La Chiesa
celebra la nascita di tre persone: Gesù, Maria e Giovanni Battista. Oggi, in particolare, quella di san Giovanni. Egli era
colui di cui Gesù disse: ‘tra i nati di donna non c’è nessuno più grande di
Giovanni battista’. E’ stato gesù stesso ad indicarci la grandezza della sua
figura di precursore del Messia o di ‘passaggio’ dall’ Antico testamento al
Nuovo Testamento.
Ricordiamo
che per la Chiesa sono diventate più importanti le date della seconda nascita,
quella al Cielo, cioè le ricorrenze di morte dei santi e dei martiri. Ma
restiamo a riflettere sulla nascita terrena: di Giovanni Battista e nostra.
Cosa emerge dalle letture?
LA NASCITA
Il brano
del Vangelo annota innanzitutto lo stupore per la nascita. Il fatto era
eccezionale vista l’età avanzata di Elisabetta. La gente riconosce in quel
fatto un intervento di Dio ‘che usa misericordia’. Il tutto è vissuto in un
clima di gioia.
Come non
ricordare la nostra nascita con stupore e gioia? Dio ha compiuto grandi cose
anche in noi! Come non essere grati ogni giorno per la nostra vita? E’ doveroso
festeggiare il compleanno anche con questo scopo!
Ma in
questa occasione vogliamo pregare anche per coloro che, come Elisabetta, non
riescono a coronare il loro desiderio di maternità. Tante sono le cause che si
potrebbero scoprire e altre sono ignote, ma comunque in molte donne ( e
relativi mariti) emerge un grande dolore. Lasciamo alla scienza il compito di
risolvere i blocchi naturali, anche se non vogliamo una scienza e una
tecnologia che supera l’umano, che si sostituisce all’atto naturale, che va
oltre l’essere coppia maschile femminile. Così Dio ha creato il mondo!
Chiediamo alla misericodia di Dio che intervenga soprattutto nei cuori queste
persone sofferenti perchè non si chiudano nel loro dolore. Chiediamo a Dio che
rassereni il loro cuore e gli faccia vivere una dimensione di paternità e
maternità diversa, aperta anche a forme quali l’adozione di un bambino,
l’affido, l’accoglienza di una ragazza madre, l’accoglienza di bambini con
handicap o problemi… ma anche la maternità spirituale verso tante creature
bisognose di cure educative, nella loro crescita umana e cristiana. Grande è la
missione del generare alla vita!
IL NOME
Il brano
evangelico ruota poi attorno alla questione del nome. E’ questa una realtà
importante che va oltre l’intesa di coppia (decidere insieme) o sull’estetica
del nome (bello o brutto). Il nome in realtà rimanda in ultimo a Dio. Qui,
nell’episodio di Zaccaria al tempio (che abbiamo letto ieri sera) emerge con
chiarezza. Dio aveva detto come si sarebbe dovuto chiamare e alla fine ciò si
realizzerà. Ma cosa vuole dire?
Facciamo un primo passo per
capire: nella cultura ebraica e ancora in molte culture, si va alla ricerca del
significato del nome. Ogni nome veniva prima di tutto capito nel suo senso. Noi
oggi siamo troppo schiavi delle mode televisive o di nostre intuizioni
soggettive (inventiamo i nomi), ma ogni nome ha dei significati, nell’origine
lessicale o anche nelle figure che evoca. Forse anche noi dovremmo ricuperare questo
passaggio: la ricerca di un senso del nome. Anche perchè il lasciarci guidare
solo da mode televisive o del momento rischia di metter i nostri figli nel
ridicolo, quando le mode passano. Là dove invece ci sono significati importanti
o figure intramontabili, come i santi, questo darà a loro maggiore sicurezza.
Ma il secondo passo, per spiegare
il brano, è quello di cogliere, che Dio ha creato quella persona con un’identità originale e aperta all’amore,
quindi destinataria di una missione particolare, unica. Proprio il significato
del nome sembrava svelarlo. In Gesù ciò è lampante: Dio ci salva. Così ciascuno
di noi è in Dio amato, nella nascita, ma anche chiamato a scoprirsi portatore
d’amore , per una missione importante, magari piccola, ma unica, indispensabile,
che solo lui può fare.
Educare
alla vita quindi sarà anche educare a scoprire questa propria vocazione, cioè
chiamata per una missione. Sarà un educare a scoprire che questa missione, che
nasce da Dio, ci realizza pienamente in ciò che siamo. E’ una scoperta da fare
pian piano, andando oltre il nostro io egoistico e cercando di scoprire, come
veri archeologi, il nostro io più profondo e vero.