Fame d'infinito (omelia)
* “Non ubriacatevi di vino che fa perdere il controllo,
siate invece ricolmi dello Spirito”
Partiamo da questa esortazione di san Paolo che sembra appropriata
per questo tempo estivo, un momento che può diventare favorevole per
gli eccessi e i vizi. Ma non vogliamo leggere questa esortazione
tanto come un moralismo, da galateo. Certo c’è una questione
importante che è quella del ‘perdere il controllo’ di noi
stessi, che è una questione grave, spesso fonte di incidenti o
abusi, violenze… come ascoltiamo tutti i giorni nei giornali,
diventandone troppo indifferenti (è di oggi la notizia di un gruppo
di giovani ‘sbronzi’ che davanti all’amico caduto in coma
etilico, non hanno fatto nulla e questi è stato salvato per caso
dalla polizia). Vogliamo davanti a questi fatti interrogarci e
individuare vie educative, ma ancora prima , vogliamo scandagliare il
cuore umano.
* Diversi operatori sociali cristiani, nonché sacerdoti pionieri
nelle varie povertà, hanno rilevato che, secondo loro, la causa di
abitudini malsane è da cogliere come ‘fame di Dio’. La ricerca
di qualcosa che soddisfi il cuore infatti, non può essere colmata da
‘cose materiali’ o ‘ attività frenetiche’, le quali per
definizione sono ‘cose limitate’. Il cuore umano cerca qualcosa
di grande che solo Dio può colmare, in quanto Dio è l’assoluto.
In questi giorni inizia il Meeting di Rimini, evento culturale di
ispirazione cristiana, che ha come titolo ‘La natura dell’uomo è
rapporto con l’infinito’. Questo titolo già si collega con
quanto detto sopra. Certo ci sono ‘tendenze umane’ che si
avvicinano al disadattamento, all’irrefrenabile, che hanno origini
anche traumatiche, ma è anche provato che la relazione con Dio,
l’infinito e l’assoluto, può riuscire anche a dare risposte a
eventi traumatici e a ‘guarire’ la persona. Per qualcuno questa è
la grande sfida di oggi: ‘ridare Dio ai giovani’
e a quelle generazioni figlie del consumismo che mettono tutte le
soluzioni ai loro stati d’animo nell’avere, nell’apparire e nel
piacere sensibile.
* Così ancora questa domenica abbiamo letto il cap 6 di Giovanni
in cui Gesù , a più riprese, si presenta come ‘vero cibo e vera
bevanda’. Egli ci nutre e ci disseta nell’ascolto della sua
Parola e nel farsi cibo eucaristico e nel vivere il suo corpo mistico
che è la Chiesa. Vorrei però sottolineare, questa domenica, il
presupposto essenziale al nutrirsi di Gesù. Prima della meditazione,
prima della comunione eucaristica, viene la comunione
spirituale. La comunione spirituale è mossa da quegli stati
d’animo e da quelle convinzioni interiori che sono il desiderio di
incontrare Gesù, di capirlo un po’ di più , di volergli bene con
devozione, di provare a seguirlo. Diciamo che se non c’è questa
disposizione diventano vane le nostre meditazioni, false le nostre
eucaristie, formali le nostre assemblee. La comunione spirituale è
basilare ed è un’opportunità e un invito offerto a tutti: chi sa
di non poter ricevere la Comunione Eucaristica, che non si sente
degno di accostarsi a Gesù, chi si sente ‘poco credente’ sa che
può fare un grosso passo verso di Lui coltivando le disposizioni
della comunione spirituale. Ripeto: il desiderio, la devozione,
l’ascolto, l’invocazione, il pentimento.
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