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I santi del 2012 |
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01-11-2012 |
OTTO
NUOVI SANTI, PROFETI DI SPERANZA ( I NUOVI SANTI DEL 2012)
Il
29 aprile a Roma si è svolta la beatificazione di un'importante
figura del mondo culturale italiano: GIUSEPPE
TONIOLO,
un
laico di grande qualità, una personalità chiave tra '800 e '900, un
anticipatore del Concilio.
Poi,
all'inizio
dell'Anno della Fede, il
21 ottobre,
si
è svolta la cerimonia di canonizzazione di ben sette beati, che
vengono proclamati modelli di santità per tutta la Chiesa.
Sacerdoti, religiosi, religiose, laici, laiche. Uomini e donne.
Vissuti in Europa, Asia, Africa, America, Oceania. Dal gesuita
missionario in terre lontane che muore martire in Madagascar, al
sacerdote educatore e formatore dei giovani in difficoltà, alla
malata che svolge per decenni nel suo letto la missione spirituale
preziosissima della sofferenza.
Dal giovane catechista
laico filippino, martire anch'egli - continua - alla religiosa
dedicata alla cura dei lebbrosi e a quella che si spende per
l'educazione di bambine, giovani, operaie. E, vero fiore di questo
gruppo meraviglioso, la giovane Kateri Tekakwita, frutto
straordinario del primo annuncio della fede fra le tribù degli
indiani d'America.
"I
santi, da sempre, sono i
testimoni più credibili della fede cristiana, della presenza viva e
operante dello Spirito di Gesù risorto,
della trasformazione dell'umanità grazie alla potenza misteriosa del
Vangelo. Senza di essi la Chiesa non vive, tanto meno diffonde
efficacemente il Vangelo in mezzo a un mondo che forse ha difficoltà
ad accettarlo, ma ne ha un bisogno immenso per ritrovare gratuità di
amore, gioia e speranza, che non sa dove attingere. Anche la
Nuova
Evangelizzazione
ripartirà dai santi del nostro tempo"
(p. Federico Lombardi, portavoce di papa Benedetto XVI).
GIUSEPPE
TONIOLO (ricordo del card. A. Bagnasco)
" Vorrei
ricordare la figura di un laico, e un laico di grande qualità,
Giuseppe Toniolo. La sua è una personalità chiave tra ‘800 e
‘900, che ha dato lustro alla professione
docente,
all'istituto
familiare,
al movimento
cattolico italiano ed europeo
nel suo insieme. Fu un uomo limpido e coraggioso, anticonformista
rispetto allo spirito dei tempi, ma molto attento
alle dinamiche ecclesiali tra le quali operò sempre per unire e
mai per dividere.
Era un
ottimista tutt'altro che ingenuo,
e si dedicò con passione all'apostolato interpersonale, anche
attraverso un epistolario facondo ed esemplare. La sua
testimonianza è particolarmente attuale per gli studi a cui si
consacrò, e la capacità di sintesi sempre in divenire, di fede e
vita quotidiana, intesa anche come vita accademica: qualcosa - è
stato detto - che richiede una quotidiana risurrezione. In questo
fu un anticipatore del Concilio, specie là dove afferma che «ogni
laico deve essere davanti al mondo un testimone della
risurrezione»
(LG
n. 38) e per questo capace di «trasmettere alle generazioni di
domani, ragioni di vita e di speranza» (GS
n.
31). Per la stagione che il nostro laicato cattolico sta vivendo,
questa beatificazione è un autentico colpo d'ala, di cui sarà
bene non disperdere la spinta. Sembra, anzi, che essa arrivi nel
momento più indicato, quando i cattolici - sia sul versante
interno che su quello esterno - stanno mettendo in campo
iniziative provvidenziali per il bene del Paese e che noi
incoraggiamo. Diceva il Papa
nella recente tappa ad Arezzo e San Sepolcro, proprio in
riferimento alla figura del nuovo beato: «Alla
sfiducia verso l'impegno nel politico e nel sociale, i cristiani,
specialmente i giovani sono chiamati a contrapporre l'impegno e
l'amore per la responsabilità, animati dalla carità evangelica,
che chiede di non rinchiudersi in se stessi, ma di farsi carico
degli altri».
E per i giovani aggiungeva «l'invito a pensare
in grande: abbiate il coraggio di osare.
Siate pronti a dare nuovo sapore all'intera società civile, con
il sale dell'onestà e dell'altruismo disinteressato» (Incontro
con la cittadinanza di San Sepolcro,
13 maggio 2012)".
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(di
Matteo Liut)
"I
sette nuovi santi, canonizzati il 21 ottobre, sono sette storie di
vita che mostrano volti diversi della più grande e impegnativa sfida
per la Chiesa nei secoli: l'evangelizzazione.
Sono due sacerdoti, due religiose e tre laici, che, nel contesto
della Giornata missionaria mondiale e del Sinodo sulla nuova
evangelizzazione, sano indicati quali esempi concreti di come la fede
ha la sua espressione privilegiata proprio nell'annuncio. Anche se
questo può prendere
la forma della «missio ad gentes», come pure dell'impegno
educativo, della testimonianza nella sofferenza, della costruzioni di
ponti tra le culture.
