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05-12-2012
GLI OCCHI DI GESU' (meditazione)
Settimana dello Spirito - 1 

I SUOI OCCHI

14C'erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». 15Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. 16Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. 17Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste. (Lc 9,14-17)

 

I NOSTRI OCCHI

21In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. 22Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo».
23E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. 24Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono». (Lc 10,21-Lc 21-24)

 

SPUNTI BIBLICI

·       Il brano che abbiamo ascoltato propone uno zoom sugli occhi di Gesù rivolti al cielo. In altre circostanze gli occhi di Gesù fissano la persona, come nel caso del giovane ricco: ‘fissatolo lo amò. Possiamo sentire anche oggi, all’inizio di questo ritiro, questo suo sguardo di benevolenza su ciascuno di noi. Altre volte gli occhi guardano i bisognosi e la città di Gerusalemme piangendo su di essa per la durezza suo cuore. Anche noi possiamo portare in questo ritiro le situazioni della nostra città, della nostra nazione e di questo mondo, sentendo compassione per le varie problematiche.

·       In questo brano Gesù volge lo sguardo in alto, come luogo simbolico dove è presente il Padre. Egli infatti sta pregando, come stiamo facendo noi oggi. Gli occhi ‘specchio dell’anima’ rivelano la sua relazione vitale col Padre e con lo Spirito Santo che vengono ‘visti’ nel ‘cielo’. Il cielo può significare immensità e infinito ma può anche indicare una direzione interiore: quella dello ‘stare in alto’, dell’elevarci negli stati d’animo, nelle valutazioni morali, nella qualità della azioni vissute con responsabilità e non con spontaneismo. In questa direzione sta lo sguardo interiore ed esteriore di Gesù e qui vogliamo che stia anche lo scopo di questo ritiro.

 

LO SGUARDO DEL DESIDERIO

L’essenziale è invisibile agli occhi’ diceva il Piccolo Principe. Lui che sapeva guardare oltre l’apparenza delle cose e non intendeva solo uno sguardo alleato della fantasia. Nel cercare l’essenziale è importante uno sguardo che per noi è alleato con la fede. Essa è una virtù che attinge alla mente, all’immaginazione, ma che spinge l’intelligenza oltre i confini del razionale, verso ciò che può essere anche solo intuito, supporto, presupposto, da verificare.

Uno di questi aspetti del nostro sguardo interiore, che sta tra la ragione logica e la fede matura è, come dice papa Benedetto: la capacità di desiderare (cfr udienza del mercoledì 7 novembre 2012)

La via del desiderio è propedeutica alla fede matura, ma va perseguita come via possibile, anche se necessiterà di purificazioni. E’ la questione della purezza. Il papa afferma che il desiderio purificato può essere perseguito davanti all’esperienza dell’amore, dell’ amicizia, della bellezza, della conoscenza, della verità, del bene sociale.

 

“Ogni desiderio che si affaccia al cuore umano protende verso il mistero che avvolge l’uomo stesso… Eco di un desiderio fondamentale… di cui porta nel cuore la nostalgia”. Infine afferma che l’ “uomo è cercatore di Assoluto, un cercatore a passi piccoli e incerti. Ma questa esperienza, ‘del ‘cuore inquieto’, come diceva sant’ Agostino, è assai significativa”. (Papa Benedetto)

Il papa afferma che il desiderare beni effimeri rimanda anche al desiderio della Luce che li illumina e ne rivela il senso di bellezza. E’ quindi utile anche ‘promuovere una pedagogia del desiderio”. Che significa due cose: 1) “ imparare o re-imparare il gusto delle gioie autentiche della vita. Non tutte le soddisfazioni producono in noi lo stesso effetto: alcune lasciano una traccia positiva, sono capaci di pacificare l’animo, ci rendono più attivi e generosi. Altre invece, dopo la luce iniziale, sembrano deludere le attese che avevano suscitato e talora lasciano dietro di sé amarezza, insoddisfazione o un senso di vuoto. Educare sin dalla tenera età ad assaporare le gioie vere, in tutti gli ambiti dell’esistenza – la famiglia, l’amicizia, la solidarietà con chi soffre, la rinuncia al proprio io per servire l’altro, l’amore per la conoscenza, per l’arte, per le bellezze della natura –, tutto ciò significa esercitare il gusto interiore e produrre anticorpi efficaci contro la banalizzazione e l’appiattimento oggi diffusi”. 2) Non accontentarsi mai di quanto si è raggiunto. Proprio le gioie più vere sono capaci di liberare in noi quella sana inquietudine che porta ad essere più esigenti – volere un bene più alto, più profondo – e insieme a percepire con sempre maggiore chiarezza che nulla di finito può colmare il nostro cuore.

