“TUTTO E' COMPIUTO”
Sono queste le utlime parole di Gesù sulla croce, secondo il
vangelo di Giovanni.
Ma cosa significano?
·
Non una fine ma un’apice. Per cui il tono della
Passione secondo Giovanni, non è un tono tragico, votato al dolore, ma un tono
trionfale: Gesù è il re glorioso, il vittorioso.
·
Compimento delle Scritture: tanto che la
Tradizione cristiana vede tutte le Scritture come orientate verso questo
momento. Qui si compie la nuova ed eterna alleanza. In quel gesto sulla croce
sta l’atto salvifico per eccellenza della natura umana segnata dal ‘peccato
orginale’ e quindi bisognosa di redenzione.
·
Compimento del suo desiderio , ‘accendere un
fuoco’ , che possiamo vedere realizzato anche nel dono dello Spirito che è
Amore
·
Compimento di una missione personale. Quindi
coscienza di un successo interiore: sono stato fedele ai miei propositi
·
Compimento della Parola del Padre. A questo si
associa il gesto del reclinare il capo, prima di morire. Egli è sottomesso e
abbandonato alla parola del Padre. Disegno del Padre: che ogni uomo si salvi.
Quindi quali considerazioni davanti a questa frase?
UN INVITO ALL’ OBBEDIENZA CONTRO L’IMPERATIVO DELL’
AUTONOMIA
Gesù trova
una sua realizzazione , cioè una glorificazione, nell’obbedienza ad una Parola
del Padre e ad una vocazione. San paolo userà l’espressione ‘essere
sottomesso’. Questa accentuazione vuole ridurre le pretese autonomistiche della
persona. Abbiamo bisogno di obbedire e di sottometterci e non solo di essere
autonomi.
ANCHE LA MORTE HA UN SENSO CONTRO IL VITALISMO ESASPERATO
Arrivare
alla morte è doloroso e tragico, eppure può avere un senso. Si deve morire ad
un certo punto per raggiungere il proprio compimento. Lì c’è il dono totale di
oi stessi. Non è nel sogno impossibile di un eterno giovanilismo che sta la
nostra vita. Dobbiamo diventare dono con la morte di noi stessi.
|