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29-04-2012

COL CUORE DI CRISTO

 

(omelia) 

La figura del buon pastore, che Gesù ha amato tanto, è il tema della nostra riflessione.

In questa figura Gesù si mostra come Dio stesso. Dice l’ Antico Testamento, ad esempio nel Sal 22: ‘il Signore è il mio pastore, mi guida e non temo alcun male”. Quindi la figura del buon pastore è una figura divina, nella quale posiamo contemplare il volto di Dio. E Gesù ce lo ha manifestato con la stessa vita.

Prendiamo tre figure attuali che vogliono continuare ad essere per l’uomo, un incontro con Gesù buon Pastore: il consacrato, il missionario, il prete.

IL CONSACRATO è in fondo colui che continua a vivere secondo le parole: ‘ho altre pecore che non sono di quest’ovile e anche queste devo condurre’. Si il consacrato è colui che è stato chiamato, sente e sceglie di vivere con un cuore allargato. Egli o ella, non si ferma sul singolo, ma ricorda che il cuore di Dio è aperto a tutti, a ogni uomo, in particolare a coloro che sarebbero meno apprezzabili: i peccatori, i poveri, gli afflitti. E’ stupefacente scoprire che ad ogni latitudine ci sono persone che hanno consacrato il loro cuore a Gesù e in nome suo, vogliono vivere aperte ad ogni persona: e le trovi ad accogliere i bambini orfani in Eritrea, a parlare con barboni e alcolizzati nelle metropolitane delle grandi città, che aprono le loro scuole a stranieri di altre religioni, che scelgono di essere padri e madri di disabili. Si Dio ha un cuore grande quanto il mondo e una casa grande quanto l’intera umanità e il consacrato oggi è colui che apre il proprio cuore e la propria casa verso chiunque.

IL MISSIONARIO. Gesù dice che le proprie pecore ‘ascolteranno la mia voce’. Ecco allora che la figura del missionario ci dice di una desiderio e di un’impegno, anche gravoso per annunciare la Parola di Dio. E’ un annuncio fatto con parole e opere. Troviamo oggi missionari che vogliono offrire dei segni concreti innanzitutto, perchè il vangelo deve parlare coi fatti, come diceva Annalena Tonelli in Somalia. Ci sono missionari che la Parola di Dio la insegnano anche nelle scuole, come p Gorini , faentino in Kenia, che prsto sarà tra noi, qui in Diocesi e in parrocchia. Ci sono missionari che insegnano facendo oratorio come i nostir faentini in Perù e altri che come sacerdoti annunciano la Parola celebrando il Sacrifico Eucaristico a tutte le latitudini. Ma per tutti, in molti modi, è importnte che ‘cisacuna pecora ascolti la voce del proprio pastore’

IL PRETE. Cristo vuole che le pecore  a diventino ‘un solo gregge e un solo pastore’. Il prete è colui che persegue questo stesso obiettivo in nome di Cristo. Ogni pecora è chiamata a entrare in comunione con le altre pecore, nell ‘unità di un solo gregge, ma anche facendosi a propria volta ‘un unico pastore’ cioè con un ruolo attivo nel mondo, a immagine del Buon Pastore. E il prete è la figura di chi vuole condurre la comunità cristiana a viver l’ unità e la missione in Cristo nel mondo. I preti si fanno promotori di molteplici azioni per creare una comunione attiva nella fede, speranza e carità, per le pecore.

 Commenti (2)Add Comment
...
Scritto da due sposi......, 30 aprile 2012, 09:23
Lettera di un prete a una coppia di sposi:
“ Carissimi,
Riconosco che Dio mi ha accompagnato con pazienza e con premura nel mio sacerdozio,
offrendomi continuamente nuovi stimoli per entrare in amicizia con Lui. Ma devo soprattutto
all’esperienza particolare del ministero con le famiglie se ad un certo punto ho intravisto con
maggiore lucidità “la via di Dio” che passa attraverso la concretezza dell’amore: un amore caldo
e accogliente, un amore capace di commozione, di lacrime e di gioie indicibili, un amore carico di
stupore e di intuizioni, di tenerezza e di compassione.
Sento il bisogno di ringraziarvi perché non mi avete emarginato sul presbiterio, non mi
avete identificato con un ruolo, non mi avete sentito troppo “diverso” da voi, ma mi avete aperto la
porta della vostra casa, mi avete introdotto discretamente e con confidenza nel mondo complesso
della vostra relazione di amore, mi avete reso partecipe della fatica delle vostre differenze e della
gioia della vostra comunicazione. Mi avete permesso e insegnato a tenere in braccio i vostri
bambini, a farli ridere e a calmare i loro pianti.Questo mi ha aiutato a sentirmi “padre” più di tante
lezioni di teologia.
Mi avete comunicato la gioia che nasce dal dono reciproco e mi avete chiesto di esservi
vicini nei momenti di fatica. Mi avete accolto come un fratello e mi avete aiutato a liberarmi dai
condizionamenti del ruolo; e avete apprezzato e fatto maturare la mia “umanità aiutandomi a
capire che proprio questo è il luogo dove si manifesta il mistero di Dio. Il cammino fatto insieme e il
lavoro instancabile della grazia di Dio, mi spinge gradualmente dalla condizione di uomo “ versato
nelle scritture” e di “ministro di Dio” ( il “sapere” e il “fare” ) verso una grande serenità dove avverto
che il sapere e il fare scaturiscono dal sentirmi amato da Dio con un amore di misericordia e di
tenerezza, e dal sentirmi inserito in rete di relazioni umana nella quali si fa l’esperienza dell’amore
di Dio.
Io ringrazio Dio perché siete stati per me strumento della Sua Grazia:anche attraverso di

