Domenica 05 maggio 2024
 
La preghiera fatta assieme è un momento prezioso per rendere ancora più salda la vita familiare, l’amicizia! - Papa Francesco
Home arrow Vivere la fede arrow Briciole arrow briciola 12-12-2012
 
Home
Notizie
Documenti
Orario preghiere
 
Storia
Dove siamo
Foto
Cerca
Mappa del sito
Vivere la fede
Percorsi di parole
Siti consigliati
Link

 
Briciole
logo iblog don
briciola 12-12-2012 PDF Stampa
12-12-2012
LA BOCCA DI GESU'

1 Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, 2per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. 3Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di' a questa pietra che diventi pane». 4Gesù gli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo». (Lc 4,1-4)

LA NOSTRA BOCCA

19C'era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. 20Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, 21bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. 22Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. (Lc 16,19-22)



SPUNTI BIBLICI

·       Gesù viene definito, con un certo disprezzo, dagli ambienti spirituali più raffinati del giudaismo, un ‘mangione e un beone'. Questo perchè va spesso a tavola da chi lo invita: un matrimonio a Cana, nella casa di Matteo Levi, di Zaccheo e di altri pubblicani. In questo si discosta dallo stile penitenziale di Giovanni Battista e anche da alcuni ritualismi rigidi dei giudei. Con questo stesso spirito si dimostra sensibile ai bisogni corporei di coloro che lo ascoltano, tanto da compiere miracoli di pani e pesci.

·       Eppure nell'episodio delle tentazioni si dimostra capace di distacco dal cibo, pur in un momento di legittima fame (quaranta gioni di digiuno!). Il distacco dal cibo è motivato da un valor spirituale: il nutrimento che si ha nell'ascolto della Parola di Dio (cfr Mt 4,4).

·       Il brano del ricco epulone, che mangia con ‘lauti banchetti' e il povero Lazzaro alla sua porta che muore di fame, sta ad indicare un attaccamento morboso al cibo. Il ricco non si accorge del povero affamato, preso solo dalla frenesia festaiola e godereccia. Non è quindi in discussione il valore del cibo per il nutrimento della persona, ma gli eccessi che sono ad essi collegato, in particolare la ricerca di un piacere senza freni.

·       L'essere capaci di donare il cibo anche a chi non l'ha sembra una conseguenza diretta di quanto chiediamo a Dio nel Padre Nostro.



PRIMA LA CONDIVISIONE

Tonino Lasconi commenta:

·       Non dire: "Dacci oggi il nostro pane quotidiano" se nel cassetto hai quello avanzato ieri, se nel cassetto hai già quello per domani.

·       Non dire: "Dacci oggi il nostro pane quotidiano" se quello che hai losprechi senza vergogna davanti agli occhi di coloro che non hanno il necessario per vivere decorosamente

·       Non dire: "Dacci oggi il nostro pane quotidiano" se pensi che sulla terra, che è di Dio, pochi possano arraffare troppo, lasciando proppo poco a tanti altri.

·       Non dire: "Dacci oggi il nostro pane quotidiano" se pensi che sulla terra, famiglia del padre, possano esserci figli supernutriti e figliastri che soffrono la fame.

·       Non dire: "Dacci oggi il nostro pane quotidiano"se oggi, e ogni giorno, non sei disposto a condividerlo.

Oggi la sensibilità del condidere con i poveri si associa anche ad una sensibilità ecologista che segue il principio di uno sviluppo sostenibile. Vedremo dopo alcuni punti.



UN'ESPERIENZA POSITIVA

Se ci lasciamo invitare a tavola da gesù scopriamo che il mangiare e il mangiare insieme è una grande occasione positiva. Ha tavola ha svelato la sua potenza e il suo amore per una famiglia. A tavola ha convertito pubblicani e peccatori. A tavola ha lasciato il memoriale del suo sacrifico salvifico. In poche parole la tavola è un momento propizio per realizzare valori come il dialogo, l'unione familiare o amicale, la confidenza, la preghiera e in fondo pregustare il banchetto eterno.

