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La preghiera fatta assieme è un momento prezioso per rendere ancora più salda la vita familiare, l’amicizia! - Papa Francesco
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02-04-2013
PASQUA FESTA DELLA SPERANZA

Il fondamento:

Cristo è risorto, anzi Cristo crocifisso è risorto. Colui che è morto così , ora vive!

Papa Francesco: ‘ non fatevi rubare la speranza'.

Profeti di sventure, urlatori del ‘ tutto va male'

Filosofie nichiliste: vaghiamo nel nulla

Pessimismo personale



Cristo è risorto e ciò ci coinvolge anche noi oggi!



RITROVARE LA VIA DELLA SPERANZA



1.     NOTARE I SEGNI E INTERROGARSI

Come Marai Maddalena che nota la tomba vuota e si domandava che senso avesse

Anche noi dovremmo notare i segni, oltre la meccanica materialista.

Sappiamo vederli? Sappiamo stupirci e interrogarci?

C'è il ‘bocciolo' di una storia nuova che irrompe!



2.     RICORDARE LE SUE PAROLE

Nelle apparizioni (esperienza tipica e unica del dopo Pasqua dei primi giorni) viene detto: ricordate le sue parole.

Non abiamo più le apparizioni ma abbiamo la Parola di Dio che è chiave di lettura della storia.

Ci apre una via dorata di speranza



3.     ASCOLTARE I TESTIMONI

Ci sono persone che al vivo mostrano la risurrezione di Cristo. Ci sono persone coerenti che , a partire dalla fede ci hanno trasmesso la speranza.

Gabriella Ceriolini che l'anno scorso è morta a Faenza colpita da un malore improvviso, forse frutto delle grandi fatiche. Era una donna che on potava a ver efiglia ma che è diventata mamma di 15 figli, strappandoli dall' abbandono, dal disagio psichico e sociale. Anche alla morte del marito ha continuato nell' opera di rinascita e di risurrezione di molte donne ferite dal dolore.