voi mi ha fatto capire che amare da prete nel nome del Signore non è così diverso dall’amare da
sposi, da genitori. E’ lo stesso amore che diventa accoglienza e tenerezza, pazienza e
sopportazione, gioia e sofferenza, croce e risurrezione. Grazie e che Dio vi benedica.…
...
Scritto da due sposi......, 30 aprile 2012, 00:39
Lettera di due sposi al loro parroco

Grazie perché ti incontriamo sulle nostre strade, uomo tra gli uomini, con le tue stanchezze e con i tuoi slanci, gli impegni pressanti e il tempo del silenzio.
Grazie per quando ci sei, tra i bambini e gli anziani, accanto agli ammalati e con i giovani, nelle case e nelle famiglie a condividere la gioia, portare insieme il peso di un dolore, sostenere in un momento di fatica.
Grazie perché la tua vocazione illumina la nostra e la apre a nuovi orizzonti: perché il tuo essere tutto per Dio e a servizio di tutti ci ricorda che il nostro essere l’uno per l’altra non è fine a se stesso, non è solo per la nostra gioia, ma è dono da condividere, porta da aprire, cammino verso il Regno.
Permettici, per l’affetto che ti portiamo, di farti riflettere su alcune cose che ci stanno a cuore. Capita sempre più spesso di vederti correre trafelato da una riunione all’altra, da una messa a un incontro di catechesi, da una programmazione a una conferenza…nel cuore l’ansia del tempo che scorre e troppe cose da ricordare nella mente. Anche la nostra è una vita di fretta, di corse, di mille attività, dal lavoro alla casa, ai bambini da seguire nei compiti o da accompagnare qua e là, e poi le riunioni a scuola, gli impegni che portiamo avanti nella società o nella comunità cristiana. Per certi versi viviamo i medesimi ritmi frenetici e travolgenti. Ma il nostro essere coppia (e poi famiglia con i figli) ci mette continuamente a confronto con i rischi di questo tipo di vita. Se facciamo mille cose, ma senza guardarci e ascoltarci, ci sentiamo soli e vuoti. Se la nostra comunicazione si limita per troppo tempo allo scambio di informazioni funzionali alla quotidianità, scende il gelo nel cuore. Se prendiamo decisioni da soli, ben presto ci sentiamo lontani l’uno dall’altra. Se durante la giornata non troviamo un momento per fermarci ad ascoltare o a raccontare con partecipazione, alla sera gli occhi dei bambini sono tristi e muti. Non possiamo rinunciare al dialogo, al confronto, allo scambio, alla discussione. Abbiamo bisogno di relazione, di incontro vero con chi ci vive accanto.
Non è lo stesso anche per te? Puoi rinunciare alla comunicazione profonda, alla condivisione dei sentimenti, all’amicizia, senza pagarne un prezzo? Noi crediamo di no! Chiediamo per te al Signore la capacità di fermarti prima di dover dire “Oggi ho organizzato molte cose, tenuto tre riunioni, ma non ho nessuno”. Che tu abbia amici veri e sappia essere un amico per chi ti cerca. Che tu riesca ad ascoltare e che trovi chi ti ascolta. Che le persone abbiano sempre il primo posto.
Se una parte dei tuoi mille impegni sono dovuti alla nostra “pigrizia” di laici, al nostro pretendere di averti sempre dappertutto, te ne chiediamo scusa. A volte però abbiamo la sensazione che tu faccia fatica a darci piena fiducia; altre volte hai paura di scomodarci, di chiedere troppo, di “stufare”. A noi sembra che per i cristiani di oggi non sia più il tempo della delega: non rinunciare a provocarci, a richiamarci alla nostra corresponsabilità nel cammino della Chiesa! Non limitarti a chiederci di impegnarci in questo quel servizio: vorremmo discutere, progettare, decidere insieme a te, come si fa in una famiglia. Solo se vivremo di più lo stile del dialogo e della compartecipazione, la Chiesa sarà davvero famiglia di famiglie!
Siamo contenti di averti incontrato, fratello sacerdote, parroco, missionario, diacono, vescovo, assistente spirituale, insegnante, amico. Siamo contenti di camminare con te sulle strade degli uomini, con lo sguardo rivolto alla casa del Padre.
Il Signore ti benedica!


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