COL CUORE DI CRISTO
(omelia)
La figura del buon pastore, che Gesù ha amato
tanto, è il tema della nostra riflessione.
In questa figura Gesù si mostra come Dio stesso. Dice l’
Antico Testamento, ad esempio nel Sal 22: ‘il Signore è il mio pastore, mi
guida e non temo alcun male”. Quindi la figura del buon pastore è una figura
divina, nella quale posiamo contemplare il volto di Dio. E Gesù ce lo ha
manifestato con la stessa vita.
Prendiamo tre figure attuali che vogliono continuare ad
essere per l’uomo, un incontro con Gesù buon Pastore: il consacrato, il
missionario, il prete.
IL CONSACRATO è in fondo colui che continua a vivere secondo
le parole: ‘ho altre pecore che non sono di quest’ovile e anche queste devo condurre’.
Si il consacrato è colui che è stato chiamato, sente e sceglie di vivere con un
cuore allargato. Egli o ella, non si ferma sul singolo, ma ricorda che il cuore
di Dio è aperto a tutti, a ogni uomo, in particolare a coloro che sarebbero
meno apprezzabili: i peccatori, i poveri, gli afflitti. E’ stupefacente
scoprire che ad ogni latitudine ci sono persone che hanno consacrato il loro
cuore a Gesù e in nome suo, vogliono vivere aperte ad ogni persona: e le trovi
ad accogliere i bambini orfani in Eritrea, a parlare con barboni e alcolizzati
nelle metropolitane delle grandi città, che aprono le loro scuole a stranieri
di altre religioni, che scelgono di essere padri e madri di disabili. Si Dio ha
un cuore grande quanto il mondo e una casa grande quanto l’intera umanità e il
consacrato oggi è colui che apre il proprio cuore e la propria casa verso
chiunque.
IL MISSIONARIO. Gesù dice che le proprie pecore
‘ascolteranno la mia voce’. Ecco allora che la figura del missionario ci dice
di una desiderio e di un’impegno, anche gravoso per annunciare la Parola di
Dio. E’ un annuncio fatto con parole e opere. Troviamo oggi missionari che
vogliono offrire dei segni concreti innanzitutto, perchè il vangelo deve
parlare coi fatti, come diceva Annalena Tonelli in Somalia. Ci sono missionari
che la Parola di Dio la insegnano anche nelle scuole, come p Gorini , faentino
in Kenia, che prsto sarà tra noi, qui in Diocesi e in parrocchia. Ci sono
missionari che insegnano facendo oratorio come i nostir faentini in Perù e
altri che come sacerdoti annunciano la Parola celebrando il Sacrifico
Eucaristico a tutte le latitudini. Ma per tutti, in molti modi, è importnte che
‘cisacuna pecora ascolti la voce del proprio pastore’
IL PRETE. Cristo vuole che le pecore a diventino ‘un solo gregge e un solo
pastore’. Il prete è colui che persegue questo stesso obiettivo in nome di
Cristo. Ogni pecora è chiamata a entrare in comunione con le altre pecore, nell
‘unità di un solo gregge, ma anche facendosi a propria volta ‘un unico pastore’
cioè con un ruolo attivo nel mondo, a immagine del Buon Pastore. E il prete è
la figura di chi vuole condurre la comunità cristiana a viver l’ unità e la
missione in Cristo nel mondo. I preti si fanno promotori di molteplici azioni
per creare una comunione attiva nella fede, speranza e carità, per le pecore.
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“ Carissimi,
Riconosco che Dio mi ha accompagnato con pazienza e con premura nel mio sacerdozio,
offrendomi continuamente nuovi stimoli per entrare in amicizia con Lui. Ma devo soprattutto
all’esperienza particolare del ministero con le famiglie se ad un certo punto ho intravisto con
maggiore lucidità “la via di Dio” che passa attraverso la concretezza dell’amore: un amore caldo
e accogliente, un amore capace di commozione, di lacrime e di gioie indicibili, un amore carico di
stupore e di intuizioni, di tenerezza e di compassione.
Sento il bisogno di ringraziarvi perché non mi avete emarginato sul presbiterio, non mi
avete identificato con un ruolo, non mi avete sentito troppo “diverso” da voi, ma mi avete aperto la
porta della vostra casa, mi avete introdotto discretamente e con confidenza nel mondo complesso
della vostra relazione di amore, mi avete reso partecipe della fatica delle vostre differenze e della
gioia della vostra comunicazione. Mi avete permesso e insegnato a tenere in braccio i vostri
bambini, a farli ridere e a calmare i loro pianti.Questo mi ha aiutato a sentirmi “padre” più di tante
lezioni di teologia.
Mi avete comunicato la gioia che nasce dal dono reciproco e mi avete chiesto di esservi
vicini nei momenti di fatica. Mi avete accolto come un fratello e mi avete aiutato a liberarmi dai
condizionamenti del ruolo; e avete apprezzato e fatto maturare la mia “umanità aiutandomi a
capire che proprio questo è il luogo dove si manifesta il mistero di Dio. Il cammino fatto insieme e il
lavoro instancabile della grazia di Dio, mi spinge gradualmente dalla condizione di uomo “ versato
nelle scritture” e di “ministro di Dio” ( il “sapere” e il “fare” ) verso una grande serenità dove avverto
che il sapere e il fare scaturiscono dal sentirmi amato da Dio con un amore di misericordia e di
tenerezza, e dal sentirmi inserito in rete di relazioni umana nella quali si fa l’esperienza dell’amore
di Dio.
Io ringrazio Dio perché siete stati per me strumento della Sua Grazia:anche attraverso di
voi mi ha fatto capire che amare da prete nel nome del Signore non è così diverso dall’amare da
sposi, da genitori. E’ lo stesso amore che diventa accoglienza e tenerezza, pazienza e
sopportazione, gioia e sofferenza, croce e risurrezione. Grazie e che Dio vi benedica.…