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briciola 07-03-2013 PDF Stampa
07-03-2013
FESTA DEL PARADISO / 3
Il Vangelo di oggi ci presetna gesù che scaccia i demoni. Una volta gli chiesero: 'perchè noinon siamo stati capaci di scacciare i demoni?' Gesù rispose: 'per certi demoni occorre molta preghiera e il digiuno'.
Anche una festa può essere soggetta alle tentazioni del demonio e trasformarsi da momento di unione e fratellanza in momento di gelosia, invidia, competizione, esibizionismo.
Prepariamo la festa con la preghiera personale e anche con il digiuno, cioè con qualche rinuncia a quei vizi personali che cipossono 'depistare'.
 Commenti (3)Add Comment
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Scritto da uno qualunque, 08 marzo 2013, 08:09
Dovremmo invece recuperare la festa come occasione importante per intessere relazioni libere e liberanti, per rendere bello e piacevole lo stare insieme a tutti senza mettere in difficoltà nessuno, per sviluppare fantasie positive.
Una festa vera è per sua natura, accogliente, non discriminante, capace di esprimere una reale popolarità: e per far questo non servono necessariamente risorse enormi o complessi canori di prima pagina. Ci vuole invece, ed è certo più difficile, la capacità di sentirsi tutti parte di una stessa realtà, il desiderio di far contenti, prima che di essere contenti, la voglia di vivere nel rispetto di tutti e nella valorizzazione delle esperienze positive ed arricchenti. Da feste così si va a casa contenti e ci si sente invogliati a vivere la vita quotidiana con più voglia di stare insieme. (..riflessione tratta da un articolo )
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Scritto da M., 07 marzo 2013, 19:01
L'uomo ha sempre sentito un profondo bisogno di incontrare Dio, di interrogarlo, di conoscere i suoi pensieri, di scoprire i suoi disegni. Ma dove trovarlo? Dove fissare un appuntamento con lui? Nei tempi antichi si pensava che il luogo ideale fossero le cime dei monti, quelle, soprattutto, che la tradizione indicava come luoghi sacri. Anche Israele condivideva questa concezione religiosa. Abramo, Mosè ed Elia hanno fatto le loro esperienze spirituali più forti «sul monte».
Matteo colloca il primo discorso di Gesù su un monte. La devozione cristiana lo ha identificato con la collina che domina Cafarnao. Le suore che la custodiscono l'hanno trasformata in un'oasi di pace, di raccoglimento, di riflessione, di preghiera. Passeggiando sotto gli alberi maestosi, accolti dal fruscio delle foglie mosse dalla brezza che scende dalle vette innevate del Libano, contemplando dall'alto il lago che tante volte è stato solcato dalla barca di Gesù e dei discepoli, ci si sente quasi naturalmente portati a elevare lo sguardo al cielo e il pensiero a Dio.
Per quanto possa essere suggestiva questa esperienza, il monte di cui parla Matteo non va inteso in senso geografico, ma nel suo significato teologico. Più che un luogo reale, «monte» è qualunque luogo o momento in cui ci si apre alla parola di Dio.
Possiamo visualizzare la scena: Gesù abbandona la pianura. E come se uscisse dalla terra dove si muovono gli uomini «normali», quelli che si regolano secondo la «saggezza», l'astuzia di questo mondo, quella «scaltrezza» maligna che porta a ragionare così: «la salute è tutto», «ciò che conta è il successo», «beato chi ha un grosso conto in banca», «felice chi può viaggiare, divertirsi, chi non si priva di alcun piacere», «a me interessa solo il sesso», «sacrificarmi, fare delle rinunce per gli altri? Non ci penso proprio!»...
Sarà un uomo riuscito colui che condivide simili proposte di vita? Cosa ne pensa Dio?
Per non correre il rischio di sprecare la nostra esistenza è necessario cono-
scere il suo giudizio. Accompagniamo Gesù sul monte per ascoltare le sue proposte di felicità, di successo, di beatitudine. Saranno proposte sconcertanti, addirittura insensate per chi ha la mente frastornata dalle proposte suggerite dalla «saggezza» degli uomini. Ascoltiamole e cerchiamo di capirle....amarle......per poi divenire testimoni della SUA GIOIA............servendosi anche di queste bellissime esperienze come la festa della "B. VERGINE del PARADISO"
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Scritto da un giovane della parrocchia, 07 marzo 2013, 18:42
Il servo di Dio non litiga.
Non favorisce le contese.
Non perde tempo in dispute inutili.
Il servo di Dio cerca piuttosto di istruire e, insegnare con mansuetudine,
Il servo lavora sempre per il bene comune.
Ogni parola che dice, ogni azione che svolge, la svolge per portare edificazione al corpo che è la chiesa
Il servo non crea partiti ma sa apprezzare ogni singolo fratello o sorella che il Signore gli ha dato: “Nessuno dunque si vanti degli uomini, perché tutto vi appartiene. Paolo, Apollo, Cefa, il mondo, la vita, la morte, le cose presenti, le cose future, tutto è vostro! E voi siete di Cristo; e Cristo è di Dio” (1 Corinzi 3:16-23).
Amare significa servire la chiesa con i propri doni ma anche rispettare quelli altrui.
L’amore edifica, non causa divisioni.

Signore, non voglio più essere uno strumento di divisione ma di edificazione.
Voglio essere un tuo servo. Voglio sapere apprezzare ogni fratello o sorella che tu mi hai dato. Usami per edificare Signore.”
Sia questa la nostra preghiera.

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