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12-02-2012

OMELIA - Domenica 12 febbraio
Questa domenica è immediatamente vicina alla giornata di ieri in cui abbiamo fatto memoria della Madonna di Lourdes e celebrato la Giornata del Malato. Il Vangelo di oggi (Mc1,40-45) ci spinge a continuare questo ricordo.

La malattia e la sofferenza più in generale, ci è vicina, purtroppo, tocca i nostri cari e a volte anche il nostro corpo. Chi di noi non ha un parente da visitare? Chi di noi non si trova adover consolare un sofferente? Chi di noi non si è mai chiesto il perchè del dolore? In tutto questo Dio è invocato, ma a volte ci pare anche che resti troppo nel silenzio o che abbia dei tempi troppo lunghi per i nostri bisogni.

LE VIRTU’ DEL LEBBROSO

Eppure se guardiamo l’episodio del Vangelo non troviamo solo dolore. Certo la realtà dei lebbrosi era emblematica circa i numerosi dolori che possono colpire un malato: malattia a volte mortale, allontanamento sociale e solitudine, perdita della dignità e lontananza da Dio.

Dicevo però che in questo brano non c’è solo dolore, ed è qui che può emergere già una prima liberazione dal dolore. Stando davanti a Gesù il lebbroso ‘tira fuori’ il buono di sé e ha molto da insegnarci. La Parola di vita del Vangelo ci insegna a guardare ai malati non come ‘poveracci’, solo da assistere, ma come delle persone che hanno ancora molto da dare. Qui sta la vera compassione cristiana: guardare alla sofferenza e soccorrerla, ma anche valorizzare la persona e cogliere il buono che ha sempre, anche nella malattia. Ho conosciuto due ex-drogati, Luciano e Rodolfo, della comunità di Sasso a Marradi: questi, diventati operatori erano diventati imigliori educatori verso i giovani ancora immersi nella droga.

LA PREGHIERA

         1)  Egli si mette in ginocchio a pregare davanti a Gesù. Questo, anche se spinto da ragioni utilitarstiche, è segno di fede. Il sapersi mettere in ginocchio, avendo sperimentato il limite umano è confidare nell’onnipotenza di Dio. Ricordo il miracolo attribuito al beato Charles de Foucault in cui però troviamo il marito della moglie morente, poi miracolosamente guarita, che aveva pregato tutta una notte, vegliano al suocapezzale! Qualcuno disse: il miracolo l’ha fatto il marito con la sua preghiera! Il malato e i suoi familiari recuperano e sviluppano la virtù della fede e della preghiera, cosa che noi ‘sani’ spesso dimentichiamo e trascuriano, pensandola come tempo perso.

SE VUOI PUOI GUARIRMI

         2) Questo lebbroso ha fiducia in Dio e in un certo senso spinge Gesù a svelarsi: ‘io voglio la tua guarigione!’. E’ meraviglioso vedere in Gesù il volto di Dio che non lascia le sue creature in balia di sé stesse, ma interviene, con il Figlio e lo Spirito Consolatore e Carità, a liberare il mondo dal male. Certo questo processo è ampio e non immediato, ma il senso della venuta di Gesù e dello Spirito Santo è questo, liberare e santificare il mondo. Dio è nostro alleato nella lotta contro il male! Mettiamoci alla sua scuola! Credo che potremo fare nostre le parole di Kirk Gilmour (atleta rimasto paralitico) che dicono:

Chiesi a Dio di essere forte

per eseguire progetti grandiosi

ed Egli mi rese debole per conservarmi nell'umiltà.

 

Domandai a Dio che mi desse la salute

e realizzare grandi imprese

ed Egli mi ha dato il dolore per comprenderla meglio.

 

Gli domandai la ricchezza per possedere tutto

e mi ha lasciato povero per non essere egoista.

 

Gli domandai ilpotere perché gli uomini

avessero bisogno di me

ed Egli mi ha dato l'umiliazione

perché io avessi bisogno di loro.

 

Domandai a Dio tutto per godere la vita

perché io potessi essere contento di tutto.

 

Signore, non ho ricevuto niente di quello che chiedevo,

ma mi hai dato tutto quello di cui avevo bisogno

e quasi contro la mia volontà.

 

Le preghiere che non feci furono esaudite.

 

Sii lodato o mio Signore: fra tutti gli uomini

nessuno possiede più di quello che ho io!

Kirk Kilgour

PROCLAMARE

         Infine il lebbroso diventa un annunciatore delle meraviglie che Dio compie nella vita. Questa è la via dell’evangelizzazione: lasciare che trapeli la luce, che trapeli la meraviglia di una grazia che libera e solleva l’animo, anche se non il corpo.

         Anche noi non teniamo per noi le piccole-grandi grazie che abbiamo ricevuto ma traffichiamole: diventeremo ‘testimoni di luce’.

         Si, gli ammalati possono essere testimoni di quella speranza di cui il mondo ha tanto bisogno.

 Commenti (3)Add Comment
...
Scritto da chicco di grano, 12 febbraio 2012, 17:58
Grazie ...Signore ,
del dono di avere accanto a me persone ammalate......
Assistendo loro ho imparato a essere felice e a rimanere "viva"accanto a chi muore....
Ogni volta che mi faccio prossima...vivo un'esperienza straordinaria(anche se molto impegnativa sotto tanti punti di vista)....
Sento di essere di fronte a un MISTERO..è come se lo toccassi...ed è come se la GRAZIA ci toccasse....
Non mancano momenti molto forti...toccanti...situazioni drammatiche ..in cui senti di avere forte ...il bisogno di un sostegno spirituale,che mi aiuta a percepire ...che non è allontanando la sofferenza che si può godere la gioia....
Ho sperimentato quali meravigliose felicità si conquistano portando un sorriso nel dramma...
Ho percepito grazie ad un profondo accompagnamento spirituale( di cui se ne ha sempre un grande bisogno)..che felicità e angoscia non sono in alternativa tra loro,..ma possono convivere..
La PREGHIERA in queste circostanze è un filo di collegamento fra assistente e ammalato molto importante...E' BELLO PREGARE INSIEME....te lo chiedono loro......
E quello che cerco di donare è ben poca cosa rispetto all'arricchimento e alla speranza che loro infondono in me.....

queste parole della Beata Chiara Luce Badano.....
"Ogni momento è prezioso e quindi non va sciupato,e se vissuto così tutto acquista un senso.Tutto viene ridimensionato,anche nei momenti più terribili,...se offerto a GESU'.Pertanto il dolore non va perduto,ma acquista un senso divenendo offerta a GESU'".....
mi sono di grande aiuto sia nel mio cammino personale ....sia nella mia vicinanza con gli ammalati......
...
Scritto da vale, 12 febbraio 2012, 14:06
PS: grazie don per le riflessioni
...
Scritto da vale, 12 febbraio 2012, 14:03
In questi giorni vedo come Dio abiti il cuore dell'ammalato e dei suoi cari, e come li coinvolga in via più diretta nel suo Mistero. E' un tempo vivo! Quando non mi chiudo e mi accosto a questo Mistero, con umiltà e senza paura di soffrire, allora ne avverto la grandezza, posso solo inchinarmi! Dio non abbandona!

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