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briciola 17-05-2013 |
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17-05-2013 |
NON SIATE CRISTIANI DA SALOTTO
Tutta la vita di Paolo è stata “una battaglia campale”, una “vita con tante prove”. Papa Francesco ha incentrato la sua omelia sull’Apostolo delle Genti, che, ha detto, passa la sua vita di “persecuzione in persecuzione”, ma non si scoraggia. Il destino di Paolo, ha sottolineato, “è un destino con tante croci, ma lui va avanti; lui guarda il Signore e va avanti”:
“Paolo dà fastidio: è un uomo che con la sua predica, con il suo lavoro, con il suo atteggiamento dà fastidio, perché proprio annunzia Gesù Cristo e l’annunzio di Gesù Cristo alle nostre comodità, tante volte alle nostre strutture comode - anche cristiane, no? - dà fastidio. Il Signore sempre vuole che noi andiamo più avanti, più avanti, più avanti… Che noi non ci rifugiamo in una vita tranquilla o nelle strutture caduche, queste cose, no? Il Signore… E Paolo, predicando il Signore, dava fastidio. Ma lui andava avanti, perché lui aveva in sé quell’atteggiamento tanto cristiano che è lo zelo apostolico. Aveva proprio il fervore apostolico. Non era un uomo di compromesso. No! La verità: avanti! L’annunzio di Gesù Cristo: avanti!”
Certo, ha osservato Papa Francesco, San Paolo era un “uomo focoso”. Ma qui non si tratta solo del suo temperamento. E’ il Signore che “si immischia in questo”, in questa battaglia campale. Anzi, ha continuato, è proprio il Signore che lo spinge “ad andare avanti”, a dare testimonianza anche a Roma:
“Fra parentesi, a me piace che il Signore si preoccupi di questa diocesi, fin da quel tempo… Siamo privilegiati! E Lo zelo apostolico non è un entusiasmo per avere il potere, per avere qualcosa. E’ qualcosa che viene da dentro, che lo stesso Signore lo vuole da noi: cristiano con zelo apostolico. E da dove viene questo zelo apostolico? Viene dalla conoscenza di Gesù Cristo. Paolo ha trovato Gesù Cristo, ha incontrato Gesù Cristo, ma non con una conoscenza intellettuale, scientifica - quello è importante, perché ci aiuta - ma con quella conoscenza prima, quella del cuore, dell’incontro personale”.
Ecco cosa spinge Paolo ad andare avanti, “ad annunziare Gesù sempre”. E ha aggiunto: “E’ sempre nei guai, ma nei guai non per i guai, ma per Gesù”, annunciando Gesù “le conseguenze sono queste”. Il fervore apostolico, ha sottolineato, si capisce solo “in un’atmosfera d’amore”. Lo zelo apostolico, ha detto ancora, “ha qualcosa di pazzia, ma di pazzia spirituale, di sana pazzia”. E Paolo “aveva questa sana pazzia”. Il Papa ha dunque invitato tutti i fedeli a chiedere allo Spirito Santo che faccia crescere in noi lo zelo apostolico che non deve appartenere solo ai missionari. D'altro canto, ha avvertito, anche nella Chiesa ci sono “cristiani tiepidi”, che “non sentono di andare avanti”:
“Anche ci sono i cristiani da salotto, no? Quelli educati, tutto bene, ma non sanno fare figli alla Chiesa con l’annunzio e il fervore apostolico. Oggi possiamo chiedere allo Spirito Santo che ci dia questo fervore apostolico a tutti noi, anche ci dia la grazia di dare fastidio alle cose che sono troppo tranquille nella Chiesa; la grazia di andare avanti verso le periferie esistenziali. Tanto bisogno ha la Chiesa di questo! Non soltanto in terra lontana, nelle chiese giovani, nei popoli che ancora non conoscono Gesù Cristo, ma qui in città, in città proprio, hanno bisogno di questo annuncio di Gesù Cristo. Dunque chiediamo allo Spirito Santo questa grazia dello zelo apostolico, cristiani con zelo apostolico. E se diamo fastidio, benedetto sia il Signore. Avanti, come dice il Signore a Paolo: ‘Coraggio’”! (Francesco)
Testo proveniente dalla pagina http://it.radiovaticana.va/news/2013/05/16/il_papa:_alla_chiesa_serve_il_fervore_apostolico,_non_i_cristiani_d/it1-692602
del sito Radio Vaticana
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"In mezzo ad una società di consumo, la testimonianza dell'apostolo Paolo è data dal dominio dei desideri, che sono orientati non al benessere artificiale, ma all'amore del prossimo. Poche cose sono necessarie a colui al quale basta Dio solo. Soltanto Dio può soddisfare la nostra sete. L'atteggiamento dell'apostolo, in ogni circostanza, è quello di reagire amando come il Buon Pastore. In questo modo i desideri infiniti di un cuore umano vengono incanalati per strade o possibilità di donazione e di servizio della verità e del bene. Il valore e il coraggio dell'apostolo non consistono nel fanatismo o nel battere i piedi, ma nell'aver il cuore rivolto a Dio soltanto.
Il timore e la paura nascono a causa di un bene che si può perdere. Chi non ha nulla da perdere, non teme nessuno e niente. Il cuore puro si riflette nella semplicità che conquista per la sua autenticità ...
L'apostolo è a servizio della verità, senza tergiversare. Si pensa, si parla, si ama e si comunica la verità nella misura in cui il cuore è povero. I puri di cuore vedono Dio. La verità si difende soltanto con l’amore e con la comprensione. Non dice la verità chi fa affiorare soltanto il suo cattivo umore e le sue passioni. La comprensione non è affatto sinonimo di mezze misure, ma di amare l’altro così com'è ed aiutarlo ad essere quello che deve essere. Si comprendono gli altri quando si conosce se stessi e si è innamorati di Cristo Salvatore. Si comincia ad essere equilibrista (non equilibrato) quando si ha qualche bene al di fuori di Cristo e si teme di perderlo. L'autentica povertà non fa propaganda a se stessa; incomincia con il senso del proprio limite e nel trovare il tesoro nascosto che si desidera comunicare agli altri. Quelli che vivono la povertà evangelica desiderano comunicare agli altri questa ricchezza ... Non hanno tempo per criticare amaramente gli altri ... L'apostolo sa soffrire e, insieme, far trasparire mitezza. La fede nella risurrezione dà significato alla sua vita ..."
( Juan Esquerda Bifet)