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La preghiera fatta assieme è un momento prezioso per rendere ancora più salda la vita familiare, l’amicizia! - Papa Francesco
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04-12-2011

OMELIA 2 AVVENTO

 

VOCE DI UNO CHE GRIDA

         Chi ha qualche anno in più ricorderà le strade tortuose del Verghereto o delle vie per le Dolomiti: Km e Km di curve spesso fonte di malessere. Oggi possiamo godere di strade diritte, che passano veloci sotto le montagne per mezzo di tunnel illuminati e ci portano alla meta desiderata. Ecco il vantaggio di avere strade diritte per arrivare prima all’incontro tanto sospirato.

         Nei vangeli di oggi è la figura di Giovanni battista che, come ultimo dei profeti, grida a noi un messaggio importante: “Raddrizzate i sentieri! Perchè viene ’il forte’ , Colui che ci donerà la potenza dello Spirito Santo!” o per dirla con Isai, “Colui che ha con sé il premio … un buon pastore per il nostro gregge”!

         Questo annuncio, oltre gli slogan martellanti delle pubblicità, viene prolungato dalla liturgia cristiana: “ Viene il Signore Gesù, per la salvezza delluomo! Viene anche oggi!” Gridiamolo anche noi: “ Uomini e donne d’ Italia viene il Signore Gesù a regnare sulla terra. Prepariamoci all’incontro”.

 

PREPARATE LE SUE VIE

         Ma torniamo all’immagine della strada “diritta” , necessaria perchè avvenga questo incontro. 

         Scriveva una poetessa ‘ L’uomo … è un vaso in attesa … ma è Lui (Dio)  per primo ad avere fame di noi’ (C. Campo). Noi siamo abituati a pensarci protagonisti di qualsiasi cosa, pienamente autodeterminati, autonomi e che tutto dipenda solo da noi. Ma il profeta e Giovanni ci ricordano che è Di oil protagonista. Le vie ‘sono le sue’, nel senso che è Lui a volerci incontrare. Non tutto dipende da noi, ma Dio ha muoversi per primo. Come dovremmo rovesciare il nostro modo di pensare! Non io che faccio tutto, nel bene e nel male. Ma è Dio che si sta muovendo sta operando! Che fare allora? Quali conseguenze?

         Ricordiamol’intuizione di Madre Teresa di Calcutta. Davanti al grido di Gesù sulla croce che diceva ‘ho sete’, aveva sentito il bisogno di Cristo: egli non si aspettava tanto l’acqua, ma noi stessi e il nostro amore. Gesù dalla croce dice: ‘ho bisogno di te’. La piccola suora albanese si è lasciata attrarre da quella voce, fino a compiere gesti forti, come quello di lasciare la sua vecchia congregazione e di fondarne una nuova. Ha rotto i vecchi schemi e ne ha aperti dei nuovi.  Su questa chiamata a rispondere al grido di Gesù ‘ho sete’, Madre Teresa ha costruito la sua risposta di fede e anche la sua famiglia religiosa con tutto il bene che ha fatto e che fa in tutto il mondo. Che fare allora, anche noi, se non ascoltare, prima di tutto, questo grido che Gesù ci rivolge: ‘ho bisogno di te e del tuo amore’. Lasciamoci attirare! In questo modo cominciamo  apreparare le sue vie!

        

RADDRIZZATEI SENTIERI

         Giovanni Battista però ri ricorda che ci sono strade ‘storte’ e ‘non conducono alla meta’  e che quindi sono da raddrizzare , da convergere…. da convertire. Ecco quello che ci viene comunicato in questa domenica di attesa e di accoglienza del Verbo di Dio che viene a noi: dobbiamo convertirci. Questa espressione è superiore al semplice impegno ‘per migliorare sé stessi’ (già lodevole). Quest’ultimo impegno, preso alla lettera,è troppo individualista. L’avvento ci dice della necessità di un incontro perchè la nostra vita si realizzi pienamente. Non ci ‘bastiamo’ da soli, siamo fatti di una relazione e per una relazione importante! Occorre allora puntare lì, convergere verso l’altro, convertirsi. Ma non bastano i piccoli propositi e le belle parole. L’etimologia di ‘conversione’ indicherebbe anche una cambior adicale di rotta, quasi a dire che dobbiamo verificare se non siamo  sulla corsia stradale sbagliata, cioè quella che ci allontana dall’altro , anziché avvicinarci. Occorre allora fare un’inversione a ‘U’ per rimetterci in pista.

