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Sant’Umiltà PDF Stampa
29-06-2012
Sant'Umiltà nasce con il nome di Rosanese Negusanti nel 1226 a Faenza.
Figlia di persone benestanti, a 15 anni si interroga seriamente sulla sua vita mentre intorno a lei potere e ricchezza movimentano gli animi e le strade.  Prega, chiede consigli fino a decidere di entrare in convento. Qui incontra l’ostacolo dei genitori e così il suo desiderio sfuma. Alla morte improvvisa del padre, per non abbandonare la madre, sposa un giovane della sua età, Ugolotto Caccianemici, e vive felice i primi anni di matrimonio. Iniziano presto grandi sofferenze: nascono 2 bambini che muoiono in tenera età; dopo poco muore anche la mamma di Rosanese e, infine il marito Ugolotto si ammala gravemente. La moglie gli resta vicino, mentre nel suo cuore torna forte il richiamo alla vita religiosa. Dopo anni di sofferenze Ugolotto capisce la vera vocazione della moglie e acconsente di farla entrare nella comunità delle monache di Santa Perpetua a Faenza. Riceve il nome di Umiltà e si dedica al silenzio e alla preghiera. Continua intanto a interrogarsi su quale sia la sua strada. Viene accolta nella comunità delle Clarisse, poi dallo zio Niccolò, che la accoglie nella sua casa. Qui compie il suo primo miracolo, attestato dagli agiografi, guarendo un monaco della comunità benedettina di S. Apollinare in Arco, nei pressi della città. Riconoscente per la guarigione del monaco, l’abate gli offre ospitalità in una cella adiacente alla chiesa del monastero. Siamo nel 1254. Qui Umiltà entra a contatto con la spiritualità vallombrosana nata dal monaco fiorentino Giovanni Gualberto; vita monastica, santità di vita, feltà radicale al Vangelo, e alla regola di San Benedetto. È in questa spiritualità che Umiltà trova il suo spazio. Prega a lungo in solitudine, medita, adora, fa penitenza, ma ascolta anche chi viene a lei per un consiglio o per udire la Parola di Dio. Dai lunghi anni di preghiera, ed intensissima esperienza mistica, germogliano i “sermoni”. Sono numerose le giovani che seguendo il suo esempio desiderano consacrarsi a Dio. Il Vescovo di Faenza, insieme all'abate di Vallombrosa, le chiede di uscire dall’eremo per fondare una comunità monastica. Siamo nel 1266: Umiltà ha 40 anni e, anche per ispirazione della Vergine accoglie la richiesta; nasce il Monastero dedicato a Maria fuori dalle mura della città. Dopo 16 anni, nel 1281, su ispirazione divina e per richiesta delle autorità religiose, Umiltà si reca a Firenze per fondare un’altra Comunità monastica che dedica a san Giovanni Evangelista. La sua fama di santità si diffonde presto anche a Firenze, e in tutta la Romagna. Muore il 22 maggio  1310 a Firenze, dove viene sepolta nella chiesa del monastero dedicato a San Giovanni Evangelista. Ancora oggi il suo corpo, pressoché intatto, riposa a Bagno a Ripoli, sulle colline fiorentine, nel Monastero vallombrosano dello Spirito Santo.


Diocesi di
Faenza – Modigliana:

Germogli di Santità
della nostra terra


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Sant'Umiltà

Se lei è diventata
santa, perché non posso
diventarlo anch’io?

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