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La passione secondo Matteo |
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12-04-2014 |
a.
Due
racconti
Ogni
anno, leggiamo due volte la Passione: la domenica delle Palme (il
vangelo sinottico dell'anno) e il venerdì santo (Giovanni). Così
guardiamo alla Croce di Cristo da due lati: nei sinottici è
sottolineata di più la sofferenza di Gesù, il suo abbandono, la sua
solitudine. In Giovanni invece è più presente l'aspetto glorioso,
luminoso della Croce: Gesù dalla Croce rivela la sua grandezza,
rivela Dio, dona lo Spirito, genera la chiesa...La croce ha due
facce, oscura e luminosa, dolorosa e gloriosa: è la somma di
tradimenti, menzogne, violenze, ingiustizie, ma è anche la
rivelazione del perdono e dell'amore straordinario di Dio.
- Mi
capita ogni tanto di fermarmi davanti ad un Crocifisso? Ho un
"Crocifisso" preferito? Cosa mi fa pensare la Croce di Gesù?
b.
Un
racconto
drammatizzato
Siamo
abituati a leggere la passione a più voci, per far risaltare tutto
il cast dei personaggi che ruotano attorno a Gesù nelle ultime ore
della sua vita, personaggi OK e KO: Pietro, Giuda, Pilato, Erode, il
cireneo, il centurione, le donne, Giuseppe di Arimatea, la moglie di
Pilato...
E'
una drammatizzazione che porta ad identificarci con questo o quel
personaggio, è un processo che ci chiama a prendere posizione e a
partecipare. Di fronte a quest'Uomo che muore in croce non si può
rimanere neutrali, restare spettatori, far finta di non capire come
Pietro o lavarcene le mani come Pilato...
- Quale
personaggio della Via Crucis mi colpisce di più? in quale mi
identifico?
c.
Una
lunga
preparazione
La
passione non è una sorpresa, un fulmine a ciel sereno, un caso.
Tutti i vangeli, a modo loro, la preparano. Matteo, in particolare,
fa intravedere la sorte dolorosa di Gesù fin dall'inizio:
- Il
nome
stesso
del
Bambino
indica
la
sua
difficile
missione:
"Lo
chiamerai
Gesù.
Questi
infatti
salverà
il
suo
popolo
dai
suoi
peccati"
(1,21).
Gesù
si
scontrerà
col
male,
col
peccato
e
per
salvarci
verserà
il
suo
sangue.
E'
proprio
Matteo
che,
nell'Ultima
Cena,
ricorda
che
il
sangue
di
Gesù
è
sparso
"in
remissione
dei
peccati"
(26,28).
- In
Matteo,
il
Natale
sta
già
all'ombra
della
Passione:
fin
dall'inizio
il
Bambino
provoca
agitazione
e
turbamento
a
Gerusalemme
e
qualcuno
pensa
subito
a
toglierlo
di
mezzo
(2,20).
Qualcuno
però,
anche
tra
i
pagani,
tra
i
lontani
comincia
ad
accoglierlo
e
ad
andare
verso
di
lui:
interessante
il
parallelo
tra
i
magi
e
la
moglie
di
Pilato,
anch'essa
avvertita
in
sogno:
"Non
avere
a
che
fare
con
quel
giusto;
perché
oggi
fui
molto
turbata
in
sogno,
per
causa
sua".
(27,19).
- Anche
le
tentazioni
sono
un
anticipo
dell'ultima
grande
tentazione:
Se
sei
Figlio
di
Dio,
dì
che
questi
sassi
diventino
pane"
(4,3)
Se
tu
sei
Figlio
di
Dio,
scendi
dalla
croce
(27,40).
- La
sua
predicazione
lo
porta
subito
mettersi
in
opposizione
con
gli
altri
maestri:
Vi
è
stato
detto,
ma
io
vi
dico
(5,21ss).
Scontri
che
appaiono
profondi
e
insanabili
anche
sul
modo
con
cui
Gesù
agisce:
tocca
i
lebbrosi,
mangia
coi
peccatori,
perdona
i
peccati,
infrange
il
sabato...
Tanto
che
molto
presto
si
arriva
alla
decisione
di
eliminarlo:
I
farisei,
usciti,
tennero
consiglio
contro
di
lui
per
toglierlo
di
mezzo.
