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15-07-2012
I TRE TEMPI
La Parola di Dio di oggi ci presenta tre ‘momenti’ fondamentali dell’azione di Dio verso di noi. Egli prima di tutto ci chiama, poi ci convoca, poi ci invia in missione. Diciamo subito che il vivere da cristiani significa rispondere di ‘si’ a tutti e tre i momenti: quello della chiamata, quello della convocazione e quello della missione.

 

 

* Nella prima lettura abbiamo ascoltato la chiamata di Amos, un mandriano della giudea, che pur nella sua semplicità viene chiamato da Dio. Come Amos anche noi siamo chiamati dal Signore. Oggi, per venire qui, Dio ci ha chiamato nel nostro spirito e noi gli abbiamo detto di SI e siamo stati bravi! Il fatto di essere chiamati da Dio significa che ci conosce, che ci guarda, che ha fiducia in noi, che ci vuole con sé. In una parola, qualcuno ha detto: ‘siamo chiamati perchè siamo amati’. Ringraziamo Dio per il buon pensiero e sentimento che ha verso di noi.

* Poi c’è un secondo momento: la convocazione. Dio ci vuole insieme, come comunità. Come siamo riuniti adesso, qui, in assemblea a Messa, così Egli vuole che viviamo da fratelli ovunque. Bianchi con neri, ma anche neri dei vari paesi tra di loro e insieme anche quelli di lingue e tribù diverse. Dire SI a Gesù è accettare l’altro come fratello. Così mercoledì 18 realizzeremo alla sera una bella festa fra tutte le razze unite nel nome di Gesù. Siete invitati per vivere da fratelli!

* Infine il terzo momento è la missione. Gesù, come i primi discepoli, ci invia ancora,  a due a due, come suoi collaboratori nella missione. Egli ci da anche una grazia speciale per  lottare contro i demoni e il male, per annunciare i suoi insegnamenti e per riuscire a stare accanto ai malati. Allora noi diciamo di SI se annunciamo Gesù  a chi incontriamo: ai nostri amici che lo hanno dimenticato, alle persone di un’altra nazionalità che magari non lo conoscono, ai bambini che vogliono crescere da buoni cristiani. Facciamolo con le parole, ma anche con l’esempio di vita, soprattutto con la vicinanza nel dolore, per combattere il male e aprire alla salvezza che Cristo offre.

 

Viviamo allora da buoni cristiani dicendo, contemporaneamente:  si alla chiamata personale, si alla comunità in fraternità, si alla missione di annuncio del nome di Gesù.


 Commenti (3)Add Comment
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Scritto da Don Massim, 16 luglio 2012, 10:36
Grazie a tutti dei bei commenti. Continuiamo a comunicare. Credo che la 'nuova evangelizzazione' e l'essere missionari, potrà realizzarsi se coltiviamo ' la prima casa' quello dell'abitare con Gesù nel nostro cuore. Più Lui è vero e vivo dentro di noi, più lo faremo trasparire in modo attuale. A risentirci.
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Scritto da m.e., 15 luglio 2012, 17:55
Inevitabilmente, allora, viene da chiedersi, e non senza trepidazione, quale sarà la "novità" della ."nuova evangelizzazione" in cui la Chiesa cattolica sta riponendo fiducia e investendo forze. Il Dio di Gesù, che è lo stesso Dio di Amos e degli altri profeti, domanda oggi alla sua Chiesa una predicazione difficile. Non perché agli uomini e donne dei cinque continenti debbano essere imposti pesi che non possono portare, ma perché la missione deve compiersi non con la forza del potere, ma con l'esempio evangelico, con la forza di una parola che attesti l'autenticità di chi la pronuncia. Una Chiesa che si prepara a celebrare un Sinodo per la "nuova evangelizzazione" sarà capace di lasciarsi interpellare a fondo dalla pretesa missionaria del suo maestro e Signore?
Dalla lettera di Paolo ai cristiani di Efeso, viene però un'altra prospettiva a partire dalla quale guardare alla Chiesa e alla sua missione, quella della grande economia di Dio che procede dal suo amore e dalla sua provvidenza. Fin dalla creazione, Dio accompagna l'umanità e, nella pienezza dei tempi, ha voluto dimostrare il suo amore attraverso Gesù, il suo Cristo chiamato dalla morte alla gloria, e attraverso l'effusione del suo Spirito. La predicazione del Regno arriva così alla sua pienezza. Una pienezza non più solo promessa, ma anche garantita dalla forza stessa di Dio. Al centro dell'evangelizzazione, allora, non può che esserci la celebrazione dell'eucaristia, luogo missionario per eccellenza, in cui coloro che ascoltano il Vangelo della loro salvezza, credono in esso, ricevono il sigillo dello Spirito e vengono fatti partecipi di un'eredità che non è solo per loro.................
(commento di Marinella Perroni, docente di N.T.)




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Scritto da ........, 15 luglio 2012, 17:45
Partono i discepoli a due a due. E non ad uno ad uno. Perché, se è solo, l'uomo è portato a dubitare perfino di se stesso. La prima predicazione è senza parole, è già in questo accompagnarsi, l'uno al passo dell'altro. Partono forti di una parola e di un amico: ordinò loro di non prendere nient'altro che un bastone. Solo un bastone a sorreggere il passo e un amico a sorreggere il cuore. Un bastone per appoggiarvi la stanchezza, un amico per appoggiarvi la solitudine.

Che cosa impariamo da questo vangelo di oggi. Credo che la cosa più importante è capire che tutti siamo missionari. Tutti noi il Signore manda, ci manda ad annunziare la gioia di essere cristiani, di essere uomini della speranza, uomini redenti da lui. Non tutto nella vita andrà sempre bene. Anche noi troveremo sul nostro cammino delle persone davanti alle quali scuoteremo, con amore, la polvere dai nostri piedi. Ma proprio in quei momenti difficili, in quei momenti salvifici potremo unirci più profondamente a lui. Facciamoci un proposito, un piccolo proposito per questa settimana. Proveremo ad essere i missionari nelle nostre piccole cose d’ogni giorno".




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