PANE DI VITA (omelia)
Quando
pronunciamo la preghiera del Padre Nostro diciamo: ‘Dacci oggi il
nostro pane quotidiano’. Oggi nel Vangelo Gesù dice, ‘io sono
il pane disceso dal cielo’ e più avanti ‘io sono il pane della
vita’ e ancora ‘io sono il pane vivo disceso dal cielo, se uno
mangia di questo pane vivrà in eterno’. Quando preghiamo con il
Padre Nostro chiediamo, non solo il pane che sostenta il nostro
corpo, ma questo pane che è Gesù stesso.
E’ infatti la
relazione con Lui che risponde ai nostri bisogni spirituali. Questa è
la nostra fede: non rispettare delle regole, non fare delle cose, ma
avere un’amicizia con Gesù pane di vita.
Il contesto delle letture, soprattutto la prima, ci presenta un
uomo in crisi. Possiamo dire, crisi di fede, perché quando le cose
non vanno bene, come ad Elia, sorge il dubbio su Dio. E’ qui che si
colloca il dono di Dio, che col suo Figlio vuole farsi nostro cibo.
La relazione con Cristo produce in noi la forza di un amico che ci
consola, che ci sprona, che ci istruisce, soprattutto nei momenti di
crisi.
Ci
chiediamo infine cosa significhi ‘mangiare’ quel pane che è Gesù
stesso. Non pensiamo solo all’Eucaristia e alla Messa. Troppe volte
riduciamo il nostro rapporto con Gesù all’andare a incontrarlo a
Messa e a riceverlo nell’Ostia consacrata. C’è dell’altro.
Gesù è pane di vita con tutta la sua persona, per quello che ha
fatto e per quello che detto. Abbiamo quindi davanti a noi, un uomo,
che è Dio fattosi uomo, che ha vissuto gesti, ha provato sentimenti
e a pronunciato insegnamenti. Il ‘mangiare’ è il fare nostri
quegli stessi gesti, sentimenti e parole. Noi dobbiamo interiorizzare
Gesù, farlo entrare in noi, renderlo a noi familiare. Questo è
possibile con una frequentazione costante di Lui, leggendo il
Vangelo, ogni giorno, meditandolo, confrontandosi con altri fratelli
e sorelle di fede e pregando. Interiorizzandolo in noi, Gesù pane
vivo, ci trasmetterà la sua potenza per la vita.
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