Pasqua festa della speranza. Viviamo nella speranza.
 Commenti (3)Add Comment
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Scritto da ---, 02 aprile 2013, 17:35
Gabriella nella sua vita terrena ha illuminato il cammino di molte persone:
Una vera luce che ha fatto della PAROLA di DIO la sua grande forza.
Gabriella e Francesco si sono aperti col loro “SI” al SIGNORE mettendosi al servizio di tanti ragazzi che avevano bisogno dell’abbraccio benedicente di un padre e di una madre.Si sono presi cura di loro con amore e passione ,allargando i loro sguardi nelle strade,nelle città,in chi gli passava accanto, certi che in quei volti vedevano il SIGNORE.
Stringo fra le mani una sua dedica del 1-8-1979…come era consuetudine fare l’ultimo giorno del campo A.C.,ci si scambiavano dediche e anche lei in qualità di educatrice del campo-scuola volle farmi la sua.
A distanza di anni rileggendola una frase in particolare mi risuona :….”carissima, potenzia sempre la preghiera.e la tua fede,e prima d’agire pensa sempre come reagiresti tu,se fossi in colei/colui che ti è accanto e darai sempre il meglio di tè stessa,diventando un punto fermo d’amore per chi ti è vicino”
Queste parole di cui Gabriella mi ha fatto dono mi rendo conto che sono state il –segno–fedele e costante che ha tracciato il suo cammino verso LUI attraverso il suo “farsi dono di sè per gli altri”….Segno che mai dimenticheremo…e sarà per noi un Esempio di Vita.
...
Scritto da ---, 02 aprile 2013, 17:31
Parte 2) E il secondo pensiero: grazie Gabri. Per quando, con l'intiuizione pedagogica incredibile che avevi, di chi ama sul serio, lasciasti per quattro ore che una ragazzina di 13 anni si ribellasse alla tua presenza solida e calda, standosene seduta sul tetto di casa, come se niente fosse. O per quando permettevi a un ragazzino di 15 anni di fumare un sigaro per rilassarsi dalle sue tante difficoltà di relazione. O per quando, senza alcun tabù, cercavi di sostenere un amore strano e fuori schema tra una ragazza di 16 anni e uno di 25 e passa. Si vedeva lontano un miglio che sarebbe stato un amore impossibile, ma tu avevi la speranza dei folli e la concretezza dei romagnoli che non si danno mai per vinti. E ho imparato da te che le persone vengono prima delle regole. Sempre!Grazie anche perché, dopo essere uscito di seminario ti chiesi di farmi da direttore spirituale. Che strano: una laica, sposata, che fa da guida a un mancato prete che non sa che fare. E furono anni di grandi scoperte per me e di frasi rimaste dentro a segnare gradini di consapevolezza: "Hai l'orgoglio rovesciato di chi non vuole accettare la realtà". Come era vero! "Non hai mai capito nulla delle donne e nemmeno ora le stai capendo". Esatto. Oppure: "Ma credi davvero che Dio ti chieda di essere qualcosa che tu non senti bello e attraente? La sua volontà si scrive dentro la tua, se non hai chiara questa non puoi vedere quella". E pensare che in cinque anni di seminario nessuno mi aveva mai letto dentro così! E devo anche a te se ora mi porto dentro una immagine di Dio che mi vuole bene comunque!E perché quando entravi nelle mie classi per raccontare la tua scelta e il tuo stile di essere Chiesa e i miei studenti restavano a bocca aperta, o talmente colpiti da andare in crisi o da ribellarsi alla evidenza di qualcuno che sa amare davvero. E mi sono sempre chiesto come facevi a sapere così tanto di pedagogia applicata senza mai averne letto un libro. E quando più avanti mi capitava di leggere teorie e tecniche, spesso mi venivano in mente le situazioni viste e vissute in casa tua, come esempi delle teorie che studiavo.E grazie anche perché quando morì all'improvviso, come te, il tuo amato Francesco ebbi il privilegio di essere uno dei due ammessi a starti vicino in quei giorni, e imparai che cosa vuol dire fare i conti con un lutto che ti squassa dentro e ti impone di ricostruire tutto da capo. E vidi dal vivo tutta la tua forza d'animo e la tua fede che ti faceva ritrovare energie e progetti dove io vedevo solo buio. Fino a decidere di dedicare la tua vita che restava alle madri in difficoltà, coniugando la fede e l'attenzione alle donne senza mai scadere nel femminismo cattolico che reclama ruoli e potere.E ora che ti scrivo - mentre una cattedrale stracolma di persone, a duemila chilometri da qui, sta pregando con te per te - mi è chiaro perché l'ultima volta che ti ho salutato mi hai chiamato indietro quattro volte sulla porta di casa, chiedendomi di mia madre, di alcuni amici comuni, della scuola. Mi stavi salutando, come al solito fuori dagli schemi e con la tua incredibile libertà di essere te stessa con chiunque e dovunque. È strano. Ho sempre pensato che sentivi, in qualche modo, quando sarebbe arrivata la tua ora, e il tuo stile aveva il sapore di chi ha imparato a contare i giorni e quindi ha la sapienza del cuore. Mi manchi, e mi mancherai... Ma voglio pensare che abbia ragione Sant'Agostino: "Chi non è più con noi è sempre dove siamo noi". Grazie Gabri!
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Scritto da ---, 02 aprile 2013, 17:29
parte 1) La speranza che Gabriella ci ha trasmesso ...è racchiusa anche in questa significativa testimonianza--ricordo tratta dal blog "Vino Nuovo"Il mio grazie per Gabriella di Gilberto Borghi | 31 agosto 2012 "È morta Gabriella..." Silenzio. La mia mente non vuole mettere insieme il senso... "Chi è morto?". "Gabriella, Gabriella Ceriolini..." È come quando d'improvviso un pugno allo stomaco ti risveglia mentre sei spaparanzato e ti godi il panorama, e il sussulto richiama da tutte le parti del tuo corpo ogni fibra in vacanza... "No, ma cosa dici, mamma...". "Eh sì, l'hanno trovata morta questa mattina".E il primo pensiero è: mi mancherai da morire... Ci siamo visti a Faenza appena due giorni prima di partire, ricordi, e mi avevi dato appuntamento al primo settembre, il mio tendine aveva bisogno delle tue mani, per quel dono strano e un po' incredibile che avevi e che sempre hai tenuto riservato e custodito. Ma soprattutto non puoi andartene così, all'improvviso, lasciando a mezzo una vita che già da tempo aveva mostrato cosa vuol dire fidarsi di Dio.Da quando, salendo le scale dell'ospedale, tu e il tuo amato Francesco, all'improvviso ti fermasti e gli dicesti: "Ma davvero abbiamo bisogno di sapere perché non riusciamo ad avere bambini? Noi possiamo essere genitori in mille altri modi". E giraste i tacchi e apriste la vostra casa a più di una quindicina di figli "affidati", in quasi 20 anni.Quando in un paesino in montagna incontrasti una bimba di 6 anni, con una madre reduce dalla psichiatria e un padre molto amante del vino, e fu incredibilmente normale per te immaginare di portarla con te a casa. E fu la prima. Di una lunga serie. O quando, pochi anni dopo, arrivò un bambino di 11 anni, che comunicava a calci e pugni soltanto. E fu davvero dura ridurre lentamente la sua rabbia e gli oggetti che poteva colpire. Prima gli vietasti le persone, poi gli animali, poi le piante e quando gli rimasero solo i muri decise che c'erano altri modi per comunicare. Ma ti ci vollero quasi due anni. E ogni tanto mi telefonavi: "Gilberto, portamelo via qualche giorno perché ho bisogno di tirare il fiato", mostrando di mantenere tutta la tua umanità pur senza abdicare all'impegno di essere madre supplettiva di chi non aveva madre.

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