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briciola 21-01-2013 |
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21-01-2013 |
IL VINO BUONO (omelia 20 gennaio)
NON HANNO PIU' VINO
* E' la scoperta di Maria
alle nozze di Cana. Da qui la madre si rivolgerà al Figlio perchè intervenga.
Ma fermiamoci su Maria attenta alla situazione in cui è chiamata. Maria è
capace di ascolto. Ella constata, in cucina, che non c'è più vino: immagina le
conseguenze pratiche, ma anche quelle relative alle conseguenze per i due
giovani sposi. Pensiamo alle chiacchiere subite, alle risate, alla reputazione
per quella nuova famiglia e per il suo futuro. L'intervento di Maria non è solo
‘tecnico' ma riguarda tutto il futuro di quei due giovani. Riguarda la
possibilità di rimanere nella festa da parte di quei giovani e di quella
comunità.
Chiediamoci anche noi:
ma , al di là dei problemi tecnici (delle possibilità di mezzi, di soldi e di
tecnologie) di che cosa mancano i nostri giovani per il loro futuro? Don
Armando Matteo li definisce: Invisibili (sono ai margini della società),
Inquieti (si può vedere da una certa instabilità nelle relazioni affettive, nell'aumento
dell' uso di droghe, alcolici e altri vizi), Increduli (hanno smarrito la via
per il Cielo, la via di Dio). Si fa molta festa, ma finisce presto oppure si
cerca il modo artificiale di mantenrla. Qualcuno ha detto ‘siamo nel tempo
delle passioni tristi', dove predomina
lo scontento, la sfiducia verso il futuro e in fondo dove predomina lo stile
depressivo.
Ma cosa gli manca a
questi giovani, in quanto gli abbiamo dato tutto?
Noi vorremmo essere
come Maria attenti alle situazioni che ci circondano. Come Maria vogliamo
rivolgerci a Cristo.
* Vorremmo però essere anche come
i servitori che ascoltanoil consiglio di Maria: ‘tutto quello che vi dirà
fatelo'. Noi vorremmo essere come i servitori: obbedienti ad un comando. Essi
poi nel ‘riempire fino all' orlo le
giare' esprimono l'impegno di fare fino in fondo ciò che gli viene chiesto,
pur nell' ignoranza di uno scopo o di una logica finale. Essi però ‘fanno bene
ciò che devono fare'. Maria e i servitori hanno sentito che non è ancora giunta
l' ora di Cristo, eppure ‘fanno lo stesso', agiscono, si prodigano.
Per esser come i servitori cosa
dobbiamo fare? Interroghiamoci prima su cosa è il vino buono.
IL VINO BUONO
Nel vangelo in
particolar modo abbiamo ascoltato del miracolo di Cristo che, per ‘salvare la
festa' di quei due giovani sposi, compie il suo primo segno o miracolo: dona un
vino buono. Il frutto di quel miracolo è l'accresciuta stima verso quella
giovane famiglia e la possibilità di rimanere nella festa.
Il ‘vino buono' però
diventa anche un simbolo di una ‘risposta' divina al bisogno umano. Cos'è il
‘vino buono'? Dalle letture possiamo
scorgere diverse manifestazioni:
* La prima lettura dice della
necessità dell' uomo di non sentirsi abbandonato. Il ‘vino buono' è la certezza
di una presenza importante. Il ‘vino buono' è Gesù stesso che è venuto uomo tra
gli uomini. E' Gesù chiamato da Maria. E' Gesù che si fa come uno sposo per
noi. Egli è il Dio con noi. Il frutto di questa sua presenza, come dice Isaia:
"Sarai una
magnifica corona nella mano del Signore,
un diadema regale nella palma del tuo
Dio.
Nessuno ti chiamerà più Abbandonata,
né la tua terra sarà più detta
Devastata,
ma sarai chiamata Mia Gioia
e la tua terra Sposata,
perché il
Signore troverà in te la sua delizia". Quello
che sentiamo in noi è allora è la gioia: come quando si beve un po' di vino.
Portiamo il ‘vino
buono' della presenza: esserci , dare tempo, discutere anche se con qualche
litigio. C'è bisogno di una presenza ‘amica' (anche se non ‘amicona'). Di
questo hanno bisogno ad esempio anche i nostri figli e gli adolescenti.
Nella seconda lettura
il ‘vino buono' è il dono dello Spirito. Ci è stato detto che Dio agisce ‘per
il bene comune' e per far questo da ad ognuno dei doni diversi: "viene dato il linguaggio di sapienza; a un
altro invece, dallo stesso Spirito, il linguaggio di conoscenza; a uno, nello
stesso Spirito, la fede; a un altro, nell'unico Spirito, il dono delle
guarigioni; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a
un altro il dono di discernere gli spiriti; a un altro la varietà delle lingue;
a un altro l'interpretazione delle lingue". Con questi doni si può far
‘funzionare' l' unico corpo di Dio, con Cristo capo, di cui facciamo parte:
come si prega in questa settimana per l' unità dei cristiani.
Ma cogliere questo dono
in noi è come ‘bere un vino buono'. Scoprire che abbiamo dei doni ci valorizza,
anche se scopriamo di non essere perfetti. Essere aiutati in questa scoperta ed
essere valorizzati è essere servitori del vino buono.
* Infine potremmo
scorgere nel dramma del mondo moderno un'assenza di senso che da ordine alla
vita. Resta allora l'impero delle emozioni e dei sensi. Ma questo impero non si
autogoverna e pian piano si spegne. Gesù ci porta un vino buono che è quello di
un'esempio di vita buona. In lui troviamo un modello che da senso alla nostra
esistenza e gli imprime anche una disciplina. Essere servitori del vino buono
significa allora anche farsi annunciatori ed educatori di questa vita buona
secondo Gesù modello di umanità.
Restiamo con Maria
attenti ai bisogni del nostro tempo
Facciamoci servitori -portatori
di vino nuovo accettando con pazienza sfide impossibili.
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