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19-08-2012

Fame d'infinito (omelia)

* “Non ubriacatevi di vino che fa perdere il controllo, siate invece ricolmi dello Spirito

Partiamo da questa esortazione di san Paolo che sembra appropriata per questo tempo estivo, un momento che può diventare favorevole per gli eccessi e i vizi. Ma non vogliamo leggere questa esortazione tanto come un moralismo, da galateo. Certo c’è una questione importante che è quella del ‘perdere il controllo’ di noi stessi, che è una questione grave, spesso fonte di incidenti o abusi, violenze… come ascoltiamo tutti i giorni nei giornali, diventandone troppo indifferenti (è di oggi la notizia di un gruppo di giovani ‘sbronzi’ che davanti all’amico caduto in coma etilico, non hanno fatto nulla e questi è stato salvato per caso dalla polizia). Vogliamo davanti a questi fatti interrogarci e individuare vie educative, ma ancora prima , vogliamo scandagliare il cuore umano.

* Diversi operatori sociali cristiani, nonché sacerdoti pionieri nelle varie povertà, hanno rilevato che, secondo loro, la causa di abitudini malsane è da cogliere come ‘fame di Dio’. La ricerca di qualcosa che soddisfi il cuore infatti, non può essere colmata da ‘cose materiali’ o ‘ attività frenetiche’, le quali per definizione sono ‘cose limitate’. Il cuore umano cerca qualcosa di grande che solo Dio può colmare, in quanto Dio è l’assoluto. In questi giorni inizia il Meeting di Rimini, evento culturale di ispirazione cristiana, che ha come titolo ‘La natura dell’uomo è rapporto con l’infinito’. Questo titolo già si collega con quanto detto sopra. Certo ci sono ‘tendenze umane’ che si avvicinano al disadattamento, all’irrefrenabile, che hanno origini anche traumatiche, ma è anche provato che la relazione con Dio, l’infinito e l’assoluto, può riuscire anche a dare risposte a eventi traumatici e a ‘guarire’ la persona. Per qualcuno questa è la grande sfida di oggi: ‘ridare Dio ai giovani’ e a quelle generazioni figlie del consumismo che mettono tutte le soluzioni ai loro stati d’animo nell’avere, nell’apparire e nel piacere sensibile.

* Così ancora questa domenica abbiamo letto il cap 6 di Giovanni in cui Gesù , a più riprese, si presenta come ‘vero cibo e vera bevanda’. Egli ci nutre e ci disseta nell’ascolto della sua Parola e nel farsi cibo eucaristico e nel vivere il suo corpo mistico che è la Chiesa. Vorrei però sottolineare, questa domenica, il presupposto essenziale al nutrirsi di Gesù. Prima della meditazione, prima della comunione eucaristica, viene la comunione spirituale. La comunione spirituale è mossa da quegli stati d’animo e da quelle convinzioni interiori che sono il desiderio di incontrare Gesù, di capirlo un po’ di più , di volergli bene con devozione, di provare a seguirlo. Diciamo che se non c’è questa disposizione diventano vane le nostre meditazioni, false le nostre eucaristie, formali le nostre assemblee. La comunione spirituale è basilare ed è un’opportunità e un invito offerto a tutti: chi sa di non poter ricevere la Comunione Eucaristica, che non si sente degno di accostarsi a Gesù, chi si sente ‘poco credente’ sa che può fare un grosso passo verso di Lui coltivando le disposizioni della comunione spirituale. Ripeto: il desiderio, la devozione, l’ascolto, l’invocazione, il pentimento.


 Commenti (2)Add Comment
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Scritto da Don Massimo Goni, 24 agosto 2012, 08:59
Grazie ha chi ha inviato questa testimonianza che è molto vera e corretta dal punto di vista del cammino religioso. Invito tutti i divorziati risposati che vogliono continuare a vivere in Cristo di scoprire le vie delle fede e dell'appartenenza alla Chiesa. La fede non si riduce ad un 'irregolare' o 'irregolare', o a un 'Comunione sì' o 'Comunione no', ma è innanzitutto un cammino interiore e comunitario dietro a Gesù. Consiglio di parlarne con un qualche prete o suora. Ricordo che anche la Pastorale Diocesana per la Famiglia ha delle iniziative in atto.
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Scritto da ......., 20 agosto 2012, 10:59
queste riflessioni ,sopratutto l'ultima parte ,sono una boccata d'ossigeno,per chi vive il dramma della separazione coniugale ....situazione ..ahime molto diffusa ...in quest'epoca....carente di dialogo....di relazioni....di sacrificio.....e riporto una testimonianza letta ..per me molto significativa:..

Due separati risposati
Noi siamo divorziati e risposati, in quella condizione che viene definita dalla Chiesa come "situazione irregolare". Ci siamo conosciuti quando eravamo ormai quarantenni con figli e un divorzio alle spalle.
Tutti e due credenti, abbiamo deciso di stare insieme seguendo le regole della Chiesa: "l'esclusione dal sacramento dell’Eucaristia e della riconciliazione".
Non è stato facile accettare questa situazione, la sofferenza di rimanere seduti nel banco mentre gli altri si accostano all’Eucaristia è veramente grande, comunque in quei momenti ci sentiamo ancora più vicini alla croce di Cristo ed abbracciati dalla sua grande misericordia.
Abbiamo così cercato di percorrere le due vie indicate dal Magistero: quella canonica, che prevede il processo ecclesiastico per la dichiarazione di nullità, e quella pastorale, che comporta l’impegno all’interno della Chiesa anche se divorziati risposati.
Entrambi abbiamo intentato una causa di nullità presso il Tribunale Ecclesiastico, un percorso impegnativo e molto pesante ma unica via possibile per uscire dalla condizione di irregolari e poter celebrare il sacramento del Matrimonio.
Mia moglie ha avuto la sentenza di nullità dopo tre anni, io invece ho superato il primo grado ma non il secondo e dovrei affrontare il terzo grado presso la Rota Romana, ma in questo momento siamo esausti e non ce la sentiamo.
Il secondo cammino è stato possibile soprattutto grazie al nostro vescovo, molto sensibile a queste situazioni.
In questi anni abbiamo partecipato a varie iniziative proposte sia a livello regionale che nazionale, riguardanti i separati e divorziati che desiderano fare un cammino di fede e rimanere all'interno della Chiesa.
Ci siamo confrontati con altre persone nella nostra situazione, e abbiamo sempre riscontrato una grande sofferenza che ci accomuna per il fallimento del matrimonio in cui tutti abbiamo creduto ed anche una grande volontà di continuare a vedere la Chiesa come "Madre" e non "matrigna" nei nostri confronti.
In collaborazione con l'Ufficio Famiglia, quattro anni fa è iniziato nella nostra Diocesi un cammino di preghiera con... "separati, divorziati e coppie regolari" che ha coinvolto nel tempo parecchie persone in questa situazione e chi, pur regolare, è molto vicino a queste problematiche.
Ci auguriamo che il cammino che si sta già facendo all'interno della Chiesa per accogliere chi si trova in queste situazioni si possa ampliare ed evolvere sempre più nel rispetto della "Verità" e della "Carità".
Carlo e Maria Grazia
Liberamente tratto da: Se un amore muore,

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