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briciola 01-10-2012 PDF Stampa
01-10-2012

UNA PORTA APERTA? (omelia 30-09)

            E’ bello essere cristiani e scoprire la via della comunità. Continuiamo a seguire gli insegnamenti di Cristo con la forza della fede.

            Il vangelo di oggi continuano a presentare il discorso esigente di Gesù rivolto a noi fedeli. Già da qualche domenica abbiamo già sentito che il suo invito è quello di seguirlo anche ‘in salita’, anche sulla nostra ‘via crucis’. Oggi vorrei vedere come stiamo camminando insieme animati dalla fede. Spesso nei cammini estivi coi ragazzi succede che si creano diversi gruppi: i veloci, i lenti, ecc. Come stiamo tra noi in relazione alla fede di ciscuno?

            Stiamo per inaugurare un anno dedicato alla fede. E’ bello leggere nella lettera di indizione del papa Benedetto, che ‘la porta della fede è sempre aperta’. Ci troviamo quindi nella possibilità di entrare , magari anche adesso, per la grazia di Dio e per una nostra accoglienza attiva.

Nell’ottica comunitaria accade che noi è come se siamo anche un po’ i portinai della ‘porta della fede’ altrui. Dipende anche da noi se quella porta resta aperta o chiusa.

            Giovanni , il ‘figlio del tuono’ l’avrebbe chiusa per alcuni che ‘scacciavano demoni nel nome di Gesù ma non erano nel gruppo stabilito’. E noi? Gesù ci invita a guardare in profondità. Dove opera lo Spirito? Dove da frutto la grazia delle nostre preghiere?

            Dal vangelo emerge che ci sono persone che agiscono ‘nel nome di Gesù’ pur non avendo ancora una piena maturità di fede. Noi oggi potremmo tradurre questo con: non sono del tutto praticanti, non appartengono alla comunità parrocchiale o di altri cammini, non vivono in situazioni regolari, hanno dubbi e resistenze tanto da dirsi ‘non-credenti’.

            Eppure Gesù afferma: ‘chi non è contro di me è per me’. E’ un principio minimo. Questi invece agiscono ‘nel nome di Gesù’. Diciamo che in qualche modo credono.

            Noi li escuderemmo come diceva Giovanni, perchè non ancora perfetti? Oppure li escluderemmo , come domandava Mosè, perchè siamo gelosi? Un neo-convertito è sempre anche scomodo e chi si avvicina con nuove idee ci fa temere di ‘perdere il posto’.

            Noi teniamo aperta o chiusa la porta delle fede per queste persone che sono in cammino? La teniamo comunque aperta scoprendo il buono ‘anche se poco’ che è in loro? Ci mettiamo sulla soglia delle loro scoperte, delle loro intuizioni, delle rivelazioni ricevute e li accompagnamo pian pinao ad entrare nella stanza piena del Regno di Cristo?

            Ma ci dobbiamo poi porre un’altra domanda, sulla via della croce che stiamo seguendo: ‘non è che siamo noi a ‘tarpare le ali della fede’ a chi sta iniziando a spiccare i primi voli? Ecco l’avvertimento pesantissimo di Gesù sugli scandali. In ogni caso lo scandalo è grave perchè toglie le energie buone a chi sta cercando di seguire la via buona. ‘ Guai a chi scandalizzaerà uno di questi piccoli, meglio per lui se gli fosse messa una macina al collo e fosse gettato nel mare’.

            Scandali finanziari, sessuali ed affettivi, scandali nelle pubbliche amministrazioni… ma l’invito epr oi è anche quello di vigilare sugli scandali nell’ambito della Chiesa. Come fanno male certe negligenze all’interno della Chiesa. Essa resterà sempre la grande famiglia di Gesù e la sposa mistica di Cristo, ma come pesano i gesti e le parole maliziose di alcune persone, gli egoismi di alcuni uomini di chiesa, le chiusure e le indifferenze che impediscono a molti di accostarsi e di entrare.

