IL
CATINO DI ACQUA SPORCA….
(
Madeleine Delbrel , francese del ‘900 convertita al cattolicesimo.
Ha coniugato in modo esemplare lo spirito contemplativo e quello
dell’azione sociale.
Se dovessi
scegliere una reliquia della tua Passione, Gesù
prenderei
proprio quel catino colmo d’acqua sporca.
Girare il mondo
con quel recipiente
e ad ogni piede
cingermi dell’asciugatoio
e curvarmi giù
in basso,
non alzando mai
la testa oltre il polpaccio
per non
distinguere i nemici dagli amici
e lavare i
piedi del vagabondo, dell’ateo, del drogato,
del carcerato,
dell’omicida, di chi non mi saluta più,
di quel
compagno per cui non prego mai,
in silenzio,
finché tutti
abbiano capito nel mio
il tuo Amore.
Abbiamo
iniziato la Quaresima nel segno della carità. Vivere la carità
verso gli altri ci appariva come una valida testimonianza della
nostra fede e ci sembrava un modo attuale per essere testimoni del
vangelo. In altre parole, per fare incontrare l’uomo con Gesù
Cristo.
I gesti di
carità si sono tramutati in fiori, tanto che l’allestimento del
deserto nella prima domenica di quaresima , si è tramutato in
giardino. Vogliamo consolidare questa convinzione: che il cuore della
nostra fede, reso sacramento nell’ Ultima Cena, consiste però nel
vivere la carità.
Madeleine
Delbrel come un buon samaritano dei sobborghi industriali di Parigi,
sceglie il segno del catino per la lavanda dei piedi come richiamo
all’essenza della carità.
Cosa può
volerci dire ancora il catino per la lavanda? Di che cosa dobbiamo
lavarci? In che cosa consiste la carità?
·
Madeleine
Delbrel vedeva in quel segno un atto universale. Lavare i piedi senza
guardare in faccia, perchè nei piedi siamo tutti uguali e la
carità deve sorpassare le differenze culturali e umane.
Gesù si è offerto per una salvezza universale e tale deve essere
l’orizzonte della nostra carità. Giovanni Paolo II diceva che la
via della Chiesa è l’uomo, ogni uomo, tutto l’uomo
e quindi anche noi dobbiamo metterci su questa strada.
·
Sant’
Agostino nei ‘Discorsi’ diceva che la carità della lavanda dei
piedi è riassunta nel perdonarsi
a vicenda e nel pregare gli uni per gli altri.
Ecco un altro modo di vivere la carità: saperci ‘guardare dentro’
nell’intimo della coscienza, riconoscere la nostra responsabilità,
ammettere il nostro egoismo e umilmente chiederci scusa.
Reciprocamente offrirci il perdono, con un gesto di accoglienza
rinnovata, come ha fatto Gesù durante la sua vita. Egli infatti
aveva detto: ‘non sono venuto per i giusti ma per i peccatori’.
Egli ha accolto ‘peccatori pubblici’ quali: Matteo Levi,
l’adultera, Zaccheo, il buon ladrone… Poi ancora, un primo modo
di vivere il perdono reciproco è quello di pregare anche per chi ci
ha offeso, lasciando a Dio il più giusto intervento risanatore e
invocando per tutti la conversione del cuore.
·
Infine
uno spunto sulla carità indicata dal segno del catino che lava, ci
viene da papa Benedetto, nella sua lettera sulla Quaresima.
o
Egli
scrive: “Il
«prestare attenzione» al fratello comprende altresì la premura per
il suo bene spirituale. E qui desidero richiamare un aspetto della
vita cristiana che mi pare caduto in oblio: la
correzione fraterna
in vista della salvezza eterna. Oggi, in generale, si è assai
sensibili al discorso della cura e della carità per il bene fisico e
materiale degli altri, ma si tace quasi del tutto sulla
responsabilità spirituale verso i fratelli… La tradizione della
Chiesa ha annoverato tra le opere di misericordia spirituale quella
di «ammonire i peccatori».”
o
Ma occorre molta
prudenza e sensibilità. Continua il papa: “Il
rimprovero cristiano, non è mai animato da spirito di condanna o
recriminazione; è mosso sempre dall’amore e dalla misericordia e
sgorga da vera sollecitudine per il bene del fratello.”
Gesù è quel servo mite e umile, che non spezza la canna incrinata ,
né spegne il lucignolo fumigante. Ma allo stesso tempo egli richiama
alla verità dell’uomo e incita al bene.
Continuiamo a vivere nella carità come via di
salvezza per la nostra anima e per essere testimoni dell’amore di
Dio salvatore dell’uomo.
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