tagliasse inesorabilmente o se, impaziente, vangasse la terra con il suo seme. Probabilmente licenzieremmo il nostro contadino accusandolo di essere incapace ed incompetente e certamente non avremmo tutti i torti...

Eppure troppo spesso nelle nostre relazioni noi facciamo come quel contadino dilettante e appena avvertiamo silenzio e aridità decretiamo implacabili la fine di quella relazione. Ci comportiamo cioè come chi non sa nulla dell'attesa e della promessa di vita che porta questo tempo. Il tempo della cura. Un tempo fatto soprattutto di gesti umili, come quelli della terra che culla il suo seme, scaldandolo e dandogli nutrimento, riparandolo dal gelo e dal becco avido degli uccelli; un tempo fatto di minuzie che sembrano banali, ma che proteggono la vita; un tempo silenzioso, paziente, discreto come quello della linfa che lentamente sale verso i rami.

Agli occhi di chi ha fretta, di chi non conosce la scarna sapienza del travaglio, questo può sembrare un tempo senza senso, inutile come uno sterile accanirsi, eppure proprio allora e grazie a questa cura aiutiamo la vita a crescere. E la vita nasce sempre da un gesto d'amore. "Custodire e coltivare" significa allora "preparare", significa cioè fare in modo che qualcosa avvenga e avvenga bene, come quando si prepara una bella tavola per un giorno di festa. Significa cioè dar luce e forma a qualcosa che ancora non ha luce e ancora non ha forma, ma che esiste; qualcosa che è nascosta, ma c'è. In questo, solo in questo, possiamo dirci davvero creatori. Creatori delle nostre relazioni, delle nostre decisioni, delle nostre scelte.

Come dice il Piccolo Principe della sua rosa: "Lei, lei sola, è la più importante di tutte, perché è lei che ho innaffiato. Perché è lei che ho messo sotto la campana di vetro. Perché è lei che ho riparato col paravento. Perché su di lei ho ucciso i bruchi. Perché è lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perché è la mia rosa". È questa cura e questa attenzione che rendono unica una rosa come tante altre, che la rendono straordinaria e meravigliosamente bella. Non ci si può distrarre, non si può essere superficiali. Non si può essere frettolosi o impazienti: la vita ha bisogno di raccoglimento e di smisurata protezione.

L'amore non è scontato e non è dato per sempre: dobbiamo proteggerlo dai venti gelati, dobbiamo nutrirlo e prepararlo ogni giorno. E attendere, nei tempi bui come in quelli di splendore, faticosamente, con fedeltà e speranza, con la trepida ostinazione di chi non cede allo smarrimento, di chi non si avvilisce davanti ai fallimenti, di chi continua con tenerezza infinita a partorire.

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Scritto da vale, 28 ottobre 2011, 14:05
L'annuncio di questa notizia gioiosa del Vangelo - mi chiedo - come si realizza concretamente? Vedo nei ragazzi a scuola, nei colleghi... in TUTTI NOI il desiderio fortissimo di sentirci "gli amati". Allora dobbiamo dircelo! Come sono preziose le benedizioni che a volte ci regalano: "Grazie perchè ci sei; il tuo aiuto è stato importante; sei bravo, hai talento, mi sei mancato...". Siamo realmente legati, siamo in rete! E la notizia che siamo unici, importanti e amati è così essenziale per l'uomo, che SOLO così si mette realmente in moto... E questa notizia si diffonde molto bene per 'contagio'.

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