            Il nostro cammino dietro a Gesù deve essere, il più possibile, coerente. Siccome è impossibile , occorre saper chieder anche perdono e tenere di nuovo la mano al piccolo scandalizzato, fare noi il primo passo verso di lui o lei.

            Non perdiamo il sogno di seguire Cristo insieme, tutti i suoi figlio e non solo quelli più bravi.

 

 Commenti (4)Add Comment
...
Scritto da chicco di grano, 02 ottobre 2012, 22:42
La Sete



Un giovane si presentò a un sacerdote e gli disse:
"Cerco Dio".
Il reverendo gli propinò un sermone. Concluso il sermone, il giovane se ne andò triste in cerca del vescovo.
"Cerco Dio".
Monsignore gli lesse una sua lettera pastorale. Terminata la lettura, il giovane, sempre più triste, si recò dal papa.
"Cerco Dio".
Sua santità cominciò a riassumergli la sua ultima enciclica, ma il giovane scoppiò in singhiozzi.
"Perché piangi?", gli chiese il papa del tutto sconcertato.
Cerco Dio e mi offrono parole.
Quella notte il sacerdote, il vescovo e il papa fecero un medesimo sogno. Sognarono che morivano di sete e che qualcuno cercava di dar loro sollievo con un lungo discorso sull'acqua.

...
Scritto da M....., 01 ottobre 2012, 21:52
PRESTACI I TUOI OCCHI--


O Signore,
aiutaci a non disprezzare mai
nessun uomo,
a vedere in tutti il bene e non il male
e i valori assoluti
di cui ciascuno è portatore
perché è una persona.
Se tu ci presterai i tuoi occhi,
avremo la misura esatta
di quello che vale ogni persona:
i tuoi occhi vedono
in ogni nostro fratello
uno per cui Dio ci ha donato la vita.

...
Scritto da davide, 01 ottobre 2012, 21:35
Tante sono le domande in questa omelia ......ma mi fanno bene.. proprio per interrogarmi sull'importanza di tenere aperte tutte le porte :della fede ...del cuore ...dell'accoglienza dell'ascolto e ..della carità

Sulla tua parola getterò le reti» (Lc 5,5). Stare nella barca insieme a Gesù, condividere la sua vita nella comunità dei discepoli, non ci rende estranei agli altri, non ci dispensa dal proporre a tutti di essere suoi amici. Egli stesso esorta i discepoli a prendere il largo...... Giovanni Paolo II, all'inizio del terzo millennio, rinnova l'invito di Gesù a tutta la Chiesa perché assuma con coraggio, con «un dinamismo nuovo», la propria responsabilità verso il Vangelo e verso l'umanità. Ci viene chiesto di disporci all'evangelizzazione, di non restare inerti nel guscio di una comunità ripiegata su se stessa e di alzare lo sguardo verso il largo, sul mare vasto del mondo, di gettare le reti affinché ogni uomo incontri la persona di Gesù, che tutto rinnova.

L'appello all'evangelizzazione ci tocca da vicino. Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia è, infatti, la questione cruciale della Chiesa in Italia oggi. L'impegno che nasce dal comando del Signore: «Andate e rendete discepoli tutti i popoli» (Mt 28,19), è quello di sempre. Ma in un'epoca di cambiamento come la nostra diventa nuovo. Da esso dipendono il volto del cristianesimo nel futuro, come pure il futuro della nostra società. E' scritto negli orientamenti pastorali per questo decennio che «la missione ad gentes non è soltanto il punto conclusivo dell'impegno pastorale, ma il suo costante orizzonte e il suo paradigma per eccellenza»....Nella vita delle nostre comunità deve esserci un solo desiderio: che tutti conoscano Cristo, che lo scoprano per la prima volta o lo riscoprano se ne hanno perduto memoria; per fare esperienza del suo amore nella fraternità dei suoi discepoli.

