Domenica 05 maggio 2024
 
La preghiera fatta assieme è un momento prezioso per rendere ancora più salda la vita familiare, l’amicizia! - Papa Francesco
Home arrow Vivere la fede arrow Briciole arrow briciola 31-03-2013
 
Home
Notizie
Documenti
Orario preghiere
 
Storia
Dove siamo
Foto
Cerca
Mappa del sito
Vivere la fede
Percorsi di parole
Siti consigliati
Link

 
Briciole
logo iblog don
briciola 31-03-2013 PDF Stampa
31-03-2013

AL CUORE DELL’ ANNO DELLA FEDE

            Nel nostro cammino di vita stiamo cercando di riscoprire la via tracciata dall’ottica della fede e dalla fede cristiana.

            Diaciamo che, guardando l’immagine qui a fianco, la nostra nave sta per ‘spiccare il volo’, Siamo quindi arrivati a qualcosa di decisivo, siamo al cuore del cammino della fede cristiana: la Pasqua

 

FEDE E’ FARE PASQUA

            Nel triduo di questi giorni, in cui mediteremo la passione, morte e risurrezione di Grsù, sta il cuore della fede cristiana, il punto da cui si capisce tutto il resto. All’ inizio di questo triduo sta la celebrazione del ‘giovedì santo’ in cui c’è il ‘cuore del cuore’, cioè il segno che riassume e spiega tutto. E’ la prima celebrazione dell’ Eucaristia fatta da Gesù stesso di cui abbiamo ascoltato il racconto nella seconda lettura e di cui il vangelo di Giovanni vuole dare spiegazione con il gesto della lavanda dei piedi. Cercheremo di capire cosa significa questa celebrazione e il segno esplicativo della lavanda, ma ora diciamoci che nel cammino di vita del cristiano, vivere di fede è ‘stare davanti’ alla Pasqua e al segno dell’ Eucaristia spiegato dal gesto della lavanda dei piedi. ‘Stare davanti’ significa ‘fare pasqua’ e si comporta un ‘rivestirci’ della Pasqua, un vivere al medesimo modo quella ‘pasqua’.

 

FEDE E’ AMARE SINO ALLA FINE

            Il gesto della lavanda è stato interpretato come segno di ‘accoglienza e ospitalità’ oppure come segno dello spirito del servizio, ma in ogni caso indica ciò che Gesù dice: ‘amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati’.

·                   Rivela quindi la vita di Gesù come un ‘dono libero di sé stesso’. E’ l’amare con la totalità di sé stessi… fino al dono supremo della vita , con la morte. Padre Daniele cantava (profeticamente!): ‘ la morte in piedi ci dovrà trovar’

·                   Rivela la vita di Gesù come un gesto d’amore che è proiettato verso l’altro. Non saremo mai felici se saremo chiusi in noi stessi! Un gesto fatto di umiltà , come quel gesto di Cristo che si è chinato fino ai piedi, o il gesto di papa Francesco che ha chinato il capo chiedendo al popolo la benedizione o che si è chianto a baciare il disabile handicappato grave.

·                   Rivela il un atto di servizio per la ‘totalità del bene’ altrui. Dice Gesù a Pietro: se non ti lavo non avrai parte con me’ e Pietro, dopo aver resistito dice: ‘lavami tutto Signore’. Il fine ultimo è quello di aver parte con Cristo e alla vita in Cristo. L’ uomo ha moti bisogni fisici, psichici, sociali, ma in ultimo c’è il diventare e vivere da figli di Dio nella santità.

 

FEDE E’ ‘USCIRE’ FINO AI CONFINI DEL DOLORE UMANO (cfr papa Francesco)

            “Cristo non ha casa, la casa di Cristo e della chiesa è la gente

            Chiesa esci da te stessa, per andare fino ai confini del mondo e soprattutto fino ai confini dell’esistenza e del dolore umano: verso quelli che sono più lontani, più dimenticati, quelli che ahnno più bisogno di comprensione e consolazione.

