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Dal Vangelo di domenica 29-12-2013 PDF Stampa
29-12-2013
I magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo». 14Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, 15dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Dall'Egitto ho chiamato mio figlio.

16Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esattezza dai Magi. (Mt 2,13-18)



Il nostro vangelo si inserisce bene in quello che sappiamo della storia del tempo. Erode il Grande, sospettoso e crudele, fa perfino assassinare una moglie, alcuni figli e altri familiari e sul letto di morte ordina alla sorella di far uccidere alcuni giudei... per avere lacrime ai suoi funerali.

Suo figlio Archelao è tanto dispotico e sanguinario, da essere deposto ed esiliato dagli stessi romani! Veramente una storia piena di insidie, da cui fuggire e di cui avere paura, quella in cui il "Dio con noi" muove i suoi primi passi.

In mezzo a tanta violenza, a tante lacrime e preoccupazioni, c'è qualcuno che difende e custodisce il Bambino. Ci sono gli angeli, c'è Giuseppe custode premuroso e fedele. E c'è Dio che, nelle righe storte della storia, scrive dritto e compie il suo disegno di salvezza, annunciato dai profeti: Dall'Egitto ho chiamato mio figlio. Così Gesù comincia a ripercorrere il faticoso cammino del suo popolo. Con lui, nuovo Mosè salvato dalla violenza del tiranno, Israele comincia un nuovo Esodo.

 

Un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe

Erode invia soldati. Dio manda un angelo dentro l'umile via dei sogni. Ma l'angelo non ha il compito di risparmiare l'esilio o di abbreviare il deserto, bensì quello di dare forza dentro il deserto, perché non si arrendano durante l'esodo, perché non si rassegnino all'esilio. (Ermes Ronchi)

"Sei un angelo!" diciamo ad uno che viene a sollevarci nel momento del bisogno. E abbiamo ragione. E quando, al contrario, siamo noi a chinarci su qualcuno, non sentiamo forse la forza dell'angelo che raccoglie il nostro gesto in una rete di miliardi e miliardi di gesti, che tengono in piedi il mondo? Chissà che frenesia, che andirivieni di angeli ci si svelerà negli ultimi tempi! Affidiamo la nostra famiglia, i nostri bambini agli Angeli custodi. (G.Gillini, M.Zattoni, Interno familiare)
                    
 

Alzati, prendi con te il bambino e sua madre
Un padre, una madre, un figlio. le sorti del mondo si decidono dentro una famiglia, nell'umile coraggio di una, di tante, di infinite creature innamorate e silenziose. Ancora oggi. lì Dio interviene (Ermes Ronchi)

Dopo il sì a prendere con sé Maria, Giuseppe scopre che la sua vita non è più sedentaria, ma si apre all'avventura del mettersi a seguire il figlio, le sue urgenze, i suoi passi.
È così di ogni paternità - esodo dalle certezze e dalle comodità, sia adottiva che biologica. Non c'è nessun padre che può stare seduto sui suoi programmi, i suoi tentativi di non scomodarsi e di assimilare a sé i figli. "Qualche volta mi trovo ad immaginare come sarebbe comoda la mia vita senza i nostri tre figli - ci diceva un Giuseppe dei nostri giorni - ma mi accorgo che non sarebbe la mia vita".  
(G.Gillini, M.Zattoni, Interno familiare)

 

Fuggì in Egitto dove rimase fino alla morte di Erode
Il vangelo non ci lascia neppure una riga di quel drammatico momento. Quella foto di gruppo, che Matteo non ha scattato sulla striscia doganale, ma che si conserva ugualmente nell'album del nostro immaginario più vero, rimane una icona di incomparabile suggestione per tutti noi, che oggi siamo chiamati a confrontarci con nuovi costumi e nuovi linguaggi.
 

Maria, donna di frontiera
Compare appena sullo scenario della salvezza, e già la vediamo intenta a varcare confini. Se non proprio con i visti rilasciati dal Ministero degli Esteri, deve subito vedersela con le tribolazioni che si accompagnano a ogni espatrio forzato. Come una emigrante qualsiasi del Meridione. Anzi, peggio. Perché non deve passare la frontiera per motivi di lavoro. Ma in cerca di asilo politico. Molto chiaro l'ordine trasmesso dall'angelo a Giuseppe: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finche ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo».

Ed eccola lì, sul confine. Da una parte, l'ultima terra di Canaan. Dall'altra, la prima sabbia dei faraoni. È vero che gode del diritto di extraterritorialità, dal momento che stringe tra le braccia colui il cui dominio va «da mare a mare e dal fiume fino agli estremi confini della terra». Ma sa pure che, come salvacondotto, è troppo rischioso esibire quel bambino alla polizia di frontiera.

Santa Maria, donna di frontiera, c'è un appellativo dolcissimo con cui l'antica tradizione cristiana, esprimendo questo tuo stare sugli estremi confini della terra, ti invoca come «porta del cielo». Ebbene, nell'ora della morte, come hai fatto con Gesù, fermati accanto alla nostra solitudine. Sorveglia le nostre agonie. Non muoverti dal nostro fianco. Sull'ultima linea che separa l'esilio dalla patria, tendici la mano. Perché, se sul limitare decisivo della nostra salvezza ci sarai tu, passeremo la frontiera. Anche senza passaporto.  (Tonino Bello, Maria, donna dei nostri giorni)
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