(12,24).
- Nella
seconda
parte
del
vangelo,
gli
annunci
della
Passione
diventano
espliciti
e
insistenti:
"Da
allora
Gesù
cominciò
a
dire
apertamente
ai
suoi
discepoli
che
doveva
andare
a
Gerusalemme
e
soffrire
molto
da
parte
degli
anziani,
dei
sommi
sacerdoti
e
degli
scribi,
e
venire
ucciso
e
risuscitare
il
terzo
giorno".
(16,21).
Gesù
comincia
a
mostrare
ai
suoi
che
il
Messia
non
è
venuto
per
farsi
servire,
ma
per
servire;
che
la
sua
missione
passerà
anche
attraverso
il
rifiuto,
l'apparente
fallimento,
lo
scandalo;
che
anche
la
vita
e
la
missione
dei
discepoli
conoscerà
la
Croce:
"Se
uno
vuol
venire
dietro
di
me,
rinneghi
se
stesso,
prenda
la
sua
croce
e
mi
segua"
(16,24).
- Cosa
ha causato il rifiuto di Gesù? Quali aspetti del vangelo incontrano
più opposizione nel nostro mondo?
- A
volte, rischiamo di "saltare" la Croce, di mettere tra parentesi
le pagine più esigenti del vangelo, dove Gesù parla di prendere la
propria Croce, rinnegare se stessi, "perdere" la propria vita...
O, al contrario, di presentare la Croce in modo quasi masochistico,
come fine a se stessa... O in modo fatalistico e passivo: accettare
le molestie della vita, portare pazienza... C'è un modo più
attivo e positivo di presentare la Croce, come Gesù l'ha
presentata ai suoi? Di mostrare che prendere la Croce non ha niente
di passivo, ma vuol dire amare, servire, prendersi le proprie
responsabilità, rimanere fedeli fno alla fine, lottare contro il
male, difendere i più deboli...?
d.
Uno
schema
non
guasta.
La
Passione è un racconto molto lungo. I lettori della domenica delle
Palme ne sanno qualcosa. Per non "perdersi" ecco qua un piccolo
schema su come è "organizzato" il racconto di Matteo.
Introduzione alla
Passione (26,1-16)
La decisione nella casa
di Caifa (1-5)
L'unzione di Betania
(6-13)
Il tradimento di Giuda
(14-16)
Cena Pasquale
(26,17-30)
La preparazione del
Cenacolo (17-19)
La cena pasquale: la
predizione del tradimento (20-25)
Il dono del corpo e del
sangue (26-30)
Al monte degli Ulivi
(26,31-56)
Previsione: la fuga di
tutti e il rinnegamento di Pietro (31-35)
La preghiera al
Getsemani (36-46)
L'arresto (47-56)
Gesù e Pietro nella
casa di Caifa (26,57-75)
Gesù portato da Caifa
(57)
Pietro si scalda attorno
al fuoco (58)
Gesù, interrogato,
confessa la propria identità (59-68)
Pietro, interrogato,
rinnega il Maestro (69-75)
Gesù processato e
consegnato alla Croce (27,1-26)
Consegna di Gesù a
Pilato (1-2)
La morte di Giuda e il
prezzo del sangue (3-10)
L'interrogatorio
naufragato di Pilato a Gesù (11-14)
Pilato tenta per due
volte di liberare Gesù; i capi però persuadono la folla a chiedere
la liberazione di Barabba e la crocifissione di Gesù. Tutto il
popolo si assume la responsabilità di quel sangue. Pilato si lava le
mani; libera Barabba e consegna Gesù.(15-26).
Dalla condanna alla
Croce (27,27-44)
La derisione del Re dei
Giudei (27-31)
La crocifissione(32-37)
Le derisioni del
Crocifisso (38-44)
La morte di Gesù
(27,45-56)
Verso lo spirare di Gesù
(45-50) -tre ore di tenebra (45)
-Il grido di Gesù
(46)
-Fraintendimenti
dei presenti (47-49)
-Lo spirare di Gesù
(50)
I segni che seguono la
morte di Gesù: -avvenimenti apocalittici (51-53)
(51-56) -confessione del centurione (54)
-la presenza delle
donne (55-56)
La sepoltura di Gesù
(27,57-62)
- Domenica
leggiamo
la
Passione.