            Usciamo da noi stessi, dai nostri schemi, dalle nostre abitudini

            Gesù ha portato misericordia e speranza

            Uscire sempre, con amore, con la tenerezza di Dio, nel reispeto e nella pazienza, sapendo che noi mettiamo le gambe e le mani e Dio rende feconda ogni azione.”
 Commenti (3)Add Comment
...
Scritto da c., 31 marzo 2013, 22:34


come M.
anche a me certi gesti liturgici ,fanno riflettere e cerco di viverli come preghiera....
"Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi. In verità, in verità vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica" (Giovanni, 15, 13-17).

Bisogna riconoscere che il gesto di mettersi in ginocchio davanti a un altro ha un significato profondo di rispetto e di servizio che non è necessariamente contenuto in una parola di rispetto e di servizio.Con questo gesto Gesù sta trasformando la società che vuole fondare, da un modello piramidale - in alto la ricchezza e il potere - in un corpo dove ognuno ha il suo posto, i suoi doni, il suo carisma e il suo ministero. E lui prende il posto del più piccolo.
Gesù lavando i piedi di ognuno, compie un gesto di tenerezza, un gesto d'amore e di perdono. Lava con compassione le loro ferite, le loro fragilità, la loro povertà. Mostra il suo desiderio di perdonare e d'elevare ogni persona, - come la grazia eleva la natura - poiché ognuno di noi ha il compito di continuare l'opera di salvezza.... Questo gesto della lavanda dei piedi ci aiuta a capire e a vivere concretamente l'umiltà, il perdono, il servizio, e a operare per l'unità. Questo gesto diventa quindi preghiera: noi preghiamo per diventare più simili a Gesù e per avere in noi i sentimenti che risiedono in lui.
...
Scritto da m., 31 marzo 2013, 22:23


Carico di significato,il gesto della
... lavanda dei piedi che colgo..ci prepara al mistero della Pasqua. Compiendola, c’incorporiamo al movimento d’offerta di noi stessi, che è l’atteggiamento fondamentale di Gesù.
Bisogna ricordare che per i ministri, che sono rappresentanti visibili di Cristo nella comunità, la lavanda dei piedi è tutto un programma. Le mani del vescovo o del sacerdote che lavano i piedi il Giovedì Santo sono le stesse che operano nel mistero dell’Eucaristia, ma devono essere anche capaci di carità e servizio: mani che sanano, aiutano, mani aperte, servizievoli, per gli altri… In ginocchio non solo davanti al Cristo eucaristico, ma anche davanti agli uomini, sue membra, davanti ai poveri e agli emarginati, prediletti di Gesù.
Inoltre, il gesto di Giovedì Santo è anche il simbolo di tanti atti di carità cristiana e di donazione: madri che lavano i figli, infermiere che assistono e lavano ammalati ed anziani, e moltissimi cristiani che dedicano le forze e le energie nell’assistere gli altri… Solo chi sa lavare “i piedi” agli altri e non si ritrae di fronte alla necessità del prossimo può legittimamente alzare le mani verso Dio, lodarlo e offrirgli il sacrificio di Cristo.
...
Scritto da ..., 31 marzo 2013, 19:49
La figura ......di Maria di Betania, mi ha sempre interrogata.....incuriosita.....aiutata....anche in momenti forti come la Settimana Santa e spunti di riflessione nascono anche da questo pezzo tratto da un libro :.."I giorni della tenerezza " di don Angelo Casati...

" Maria, l’unica che si avvicina al mistero di quel suo amico, va al cuore delle cose, al cuore della fede, che è relazione vera. Relazione che è fatta di cuore. Per questo qualcuno distingue tra religione e fede, e dice che le religioni non salveranno l’umanità, perché le religioni si possono svuotare di cuore, di cuore e di fede. La fede non è fede senza che dentro vibri il cuore, senza che dentro vibri almeno una briciola della tenerezza di Maria. Una religione, appiattita sui calcoli umani, sta nella sala e non capisce, non è sfiorata dal mistero.