Ed
è proprio quest'ultimo lo specifico di KATERI
- o Caterina - TEKAKWITHA
(1656-1680),
la prima santa pellerossa. Nella lista dei nuovi santi, inoltre,
appare il sacerdote bresciano GIOVANNI
BATTISTA PIAMARTA (1841-1913),
impegnato nell'educazione
e fondatore della Congregazione Sacra Famiglia di Nazareth e delle
Umili Serve del Signore.
Anche la spagnola Carmen
Sallés Barangueras fece
dell'educazione
delle ragazze
una missione al servizio del Vangelo. Nata a Vich (Barcellona) il 9
agosto 1848, dal 1871 al 1892 visse tra le Terziarie domenicane. Il
15 ottobre 1892, fondò la Congregazione delle Religiose
Concezioniste di San Domenico, poi divenute Concezioniste missionarie
dell'insegnamento. Morì a Madrid il 25 luglio 1911 ed è beata dal
15 marzo 1998.
È beato dal 17 ottobre 1965, invece, Giacomo
Berthieu,
gesuita e
missionario.
Nato il 27 novembre 1838 in Francia, divenne sacerdote nel 1864. Nel
1873 entrò nel noviziato della Compagnia di Gesù e venne poi
destinato alle missioni del Madagascar. Qui, tra le popolazioni
indigene, l'impegno principale fu la promozione umana soprattutto
attraverso l'annuncio del Vangelo e del messaggio di Cristo. Il
sacerdote, visto dai ribelli come un emissario dei dominatori
francesi, trovò la morte durante la seconda guerra dei malgasci
contro la Francia, scoppiata nel 1894, quando fu catturato dagli
insorti. Rifiutandosi di rinnegare la propria fede venne ucciso ad
Ambiatibé l'8 giugno 1896.
Molto simile anche la storia di
Pedro
Calungsod,
giovane
catechista
ucciso nel villaggio di Tomhom nelle isole Marianne, nell'Oceano
Pacifico. Nato nel 1654 nella regione di Visayas nelle Filippine,
aveva frequentato la locale missione dei Gesuiti, seguendoli fino
nelle isole Marianne. Qui l'opera di evangelizzazione suscitò il
disprezzo di qualcuno, che diffuse false credenze sull'opera dei
missionari. Quando il 2 aprile 1672 il sacerdote accompagnato da
Pedro, Diego Luis de San Vitores, si recò in un villaggio per
battezzare una bimba, figlia di cristiani, trovò un padre ostile a
tal punto da vedersi attaccato con delle frecce. Il primo a morire fu
il catechista diciassettenne, ma la stessa sorte toccò al gesuita.
Calungsod è beato dal 5 marzo 2000.
Anche suor
Marianna - al secolo Barbara - Cope di Molokai
morì in
un'isola del Pacifico. Nata il 23 gennaio 1838 a Heppenheim in
Germania, emigrò con la famiglia negli Stati Uniti. A 24 anni entrò
nell'Istituto delle Suore del Terz'Ordine Francescano di Syracuse
(nello Stato di New York). Divenuta madre provinciale nel 1877,
ricevette la richiesta del vescovo di Honolulu, che, a nome del re
delle Hawaii, nel 1883 invocava un aiuto per l'assistenza dei
lebbrosi. A occuparsi
dei malati, sull'isola «ghetto» di Molokai,
c'era padre Damiano de Veuster (1840-1889) - oggi santo -, ed è
a lui che suor Marianna, assieme ad altre 25 suore, si affiancò in
quell'impegno gravoso. Il suo servizio durò fino alla morte,
avvenuta il 9 agosto 1918. È beata dal 14 maggio 2005.
Portare
il Vangelo in terre lontane era il sogno anche della bavarese Anna
Schäffer,
ma il
destino la costrinse a essere missionaria dal suo letto. Nata a
Mindelstetten, in Germania, il 18 febbraio 1882, coltivò da sempre
l'ideale della vita religiosa. Il 14 febbraio 1901 ebbe un grave
incidente nella lavanderia della casa dove lavorava per aiutare la
famiglia. Restò invalida per sempre e per lei non fu facile
accettare la propria condizione, ma piano piano cominciò a rivolgere
lo sguardo verso l'alto, verso il Risorto. Così il
suo letto diventò un luogo di riconciliazione e di speranza per i
tanti che le facevano visita.
Morì il 5 ottobre 1925 ed è beata dal 1999.
Nel 2012
è stato riconosciuto il martirio di don Pino Puglisi prete
palermitano ucciso dalla Mafia nel 1993. Martire è colui che viene
ucciso in nome della fede. Per cui implicitamtne con questo
riconoscimento si afferma come la realtà della mafia sia contraria
all'essere stesso della fede cristiana ed estraneo all'appartenenza
alla Chiesa.
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