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08-04-2012

“TUTTO E' COMPIUTO”

 

Sono queste le utlime parole di Gesù sulla croce, secondo il vangelo di Giovanni.

Ma cosa significano?

 

·      Non una fine ma un’apice. Per cui il tono della Passione secondo Giovanni, non è un tono tragico, votato al dolore, ma un tono trionfale: Gesù è il re glorioso, il vittorioso.

·      Compimento delle Scritture: tanto che la Tradizione cristiana vede tutte le Scritture come orientate verso questo momento. Qui si compie la nuova ed eterna alleanza. In quel gesto sulla croce sta l’atto salvifico per eccellenza della natura umana segnata dal ‘peccato orginale’ e quindi bisognosa di redenzione.

·      Compimento del suo desiderio , ‘accendere un fuoco’ , che possiamo vedere realizzato anche nel dono dello Spirito che è Amore

·      Compimento di una missione personale. Quindi coscienza di un successo interiore: sono stato fedele ai miei propositi

·      Compimento della Parola del Padre. A questo si associa il gesto del reclinare il capo, prima di morire. Egli è sottomesso e abbandonato alla parola del Padre. Disegno del Padre: che ogni uomo si salvi.

 

Quindi quali considerazioni davanti a questa frase?

 

UN INVITO ALL’ OBBEDIENZA CONTRO L’IMPERATIVO DELL’ AUTONOMIA

            Gesù trova una sua realizzazione , cioè una glorificazione, nell’obbedienza ad una Parola del Padre e ad una vocazione. San paolo userà l’espressione ‘essere sottomesso’. Questa accentuazione vuole ridurre le pretese autonomistiche della persona. Abbiamo bisogno di obbedire e di sottometterci e non solo di essere autonomi.

 

ANCHE LA MORTE HA UN SENSO CONTRO IL VITALISMO ESASPERATO

            Arrivare alla morte è doloroso e tragico, eppure può avere un senso. Si deve morire ad un certo punto per raggiungere il proprio compimento. Lì c’è il dono totale di oi stessi. Non è nel sogno impossibile di un eterno giovanilismo che sta la nostra vita. Dobbiamo diventare dono con la morte di noi stessi.

 

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