Voi mi capite, c’è qualcosa da rompere. C’è da rompere il vaso che trattiene il profumo. C’è da rompere qualcosa anche nella nostra vita, se vogliamo fare pasqua, se vogliamo che nella sala, nella sala della chiesa e nella sala dell’umanità, ci sia profumo: «e la casa» è scritto «si riempì di profumo». C’è da rompere questa mentalità mercantile che ci sta inquinando. Se non la rompiamo, udremo parole religiose, ma sarà solo spettacolo, volgare spettacolo.

Solo chi ha la tenerezza che va al cuore, al problema dell’altro, solo chi ha il coraggio di rompere il vaso che trattiene il profumo potrà sostare questa settimana sotto una croce. A contemplare il Signore della croce. A odorare il profumo, profumo di vita, che viene dal vaso squarciato di quel cuore, il profumo che viene da quell’amore incondizionato. Profumo per noi e profumo per tutta la terra.

«Tenete fisso lo sguardo su Gesù»: invita la lettera agli Ebrei e sembra di cogliere un appello per i giorni che ci attendono. Lo faremo, io ne sono certo! Ci ritaglieremo in questi giorni un tempo per tenere fisso lo sguardo. E gli occhi, lasciatemelo dire, siano gli occhi di Maria di Betania, il suo sguardo per l’amico. Ci sia dato, ce lo auguriamo, di avere occhi capaci, dopo anni, di stupirci e di sostare, ancora una volta, al mistero, il mistero dell’eccedenza. Qui qualcosa eccede. Chiamati dunque anche noi ad assistere a un eccesso, l’eccesso evocato dal profumo costosissimo di Maria.

È come se la donna avesse inventato con quel suo profumo una parabola, quasi volesse raccontare con quel profumo, che le era costato un patrimonio, a quelli che erano nella casa e oggi a tutti noi, il mistero della dismisura, dell’eccedenza. Fuori dai canoni e da ogni misura, l’amore del suo amico e maestro! Come fuori dai canoni e da ogni misura era quel profumo con cui gli cospargeva i piedi, fuori dai canoni e da ogni misura i suoi capelli con cui glieli asciugava teneramente.

Anche noi sosteremo alla dismisura della donazione di Gesù. E chi di noi avrà capito non potrà nella vita non avere gesti che raccontano l’eccedenza, lo spreco dell’amore, la dismisura.

E dove succede questo e quando succede questo, dove si esce e quando si esce dalla mentalità del calcolo, allora c’è profumo: «e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo». C’è profumo dentro di te, c’è profumo nella casa, c’è profumo nella società, c’è profumo nella chiesa, c’è profumo nella vita. In gesti, vorrei aggiungere, silenziosi. Non c’è nel racconto una parola che è una di Maria. Ma c’è profumo. Forse anche per questo oggi c’è così poco profumo, siamo invasi da parole e spesso parole che sbandierano il bene comune mentre sottendono nascosti interessi. E dove c’è calcolo, dove il calcolo viene ammantato di bene comune, come succede a Giuda, c’è odore di morte, di morte di noi stessi, della società, della chiesa. Non è forse scritto nella prima lettera di Giovanni: «Chi non ama rimane nella morte» (1 Gv 3,14)?

 Scrivi un commento
quote
bold
italicize
underline
strike
url
image
quote
quote

security code
Trascrivi nello spazio sottostante i caratteri che appaiono nella riga qui sopra e procedi all’invio del commento, ma tieni presente che questo vuole essere uno spazio di confronto positivo, quindi eventuali messaggi con spirito polemico o contenenti offese, insulti o termini non consoni allo spirito del sito saranno rimossi.


busy
 
< Avanti   Indietro >
   
20_s.jpg
Gruppi parrocchiali
Azione Cattolica
Caritas
ANSPI
Gruppo Catechisti
Gruppo Cultura
Famiglie
Gruppo Liturgico
Scout
 
Calendario Pastorale
Fine Benedizioni 2024

Area riservata
Login


Logo chiesa
 
Sito realizzato con Joomla! - Copyright 2007-2024 Parrocchia San Savino Faenza