 

CON OCCHI DI BAMBINO

Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete” dice Gesù. Ma poco prima aveva detto che il Padre si rivela ai piccoli. C’è un richiamo alla figura del bambino evangelico. “a chi è come (i bambini ndr)  loro appartiene il Regno” (Lc 18,16).

La beatitudine non è solo trovarsi davanti certe cose, ma come le guardiamo. La figura del bambino evangelico è figura di uno sguardo che sa meravigliarsi, che sa collegare le cose a qualcosa di più grande, che non disdegna l’idea di un Creatore. Figure di questo stupore e meraviglia saranno, nel Natale del vangelo di Luca, la figura della giovane Maria e dei pastori.

Per un bambino lo sguardo fisico si associa alla virtù della fede in Dio. Essi richiamano anche noi a vivere secondo questo ‘grande presupposto’ che è la fede. Se infatti anche noi viviamo mettendo questa grande ‘tesi scientifica’ da verificare, questo grande ‘presupposto matematico’ su cui procedere, questa grande ‘Parola che ascoltiamo con fiducia’, non ci troveremo a vivere meglio? Non ci fa scoprire che, in tutto ciò che vediamo e abbiamo, siamo amati? Non ci scoprire che la vita ha un senso? Non ci fa scoprire che possiamo amare, anche per l’aiuto di Qualcuno? Che c’è un futuro possibile perchè non dipende solo da noi?

Lo sguardo del bambino, capace di fede, si apre a Dio in modo naturale. Il guardare non è solo fine a sé stesso, ma si apre a Dio e diventa ringraziamento.

 

“Sant’Agostino, che nella sua vita ha cercato lungamente la Verità ed è stato afferrato dalla Verità, ha una bellissima e celebre pagina, in cui afferma così: «Interroga la bellezza della terra, del mare, dell’aria rarefatta e dovunque espansa; interroga la bellezza del cielo…, interroga tutte queste realtà. Tutte ti risponderanno: guardaci pure e osserva come siamo belle. La loro bellezza è come un loro inno di lode. Ora queste creature così belle, ma pur mutevoli, chi le ha fatte se non uno che è la bellezza in modo immutabile?» (Sermo 241, 2: PL 38, 1134). Penso che dobbiamo recuperare e far recuperare all’uomo d’oggi la capacità di contemplare la creazione, la sua bellezza, la sua struttura. Il mondo non è un magma informe, ma più lo conosciamo e più ne scopriamo i meravigliosi meccanismi, più vediamo un disegno, vediamo che c’è un’intelligenza creatrice. Albert Einstein disse che nelle leggi della natura «si rivela una ragione così superiore che tutta la razionalità del pensiero e degli ordinamenti umani è al confronto un riflesso assolutamente insignificante» (Il Mondo come lo vedo io, Roma 2005). Una prima via, quindi, che conduce alla scoperta di Dio è il contemplare con occhi attenti la creazione”. (Benedetto XVI , Udienza 17 nov 2012)

 

IL DECALOGO DELLO SGUARDO PURO

1) guarda con interesse, come cercando un tesoro, cogliendo i vari aspetti

2) guarda ed esprimi il ‘gusto’ interiore che provi

3) guarda e rifletti con l’intelligenza per cogliere il senso di una bellezza

4) guarda e valuta. Esprimi un giudizio di valore per la vita.

5) guarda e ‘smaschera’ cio’ che e’ banale, perchè ci sono risonanze in te che pur forti, agitano solo e distraggono

6) guarda e approfondisci, perchè c’è un oltre da scoprire

7) dai tempo all’ attesa, non voler solo soddisfare una curiosità vorace

8) guarda ma senza indugiare troppo, programma un tempo limitato

9) guarda ringraziando il Creatore di ogni cosa: delle verità, delle bellezze, delle buonà.

10) invoca la Grazia di Dio per essere purificato  e sostenuto nel tuo sguardo.

 

PREGHIERA CONCLUSIVA

Signore, tu ci guardi con occhi di misericordia, attenti alla nostra povertà ed al nostro dolore, rendici capaci di riconoscere il Tuo Volto negli altri, specialmente nei più soli, abbandonati e disperati dei nostri fratelli, e fa che sappiamo amarli con l’amore attento, concreto,  umile e gioioso che da Te solo viene, Amen

 Commenti (1)Add Comment
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Scritto da ..., 15 dicembre 2012, 12:17
La lucerna del corpo è l'occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce; ma se il tuo occhio è malato, tutto il tuo corpo sarà tenebroso" ( Mt.6,22)....................