         Fuor di metafora, quello che viene detto nelle Scitture di oggi è l’impegno al ottare contro la realtà del peccato. Per accogliere un altro che viene non dobbiamo forse ‘sgomberare la casa e ordinarla?’ Vogliamo fare nostre le parole di san Pietro nella seconda lettura: “nell'attesa di questi eventi, cercate d'essere senza macchia e irreprensibili davanti a Dio” Così si tratta di cogliere ciò che è ‘chiusura’ e‘impedimento all’incontro con l’ altro. E’ bello cogliere la delicatezza di Dio che mostra, secondo Pietro, che il tempo dell’attesa non è dimenticanza verso di noi o lentezza, ma pazienza verso di noi affinchè ci convertiamo!

         Cosa è che ci impedisce? E’ l’egoismo, ovvero il pensare solo per noi e il guardare solo aln ostro successo personale. Ma se l’altro che attendiamo è in ultimo il nostro Dio che viene, dobbiamo chiedere anche a Lui stesso, cosa ci allontana. Il peccato è ciò che non è gradito a Dio e che ci allontana da Lui ( e in Lui anche dagli altri e dal nostro bene). La realtà del peccato si scopre mettendos idavanti alla Parola di Dio per capire ciò che è male secondo il suo disegno.

 

PROPOSITI

         *Viviamo determinati la lotta contro il peccato. Facciamo oggi nostre le parole di molti santi tra i quali san Giovanni Bosco che diceva: “tutto Signore, ma non il peccato”.

         *Proviamo a leggere le Scritture cogliendovi l’indicazione morale, cioè ciò che rompe la relazione intima con Cristo.

         *Cogliamo la grazia di questo periodo anche decidendo di accostarci al sacramentodella Riconciliazione.

 Commenti (1)Add Comment
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Scritto da ......., 04 dicembre 2011, 15:30
NON SAPERSI PERDONARE
Se tuo figlio finisce in comunità senti che è anche colpa tua

Sono entrata in crisi quando Davide mio figlio maggiore, ha deciso di en-trare in una comunità terapeutica.
Io stessa ho dato l'idea a Davide perché sentivo che se non avessi sfruttato l'occasione datami dalla comunità avrei perso mio figlio per sempre.
Però non avevo capito che se Davide entrava in una comunità io non l'avrei più visto né sentito per tanto tempo.
Il dolore per quella lontananza, il dolore dell'attesa hanno fatto crescere in me il rancore: verso me stessa perché mi sentivo di non aver protetto i miei figli dai pericoli, verso mio marito perché con il suo carattere duro aveva reso difficile il dialogo con Davide. Con mia figlia Alessia, invece, divenni ossessionante con le mie paure.
Ero arrabbiata con me stessa perché ero convinta che anche Dio era deluso da me e che non mi avrebbe mai perdonato, perché avevo trattato male il dono che Lui mi aveva fatto con la nascita di Davide.
Un giorno ho trovato un libretto di preghiere che era stato regalato ad Alessia ed ho iniziato a rileggere alcune pagine. Mi sono così scoperta a dire "ti prego Signore aiutami a sentirmi degna del tuo perdono". Ogni giorno, da allora, ho ripetuto questa preghiera sentendo che poteva essere la mia salvezza.
Noi facevamo già parte del gruppo famiglie parrocchiale e sulle prime mi sono tenuta dentro il mio dolore; tuttavia durante gli incontri sentivo le loro preghiere arrivare dritte al cuore e ho capito che Dio mi stava chiedendo di alzare la testa e di credere in Lui e nel suo perdono.
La mia vita ha preso un nuovo corso e mi sono messa al servizio degli altri. Mi sono sentita sollevata a poco a poco dal peso del mio dolore e ho ripreso in mano la mia vita.
In questi miei impegni sono riuscita a trascinare mio marito e Alessia, così la mia famiglia ha iniziato insieme un nuovo cammino proprio grazie a questa prova.
Gabriella e famiglia


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