STRANEZZE? (omelia domenica 29 luglio)
Il brano del
vangelo racconta il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei
pesci. Questo brano presenta alcune ‘stranezze, attraverso le quali
possiamo capire il valore di questo segno di Gesù, come lo chiama
Giovanni. Segno significa gesto che rivela l’identità di Gesù.
La prima stranezza sta nel fatto che tanta gente
sia radunata attorno a Gesù, senza essersi preoccupata di portare
con sé, neanche una merendina! Certamente qui il pensiero va
all’esperienza del popolo d’Israele nel deserto del Sinai. Lì
Dio mandò la manna. Anche qui c’è un popolo numeroso, un popolo
che vuole incontrare Gesù e per questo ‘dimentica’ altre
necessità, come quelle del corpo. Questo popolo sente più urgente
ascoltare la Parola di Gesù e attingere dalla sua ‘potenza’.
Così, anche oggi vogliamo scorgere che tra le necessità dell’uomo
non c’è solo quella del cibo e del divertimento. L’uomo ha
bisogno di un senso per viver, ha bisogno di valori fondamentali sui
quali costruire la convivenza, ha bisogno di un ‘amore grande come
Dio’, ha bisogno di ergersi verso l’infinito, ha bisogno di una
‘potenza’ che viene dall’alto. Gesù ama questo popolo, ha
compassione di esso perché riconosce con simpatia che essi guardano
a Lui. Egli allora si preoccupa anche del loro bisogno corporeo.
La seconda stranezza sta nel fatto che Gesù non
compie subito il miracolo, come altre volte, ma comincia a fare
domande ai suoi discepoli. Attraverso queste domande emerge
l’impossibilità materiale di rispondere a quel bisogno. Perché la
tira tanto per le lunghe? Cosa accade nel frattempo? Attraverso
queste domande Gesù coinvolge i suoi discepoli nel problema,
nell’attenzione alla situazione, nel porsi degli obiettivi.
Qualcuno (l’unico che appare un po’ giudizioso, il più
organizzato, quello che per giustizia avrebbe dovuto dire: ‘io ho
fatto la mia parte e gli altri no! Che vogliono?) si sente chiamato
tanto in causa da offrire la propria ‘merendina’! Tutti sono
chiamati a ‘giocarsi’ sulle parole di Gesù che comincia a
mettere in pratica la distribuzione. Ecco emerge la volontà o
necessità di Cristo di agire attraverso l’uomo, attraverso di noi.
Ho guardato
le grandi miserie del mondo:
bambini che muoiono di fame,
ingiustizie e sofferenze sui poveri e folle sterminate
che ancora
non conoscono il Vangelo.
Allora ho pregato Dio con dolore,
quasi con rabbia,
e gli ho urlato:
" Dio, perché non fai
niente?"
Lui mi ha risposto, sospirando:
" Io ho
fatto quello che dovevo fare!" " Ma...cosa hai fatto se
tanta gente..."
Con pazienza ferma, mi ha chiuso la bocca,
per
non farmi continuare a sbagliare.
Poi, quasi piangendo, mi ha
sussurrato:
" Per questi miei figli che soffrono,
io ho
fatto te".
Papa Benedetto ci
dice nella lettera Caritas in Veritate:
“L'uomo è
posto davanti alla stupefacente esperienza del dono, cioè alla
gratuità. La gratuità è presente nella vita umana in molteplici
forme, spesso non riconosciute a causa di una visione solo
produttivistica e utilitaristica dell'esistenza. Farsi dono è
vertice dello sviluppo dell’amare. Da qui si genera la comunione
umana.
Infine la terza
stranezza: Le folle finalmente acclamano Gesù come Messia, lo
vogliono fare re…. E lui scappa. I conti non tornano. Perché? Cosa
c’è che non va? Non va che l’atto di fede dell’uomo significhi
piegare Dio alle proprie volontà terrene e materiali trascurando il
resto. “ Si cerca la consolazione di Dio e non il Dio delle
consolazioni”. E’ diverso. Ma chi è allora veramente Gesù? Cosa
dobbiamo capire ancora? Abbiamo ancora tanta strada da fare per
rintracciare dove Gesù si è nascosto, là sul monte. Saliamo
anche noi sul monte, in preghiera per scrutare il mistero divino e
non piegarlo ai nostri voleri.
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Grazie infinite....