L'occhio è davvero la lucerna, o la spia, dell'anima. Le emozioni più intense, le passioni più violente, le gioie e i turbamenti più profondi, quelli che non possono essere tradotti in parole sono comunicati con gli occhi. Lungo il corso dei secoli sono cambiate tante cose, ma non è cambiato l'alfabeto degli occhi: sorriso, lacrime, paura, meraviglia, fiducia…sono uguali dovunque.

Nel mondo vivono circa sei miliardi d'esseri umani, il che significa tredici miliardi d'occhi che guardano, che interrogano, che raccontano, che esprimono. Ma quanti sono veramente gli occhi che funzionano da…occhi? Soltanto una persona psicologicamente matura sa usare bene gli occhi. Gesù è anche in ciò un modello insuperabile. Su tutte le cose egli porta uno sguardo amorevole e attento.

Attraverso i suoi occhi possiamo vedere, come assistendo ad un film, il mondo che lo circondava. Il pastore conta le pecore e corre a riprendersi quella che si è attardata; il contadino mette mano all'aratro, getta il seme, guarda il cielo; se una nuvola sorge da occidente sa che domani verrà la pioggia; se il vento soffia nel deserto sa che vi saranno giorni torridi. Gigli che crescono nel campo e uccelli che volano in cielo. La vecchietta spazza la casa per ritrovare la moneta perduta; la donna impasta il lievito con tre misure di farina e accende la lucerna per porla sul candeliere. Sulla piazza i braccianti attendono chi li assuma alla giornata. I bambini, vispi, fanno il girotondo e, con voci stridule, vanno ripetendo sempre lo stesso ritornello…

Nei Vangeli sono registrati diversi sguardi di Gesù che cambiano l'esistenza delle persone. Ricordo l'episodio della conversione di Matteo (Lc.5,27-28). E' seduto, intento a riscuotere i dazi, a contemplare rapito, le monete che i commercianti depongono sul tavolo…E' al massimo dell'euforia quando tutto ciò che fino a quel momento ha dato senso alla sua vita perde valore, nello sguardo di Gesù. Matteo si alza, abbandona ogni cosa e segue Gesù. Non ha assistito ad alcun suo miracolo, Gesù non è ancora famoso e allora? Osserviamo un particolare del racconto: "Gesù lo osservò". Il suo sguardo si rivela all'istante irresistibile: è penetrante, affascina…Lo sguardo di Gesù non si ferma alla superficie, ma giunge diritto al cuore. Nel suo celebra quadro Caravaggio ha colto l'importanza di due sguardi che s'incontrano e fa ruotare intorno ad essi tutta la scena.

Alla luce dell'importanza che lo sguardo riveste per Gesù, possiamo comprendere meglio anche quello che nel vangelo egli dice circa alcune disfunzioni del nostro occhio. La medicina moderna è giunta a diagnosticare le malattie di una persona osservando il fondo dell'occhio; Gesù fa la stessa cosa per gli occhi del cuore.
La malattia più radicale segnalata è la cecità spirituale: "

Siamo strani noi umani, possediamo occhi di lince nello scorgere i difetti del prossimo e siamo talpe cieche quando si tratta dei nostri. Dovremmo semplicemente rovesciare le cose: mettere i nostri difetti sulla bisaccia che abbiamo davanti e i difetti degli altri su quella dietro. Dopo tutto, i nostri difetti sono i soli che dipende da noi modificare e correggere.

Ciò che avviene per pregi e difetti avviene anche per diritti e doveri. Noi poniamo il più delle volte i nostri diritti nella bisaccia davanti e i nostri doveri in quella dietro. Viviamo, soprattutto oggi, in una società dove tutti sbandierano diritti, e nessuno sembra avere doveri. Nel momento in cui si vuole procurarsi il favore di qualche settore della società non si fa che mettergli davanti agli occhi i propri diritti, tacendogli i rispettivi doveri. Tanti conflitti sociali dipendono da qui. Si impone, anche a questo riguardo, un bel capovolgimento di bisacce: davanti i doveri, dietro i diritti, oppure, ciò che è lo stesso: davanti i diritti degli altri, dietro i diritti nostri. Tanto, anche se sono dietro, non c'è pericolo che li trascuriamo…...........................anzi!!!!


(riflessione tratta da un commento a una parabola)

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