Uno stile positivo è quello partecipativo: dalla preparazione, al servizio



LA TEMPERANZA

Davanti alla ricerca del piacere, affinchè questa esperinza non si tramuti in un male, occorre vivere una virtù: quella della temperanza.

CCC 1809 La temperanza è la virtù morale che modera l'attrattiva dei piaceri e rende capaci di equilibrio nell'uso dei beni creati.

Ma la teologia spirituale da una definizione più particolare: è esprimere con controllo, i propri bisogni ed emozioni, secondo dei valori di riferimento.

Si tratta di il ‘saper gestire' le proprie emozioni, "esprimendole con controllo", secondo una certa forza di volontà.

Ma ciò è possibile se siamo a contatto col nostro ‘io interiore' e sappiamo ‘chiamare per nome' i nostri stati d'animo: bisogno emozione e sentimenti. Si comincia quindi da qui, prima che da un impegno di volontà (cfr le false diete!).

La temperanza però non parla solo di rinuncie, ma anche scelte valoriali. Non si rinuncia a qualcosa di bello senza tendere verso qualcosa che crediamo essere più bello ancora. Gesù rinucia al cibo terreno perchè ha un cibo più buono che è la Parola di Dio.

Quindi nella temperanza deve entrare anche la coscienza dei valori, di ciò che rende la nostra vita più bella, anche in prospettiva futura. Allora il ‘controllo' e la ‘moderazione' diventano possibili se hanno anche un ‘senso' in cui incanalare le energie psichiche. C'è una meta bella e di valore a cui tendere giocandovi tutte le nostre energie: a volte accettando frustrazioni (cioè facendo rinuncie) e a volte cogliendo gratificazioni nuove (giusti piaceri).

Riassumendo: la temeranza comincia con il dare un nome ai propri sentimenti, quindi col ricordare il valore che si vuole vivere e quindi con l'esprimersi in atteggiamenti pratici che però siano frutto di un'integrazione tra il mio bisogno e il valore.



DECALOGO DEL MANGIARE 3 S: SANO, SOBRIO, SOLIDALE

1)     PREPARA.

Prepara tu in casa quello che puoi (pane, yogurt, pasta, conserve e marmellate, ecc). Divertiti anche a cucinare, magari insieme ad altri.

2)     RECUPERA

Recupara gli avanzi (facendo polpette, frittate, pizze farcite, frizzaglio, macedonia, ecc). Non sprecare;

3)     COLTIVA

Coltivare un piccolo orto;

4)     FERMATEVI

Concedersi una pausa pranzo adeguata. Mangiate insieme come segno di comunione;

5)     CONTROLLA

Scegliere meglio il proprio punto vendita: meglio quelli ci offrono vendita diretta e controllare sempre le etichette;

6)     CERCA

Cercare i prodotti locali e di stagione per ridurre i costi di trasporto. Preferire i prodotti sfusi (gli imballaggi costano il 30% del prodotto);

7)     DONA

Partecipa alla Colletta Alimentare o destina qualcosa anche ai poveri;

8)     RISCOPRI

Riscoprire le ricette della nonna (usano prodotti facilmente rintracciabili e sono ricette di qualità); cerca ciò che è più semplice e naturale

9)     MASTICA

Mangia con calma, masticando bene. E' la prima digestione e gusti il sapore;

10)   VARIA

Mangia variando i cibi. Non troppo né troppo poco e ... ogni tanto digiuno penitenziale!



PREGHIERA CONCLUSIVA

O Signore, dammi il pane quotidiano.

Il pane della speranza,

per dare speranza.

Il pane della gioia,

da poter  spartire.

Il pane dell'intelligenza,

per varcare l'impossibile.

Il pane del sorriso,

da trasmettere agli altri.

