15-12-2012 |
LA GIOIA DELLA FEDE
Primi ‘tweet' di papa Benedetto
su TWITTER, a risposta delle domande che gli sono pervenute.
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«Cari amici è con
gioia che mi unisco a voi su
Twitter. Grazie per la vostra generosa
risposta. Vi benedico tutti di cuore».
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«Come
possiamo vivere meglio l'Anno della fede nel nostro
quotidiano?» Questa la prima
domanda alla quale il Papa risponde via twitter. «Dialoga
con Gesù nella preghiera, ascolta
Gesù che ti parla nel Vangelo, incontra Gesù presente in chi
ha bisogno».
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Come vivere la fede in Gesù Cristo in
un mondo senza speranza?
Con la
certezza che chi
crede non è mai solo.
Dio è la roccia sicura su cui costruire la vita e il suo amore è
sempre fedele.
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Come essere più portati alla preghiera
quando siamo così occupati con le questioni del lavoro, della
famiglia e del mondo? Offrire
ogni cosa che fai al Signore,
chiedere il suo aiuto in ogni circostanza della vita quotidiana e
ricordare che ti è sempre accanto."
PS il suo indirizzo è @PONTIFEX
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O come quando si scopre l’acqua calda, per dire. Ecco, in questi giorni mi sento proprio così. Mi sembra di aver scoperto infatti che il nocciolo del Vangelo stia tutto nel dono che ci viene fatto di una straordinaria possibilità di amare. Ci sono arrivato tardi, lo ammetto, però forse (e sottolineo forse) ci sono arrivato.
Sì perché proprio quelle situazioni mi interpellano e mi chiedono quanto il Vangelo sia penetrato nei tessuti della mia vita. Le difficoltà quotidiane, a volte grandi altre piccole, un torto ricevuto,........ un mio diritto leso,........ un riconoscimento che non mi viene fatto, ........le delusioni relazionali, ........( e ce ne sono).....le volte in cui non mi sento capito, sono tutte situazioni che mi offrono su un piatto d’argento la possibilità di amare come Gesù! Perché alla fine riuscire ad amare in un contesto favorevole è la cosa più facile del mondo, non occorre certo essere cristiani per farlo (“Se amate soltanto quelli che vi amano, che merito ne avete?…).
Tutto, oggi, è superficiale e si desidera che tale rimanga. Il nostro modo di parlare non è più ricercato, ma volgare; i nostri gesti e i nostri bisogni esprimono il vuoto che è dentro noi; la nostra sete di verità e di amore, benché mascherata dall’apparente buonismo, dagli addobbi natalizi, dal relativismo e dall’indifferenza contraddistinguono ogni nostra azione, ci fa gridare che abbiamo bisogno di acqua viva.
Non solo viviamo e camminiamo nel deserto, siamo noi stessi deserto. Siamo ancora il popolo che vaga nelle tenebre a cui è stata donata una grande luce, una luce che noi non vogliamo comprendere, che rifiutiamo, di cui ci scandalizziamo..........
In questo istante, per questo Natale ormai alle porte, ho voglia di urlare, senza fare della letteratura, della dietrologia, della filosofia. Desidero soltanto urlare: “Maranathà”! Vieni, Signore Gesù! Io ti dico “vieni” perché so che a te non dispiace prendere dimora in chi è sterile, secco, confuso, smarrito, scartato, morto, spoglio, affamato, nudo, assetato, prigioniero, povero, umiliato, deserto. Io sono deserto, sono midbar senza te che sei davar, Parola. E nel mio deserto grido: ascolta la mia voce! Degnati ancora, come ti sei degnato a Betlemme, di abitare in una casa senza decoro, senza ricchezza e senza lusso, in un cuore stanco e smarrito, in un corpo e in un’anima che, se non ci sei tu a dar loro la vita, giaceranno morti per sempre.
In quel tempo, la parola di Dio scese su Giovanni, nel deserto. In questo tempo, la parola di Dio scende e scenderà su di me, su di noi, su tutti coloro che la vorranno, nel deserto. Perché viviamo nel deserto, perché siamo deserto. E, tuttavia, il deserto può rifiorire se, dall’alto, la pioggia lo irriga e gli ridona la vita.
Il Natale non è Natale se non è di Cristo. L’uomo non è uomo se non è di Cristo. La vita non è vita se non vissuta in Cristo.
Per questo grido ancora: “Maranathà”! Vieni, Signore Gesù!
(riflessioni tratte da un incontro dal titolo:.."..Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene (Rm 12,21)."....