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briciola 04-06-2013 PDF Stampa
04-06-2013
MITEZZA E NON IPOCRISIA
“E la mitezza che Gesù vuole da noi non ha niente, non ha niente di questa adulazione, con questo modo zuccherato di andare avanti. Niente! La mitezza è semplice; è come quella di un bambino. E un bambino non è ipocrita, perché non è corrotto. Quando Gesù ci dice: ‘Il vostro parlare sia ‘Sì, sì! No, no!’ con anima di bambini, dice il contrario del parlare di questi”.


Testo proveniente dalla pagina http://it.radiovaticana.va/news/2013/06/04/il_papa:_l%E2%80%99ipocrisia_%C3%A8_la_lingua_dei_corrotti,_il_cristiano_parla_co/it1-698190 
del sito Radio Vaticana 
 Commenti (2)Add Comment
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Scritto da chicco di grano, 05 giugno 2013, 12:29
È bello quanto scrive a Timoteo, un suo collaboratore nel ministero. Lo chiama: “Uomo di Dio”, e gli dice: “Cerca sempre la giustizia, la pietà, la fedeltà, l’amore, la pazienza, la mitezza (altre traduzioni invece di «mitezza» hanno bontà, dolcezza, delicatezza, che sono espressioni della mitezza)”. Così in 1 Tm 6,11, mentre in 2 Tm 2,24 dice: “Un servo del Signore non dev’essere litigioso, ma gentile con tutti, capace di insegnare e tollerante. Deve saper riprendere con mitezza (o: “dolcezza”) quelli che si oppongono, nella speranza che Dio voglia loro concedere di convertirsi e riconoscano la verità e sfuggano al laccio del diavolo”. Scegliere la “mitezza” come mezzo per convertire altri. Di fronte alla “dolcezza” del tratto, alla gentilezza, chi resiste? È con la mitezza che si guadagnano altri alla fede.

Signore Gesù, mite e umile di cuore, non hai mai voluto importi nella tua vita; ti sei limitato ad avvicinarti agli oppressi e li hai sostenuti nella loro speranza di giustizia, hai indicato loro come vivere il rifiuto totale di ogni violenza per cercare la giustizia, affidandosi unicamente a Dio. Ci hai insegnato che la strada della violenza non paga, che la spada non risolve nulla, anzi peggiora tutto e scava fossati immensi tra le persone, rendendo impossibile la via della concordia. Signore, fa’ che la tua mite immagine si imprima nel nostro cuore e donaci la forza di rinunciare sempre e volontariamente a ogni gesto rude, irascibile, ostile verso gli altri. Fa’ che, fissando lo sguardo su di Te, riusciamo nello sforzo quotidiano, ad assumere la vera fisionomia di ogni tuo discepolo. Insegnaci la dolcezza, la gentilezza, l’amabilità, la soavità nei gesti e nelle parole. Allora, riusciremo ad essere veri testimoni tuoi, perché saremo in sintonia con i tuoi sentimenti. Grazie, Signore, del tuo esempio. Amen!

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Scritto da davide, 05 giugno 2013, 09:40
DIO È IL CUORE DOLCE E FORTE DELLA VITA.



Un momento di incanto di Gesù davanti ai piccoli, ai suoi: Ti rendo lode, Padre, perché queste cose le hai rivelate ai piccoli. I piccoli di cui è pieno il vangelo, gli ultimi della fila che sono i preferiti di Dio. Gesù è il primo dei piccoli: viene come figlio di povera gente, nasce in una stalla, non ha in mano nessun potere e la sua rivoluzione si compie su di una croce. Ma «un uomo vale non sulla misura della sua intelligenza, ma quanto vale il suo cuore» (Gandhi). «Venite a me, voi tutti, che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro». Gesù non viene, con obblighi e divieti; viene recando una coppa colma di pace. Gesù non porta precetti nuovi, ma una promessa: il regno di Dio è iniziato, ed è pace e gioia nello Spirito (Rm 14, 17). E se ti lasci riempire dalla pace del signore, «attraverso il riposo e la pace del vostro cuore, poi a decine, a migliaia attorno a voi saranno confortati, troveranno ristoro» (A. Louf). «Imparate da me, che sono mite e umile di cuore». Imparate dal mio cuore. Cristo si impara imparandone il cuore, cioè il modo di amare. Il maestro è il cuore. La pace si impara. La pienezza della vita si impara. A vivere si impara, imparando il cuore di Dio. E la scuola è la vita di Gesù, quest’uomo senza poteri, libero come il vento, leggero come la luce, dignitoso e alto, che nulla e nessuno ha mai potuto piegare. Imparate dal mio modo di amare: umile, senza arroganza, e mite, senza violenza. Ristoro dell’esistenza di ciascuno è un così, amore umile e mite, una creatura in pace, che diffonde un senso di serenità nell’arsura del vivere. E la nostra vita si rinfranca accanto alla sua. Inizia, allora, il discepolato del cuore, per tutti, bambini e anziani, donne e uomini, preti e religiosi, per noi che ci sentiamo intelligenti, ma che corriamo il rischio di restare degli analfabeti del cuore. Funzionari delle regole e analfabeti del cuore. Perché Dio non è un concetto, non è una regola, non si riduce ad un sapere: Dio è il cuore dolce e forte della vita. Dice Gesù: «Prendete su di voi il mio giogo. Il mio giogo è dolce e il mio carico leggero». Nel linguaggio della Bibbia «giogo» indica la legge: «Prendete su di voi la mia legge». Prendete su di voi l’amore, è un re leggero, è un tiranno amabile, che neanche per un istante ferisce il cuore, non colpisce ciò che è al cuore dell’uomo, ma è instancabile nel generare, partorire, curare, confortare, dare ristoro. Non è uno fra i tanti maestri, è «il» maestro di una vita piena, con dentro il gusto e il calore di Dio.

(padre Ermes Ronchi)

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