Intervista a Maria Babini |
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10-02-2014 |
Ciao
Maria! Ci parli un po' di te?
Mi
chiamo
Maria
Babini,
ho
69
anni
e
da
11
sono
su
una
poltrona.
Cosa
ti
è
successo?
Ero
a
scuola,
in
giugno,
sono
stata
male
e
mi
hanno
portato
in
ospedale
a
Cesena
dove
mi
hanno
operato
e
tenuto
un
mese
in
coma
farmacologico.
Poi
ho
passato
diversi
ospedali:
il
Civile,
s.
Pier
Damiani,
Montecatone
per
la
riabilitazione...
Lì
mi
hanno
detto
che
in
piedi
non
ci
sarei
più
tornata.
Da
giugno
sono
tornata
a
casa
mia
solo
alla
fin
di
febbraio.
Come
ti è cambiata la vita?
Prima
ero
indipendente,
guidavo
la
macchina
e
mi
piaceva
la
mia
scuola,
il
rapporto
coi
bambini.
Poi
mi
sono
trovata
di
punto
in
bianco
qui
a
casa,
col
bisogno
che
qualcuno
mi
assista
sempre.
Il
direttore
delle
elementari
è
venuto
due
volte
a
trovarmi,
sperava
che
tornassi
a
fare
la
maestra,
ma
purtroppo...
Come
hai
reagito?
Il
Signore
mi
ha
aiutato...
Non
ho
mai
avuto
momenti
di
disperazione,
ho
accettato
tutto
così...
Mi
si
è
aperta
un'altra
vita
più
interiore.
Prima
pensavo
molto
al
lavoro,
a
mia
madre...
Ora
ho
più
tempo
per
pregare,
curare
la
mia
vita
spirituale
Quali
sono i aspetti più difficili?
La
mancanza di autonomia, mi devono fare tutto
E
i momenti più belli?
Quando
prego,
non
penso
alla
mia
situazione.
Come
preghi?
Col
Rosario,
soprattutto
la
sera,
qualche
volta
anche
di
giorno...
Poi
durante
il
giorno
stiamo
in
compagnia,
ridiamo
con
la
mia
badante
che
si
chiama
Cristiana.
È
una
bravissima
cuoca
e
mi
fa
delle
cose
buone...
Non
ci
annoiamo.
A
me
poi
piace
leggere.
Faccio
molte
parole
crociate
che
Cristiana
chiama
le
"parolacce".
E
Cristiana cosa dice?
Non
sono
una
persona
difficile.
Sono
ottimista
sempre
e
questo
mi
fa
passare
tutta
la
fatica
e
la
lontananza
da
casa...
Provo
ad
accettare
le
persone
che
Dio
mi
dà.
Ormai
sono
passati
8
anni
da
quando
sono
arrivata
in
Italia
dalla
Romania.
Prima
ho
lavorato
6
anni
presso
un'altra
famiglia
della
parrocchia.
Siamo
stati
davvero
una
famiglia...
Torniamo
a
Maria:
da
maestra,
cosa
vorresti
dire
oggi
da
questa
"cattedra"
un
po'
scomoda?
Ho
avuto
anch'io
un
bambino
in
carrozzina
che
portava
il
mio
stesso
cognome.
Non
avrei
mai
creduto
di
finire
come
lui.
Ai
bambini
direi,
come
ho
sempre
detto,
che
nella
vita
bisogna
impegnarsi
seriamente,
fare
il
proprio
dovere,
non
prendere
le
cose
alla
leggera.
I
miei
bambini
mi
hanno
sempre
voluto
molto
bene:
ho
qui
una
lettera
che
mi
ha
scritto
una
ragazzina
di
Bologna
che
ho
avuto
a
scuola...
Hai
un
messaggio
per
la
parrocchia?
Ho
ricevuto
molto
dalla
parrocchia.
Quasi
subito
ha
cominciato
a
venire
qualcuno:
prima
le
suore
- suor
Innocenza,
suor
Bertilla,
suor
Graziella
e
ora
suor
Daniela
- che
mi
portano
la
Comunione
e
tengono
i
contatti
con
la
parrocchia.
Poi
vengono
i
ministri
della
Comunione
che
mi
tengono
in
contatto
con
la
Messa:
la
parola
di
Dio
quando
entra
una
volta
alla
settimana
in
una
casa
fa
moltissimo!
Ma
non
voglio
dimenticare
i
ragazzi
che
mi
sono
venuti
a
insegnare
l'uso
del
PC
e
quelli
che
mi
hanno
portato
il
vischio
a
Natale.
Sono
tutti
molto
gentili
e
a
loro
vorrei
dire
un
Grazie
grandissimo!
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