Il pane della misericordia,

perché possa ricevere e dare perdono.

Il pane del dolore,

da condividere.

Il pane della grazia,

per non attaccarmi al male.

Il pane della fraternità,

per diventare una cosa sola con  i miei fratelli.

Il pane del tempo,

per conoscerTI.

Il pane del silenzio,

per amarTi.

Amen

 Commenti (1)Add Comment
...
Scritto da ..., 13 dicembre 2012, 22:32
. Chi agisce nella temperanza non è smodato, eccessivo, ingordo, s-regolato, ma è
persona semplice ed essenziale in tutto, perché sa ridurre, recuperare, riciclare, riparare,
ricominciare.
La sobrietà è, in questo senso, la virtù del futuro, il nuovo nome della temperanza; è un bene
relazionale, una qualità della relazione: con se stessi (identità/sobrietà); con gli altri
(alterità/sobrietà); con le cose (consumo/estetica della sobrietà)
Coloro che hanno la giusta misura nelle decisioni e nel comportamento sono apprezzati e stimati per le qualità umane che esprimono. Anche nell’alimentazione serve equilibrio e saggezza.
Gli antichi filosofi e teologi affermavano – e non avevano torto – che i desideri (istinti, passioni) sono, per sé stessi, senza limite; il loro orizzonte è la dismisura. Occorreva, pertanto, regolarli, e affidavano tale compito alla virtù della temperanza (o della moderazione). La moderazione del cibo e della bevanda spettava, in particolare, alla virtù della "sobrietà", che indica la giusta misura: né troppo né troppo poco. Il suo rovescio, la "gola" (ingordigia), veniva collocato senza esitazione al quinto posto tra i sette vizi capitali.

La sobrietà è attraente, non è severa, come l’austerità; non è lassista come il consumismo; non è cattedratica, è discreta, sa farsi apprezzare. Purtroppo, e molto spesso, ci si accorge della sua bontà e importanza quando la si trasgredisce o si pensa di farne a meno.

Dove si trova oggi questa bella virtù? Certamente non nelle persone e nelle società dell’indigenza. Come si può parlare di sobrietà dove, per mancanza del necessario, si muore o si sopravvive per una breve stagione? Per motivi opposti, non si trova nelle società opulente dell’Occidente che si distinguono per lo spreco, l’eccesso.
La virtù della sobrietà è innovativa, addirittura rivoluzionaria: ogni volta che si compra un prodotto, si fa una scelta economica precisa, si favorisce un’impresa e non un’altra. E quando una medesima scelta è condivisa da un grande numero di persone, imprime una determinata direzione alla produzione e al mercato, che sono costretti ad adeguarsi.

In altre parole, con le molteplici scelte quotidiane si esprime consenso o dissenso nei confronti del sistema economico e, quindi, politico. Il consumo può diventare, così, lo strumento in mano ai cittadini per introdurre significative modifiche all’insostenibile situazione esistente.

di Luigi Lorenzetti
(direttore di "Rivista di Teologia morale")

 Scrivi un commento
quote
bold
italicize
underline
strike
url
image
quote
quote

security code
Trascrivi nello spazio sottostante i caratteri che appaiono nella riga qui sopra e procedi all’invio del commento, ma tieni presente che questo vuole essere uno spazio di confronto positivo, quindi eventuali messaggi con spirito polemico o contenenti offese, insulti o termini non consoni allo spirito del sito saranno rimossi.


busy
 
< Avanti   Indietro >
   
12_s.jpg
Gruppi parrocchiali
Azione Cattolica
Caritas
ANSPI
Gruppo Catechisti
Gruppo Cultura
Famiglie
Gruppo Liturgico
Scout
 
Calendario Pastorale
Fine Benedizioni 2024

Area riservata
Login


Logo chiesa
 
Sito realizzato con Joomla! - Copyright 2007-2024 Parrocchia San Savino Faenza