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briciola 23-01-2012 PDF Stampa
22-01-2012

OMELIA 22 GENNAIO

ROBE DA PAZZI

Una volta ascoltai la riflessione di una persona che stava meditando il brano di Vangelo odierno.Egli usava una metodologia corretta: ovvero partire dall’immaginarsi la scena  e di immaginarsela po iriferita alla propria vita. Più o meno disse così: “Io stavo lì nella mia azienda intento alle macchine (oppure stavo lì ai fornelli a cucina, oppurestavo li alla playstation con amici) e Gesù passando mi dice ‘ seguimi’ e io lascio ‘subito’ le macchine, le pentole, la Play e lo seguo”. Concluse dicendo:‘No, questa è una roba da pazzi! Io non sono capace!”

Sta proprio qui il cuore del Vangelo di oggi: l’immediata conversione di alcuni e il farlo ‘subito’. Quella loro prontezza a lasciare case, padre e compagni di lavoro, sa di incredibile e interroga la nostra prontezza a seguire Gesù e lasciare ciò che non è opportuno.

Noi siamo più pronti invece a fare delle valutazioni di convenienza: ‘ se lascio cosa ci guadagno?’ Oppure cominciare con mille ragionamenti: ‘e dopo cosa mi succederà?’ Oppure e forse èl a cosa più diffusa, entriamo nell’arte dell’alchimista, ovvero del compromesso: “lasciare un po’ si , ma non troppo, un po no, ma mi concedo ancora un momentino”. E così via e non si lascia mai. Si resta sempre attaccati a cose, persone, affetti (a volte veramente inopportuni). Lasciare è difficile!Separarsi è difficile!

CI SARA’ UN MOTIVO?

Perchè allora lo hanno fatto?Nessuno li costringeva! Erano impazziti? In realtà si lascia qualcosa solo se c’è una ragione e un valore superiore.

* Se prendiamo l’esempio della prima lettura il motivo del cambiamento è dettato da un avvertimento circa il futuro: se continuate così la vostra città sarà distrutta. Così disse Giona alla metropoli del suo tempo, Ninive. La vostra condotta è diventata tale che se non vi fermate, Dio non può far altro che lasciarvi alla vostra scelta distruttiva. I niniviti, un po’ con una sana paura e un po’ con quel barlume di sapienza che gli era rimasto, ascoltarono quelle parole e quel ragionamento, si accorsero che la loro condotta era diventata negativa e cominciarono a ‘fare penitenza’.

            Oggi ci troviamo in un contesto economico-sociale detto di ‘crisi’, ma come sapete questa parola, in giapponese è composta di due ideogrammi, quello del dolore e quello della possibilità. Cioè, dire crisi, significa dire difficoltà ma significa anche aprirsi a nuove opportunità e sviluppi.

            Cosa ci sta dicendo questo momento oltre al carico di rabbia che ci portiamo addosso? Quale riflessione fare? Prendiamolo come un invito alla conversione del nostro stile di vita personale e sociale. Conversione significa anche‘miglioramento’. Quindi la crisi può anche migliorarci.

            Non dobbiamo constatare che un certo stile di vita, improntato sul mio tornaconto personale a discapito di quello altrui, un po’ alla fine non regge? Non dobbiamo constatare che vanno ritrovati valori e regole comuni, che tutti dobbiamo rispettare, se vogliamo che la nostra casa cresca ancora? Non dobbiamo chiederci cosa significa ‘sviluppo’ e ‘sviluppo sostenibile’ anche pensando ai nostri figli e nipoti? Guardiamo a un progetto a lunga scadenza, anche a scapito di singoli interessi personali immediati? Altrimenti qualcuno (forse i nostri figli) ne pagheranno le conseguenze.

            Giona oggi cercherebbe di far fare questi ragionamenti alle nostre città. I ninivitisi sono messi tutti in spirito di penitenza, si sono messi a tirare la cinghia.Badate bene: tutti, anche gli animali!

* E Simone, Andrea, Giacomo,Giovanni erano pazzi a lasciare tutto? Se prendiamo il racconto evangelico essi lasciano tutto perchè si trovano davanti un uomo che sta vivendo in un certo modo. Quei primi discepoli lasciano tutto per seguire lui. Per seguire uno che si sta rivelando uno che sta in mezzo alla gente e che è per la gente (per le vie della Galilea) , rischiando come Giovanni Battista che era già stato ucciso da Erode. Un uomo con una forma di vita e un messaggio di speranza: ‘questo tempo è buono, non disperiamo, il regno di Dio, con la sua promessa di benessere per l’uomo, è qui, è vicino, è possibile, è alla tua portata’.Davanti a questo uomo, un po’ ancora sconosciuto ma visibile e davanti alla sua predicazione positiva, essi hanno pensato che il resto diventava secondario ed era da lasciare.

            Si perchè anche Gesù chiedeva una condizione: convertirsi, ovvero la libertà di lasciare il passato , coi suoi modi di fare, con dei legami troppo atrofizzati,con cose troppo ingombranti, per affrontare il cammino di scoperta del regno di Dio presente in mezzo a noi.

            Quei primi discepoli erano veramente liberi e non schiavi di cose, persone, modi di fare. Erano liberi dentro. Ma com’è difficile avere questa libertà, che è la stessa che ha avuto S. Antonio che ha lasciato le sue sostanze per vivere in un mondo nuovo. O S. Francesco libero dai beni materiali del padre per un’avventura affascinante che oggi tutti conosciamo e ammiriamo.

            Signor edona anche a noi il coraggio, la coerenza, la libertà per arrivare al Tuo Regnodi vita e di pace.

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