Una pastorale tesa unicamente alla conservazione della fede e alla cura della comunità cristiana non basta più. È necessaria una pastorale missionaria, che annunci nuovamente il Vangelo, ne sostenga la trasmissione di generazione in generazione, vada incontro agli uomini e alle donne del nostro tempo testimoniando che anche oggi è possibile, bello, buono e giusto vivere l'esistenza umana conformemente al Vangelo e, nel nome del Vangelo, contribuire a rendere nuova l'intera società.

...
Scritto da ...., 01 ottobre 2012, 11:02
Una grande Persona ..che ha saputo nel suo Magistero ...."TENERE SEMPRE APERTA QUELLA PORTA"......

Convertiti da Karol. Inchiesta sulla santità diffusiva del beato Wojtyla...

Mariella Mancini separata e divorziata, abbandonata dal marito 23 anni fa: “Le parole di papa Wojtyla ‘non abbiate paura, aprite le porte a Cristo’ mi hanno dato la possibilità di capire che la mia fede era intatta e mi hanno riempito il cuore anche se la regola cristiana non mi permette di ricevere la comunione..

Medico chirurgo di 50 anni, romano, non credente, partecipa alla beatificazione cercando un posto tra le prime file “perché lo considera una grandissima figura che ha saputo meglio di altri trasmettere valori cristiani e umani come solidarietà e attenzione ai più deboli; e ha avuto il merito di scegliere i giovani come interlocutori”. Ha trovato “affascinante” il clima di emozione di quel “mondo di fedeli” che – confida – “terrà fede in qualche modo all’esempio del beato”.


Una ragazza fiorentina ricorda di aver incontrato Giovanni Paolo durante la visita a Firenze del 1986, trovandosi in un gruppo di bambini, nel Battistero che è sulla piazza di Santa Maria del Fiore: “Mi ha guardato. Per la prima volta ho sentito uno sguardo paterno su di me. Io non sono credente però, ecco, quello sguardo l’ho ritrovato fisso su di me sempre, quando ero proprio al limite. Al limite, mi capisci?”



Andrea è un “marito felice” che proprio nei giorni della morte di Giovanni Paolo è a Roma travolto da un’improvvisa passione per una ragazza “molto più giovane” che a sua volta stava per separarsi dal marito, si rivolge al papa cantore dell’amore sponsale e gli chiede di “condurlo per mano” e il giorno dopo trova la forza di staccarsi da quella ragazza.

Ho altre attestazioni che non posso narrare. Hanno in comune la non pratica o la non fede, la marginalità ecclesiale o la situazione di contrasto con le leggi della Chiesa, o l’attraversamento di un momento difficile. Persone dunque per le quali la figura del papa polacco è stata un richiamo o un’ancora. Difficile dire che richiamo e per quale via: chi dice una carezza avuta da piccolo, chi lo sguardo, cioè il suo lume d’umanità; chi l’amore ai giovani, chi il coraggio nella malattia, chi la forza del mettersi in Dio, chi la notizia della morte. “Ho pianto tanto quando ho sentito in televisione che era morto e dentro mi si è sciolto un groppo” mi ha detto una collega giornalista che a prima vista non diresti cristiana.

Benedetta, 30 anni, orfana e atea, piange alla morte del papa: “Da allora non ho avuto più alcun dubbio: Dio esiste ed esistono persone in grado di mostrare la grandezza del suo amore anche in punto di morte” (103). Una donna con esperienza di aborto scrive che alla morte del papa ha “capito il grande dono della bontà e della santità” di cui era portatore e lo invoca: “Aiutami tu, donami un’altra possibilità"

(tratte dal blog di Luigi Accattoli)


persone che ,sono riuscite a non perdere ...o hanno ritrovato la bellezza di sognare di seguire CRISTO........perchè hanno incontrato nella loro strada testimoni veri e credibili che gli hanno "SPALANCATO LE PORTE DELLA CHIESA-COMUNITA'"








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