Cosa
mi
colpisce
di
quel
lungo
racconto?
e.
Particolari
di
Matteo
Pur
seguendo
da
vicino
Marco,
ha
due
episodi
a
lui
propri:
la
morte
di
Giuda
(27,3-10)
e
la
custodia
del
sepolcro
(27,62-66)
e
una
serie
di
particolari
originali:
l'invito
alla
non
violenza
nella
scena
dell'arresto
(26,52-54);
la
moglie
di
Pilato
(27,19);
il
dialogo
tra
Pilato
e
i
Giudei
sulla
responsabilità
del
sangue
di
Gesù
(27,24-25);
una
serie
di
segni
apocalittici,
legati
alla
morte
di
Gesù
(27,51-53).
f.
Le
note
di
Matteo
Jesus
Christ Superstar
Il
racconto di Matteo ci presenta un Gesù autorevole, libero,
pienamente consapevole della morte che lo attende, pronto a compiere
il disegno di Dio.
- È
consapevole
di
quello
che
sta
per
accadere:
"Terminati
tutti
questi
discorsi,
Gesù
disse
ai
suoi
discepoli:
"Voi
sapete
che
fra
due
giorni
è
Pasqua
e
che
il
Figlio
dell'uomo
sarà
consegnato
per
essere
crocifisso"
(26,1-2)
- Nell'Ultima
Cena, dove dona il suo Corpo e il suo Sangue, annunzia il tradimento
di Giuda, il rinnegamento di Pietro e la fuga dei suoi (26,20-35).
- Al
Getsemani,
comincia
a
pregare
triste,
angosciato
e
prostrato;
ma
finisce
in
piedi,
pronto
ad
affrontare
la
sua
ora:
"Alzatevi
e
andiamo..."
(26,46)
E
c'è
anche
un
progresso
nella
sua
preghiera:
dal
"Padre
mio,
se
è
possibile,
passi
da
me
questo
calice!
Però
non
come
voglio
io,
ma
come
vuoi
tu!"
(26,39)
al
"Padre
mio,
se
questo
calice
non
può
passare
da
me
senza
che
io
lo
beva,
sia
fatta
la
tua
volontà"
(26,42).
Gesù
nell'orto
degli
Ulivi
dice
il
Padre
nostro
e
chiede
di
fare
la
volontà
del
Padre,
di
realizzare
il
suo
disegno,
di
compiere
le
Scritture.
(26,54.56).
- Gesù
è un uomo libero: libero di non tirarsi indietro quando rimane
solo, di non difendersi con la violenza (26,52), di non usare Dio a
suo vantaggio (26,53), di non rispondere male per male, di chiamare
amico il traditore (26,50), di rivendicare la sua autorità divina
di fronte al sommo sacerdote (26,64), di restare in silenzio di
fronte a Pilato, di non scendere dalla Croce, di non cedere
all'ultima tentazione...
Libero
anche
di
comunicare
la
sua
tristezza
ai
suoi
(26,38),
e
di
non
tacere
la
sua
solitudine
di
fronte
al
Padre:
"Dio
mio,
Dio
mio,
perché
mi
hai
abbandonato?"
Libero
di
andare
fino
in
fondo,
libero
di
servire,
libero
di
donare
la
sua
vita...
- Cos'è
per me la libertà? Di quale libertà parla il nostro mondo? Quale
libertà annuncia Gesù con la sua vita e la sua morte? Conosco
persone libere come Lui?
Nella
Pasqua di Gesù si compiono le Scritture
Come
nel
resto
del
suo
vangelo,
Matteo
sottolinea
molto
la
corrispondenza
con
le
Scritture:
"Tutto
avviene,
perché
si
adempiano
le
Scritture
dei
profeti"
(26,56).
Sono
tanti
i
salmi,
i
testi,
i
personaggi,
i
temi
biblici
che
fanno
da
sfondo
a
questi
due
capitoli.
Pensiamo
solo
al
sal
22
che
Gesù
grida
sulla
Croce:
"Elì,
Elì,
lemà
sabactanì-
Dio
mio,
Dio
mio,
perché
mi
hai
abbandonato?"
Con
un
po'
di
pazienza,
potete
trovarli
nelle
note
dei
vostri
vangeli.
- Cosa
vuol dire per Gesù "compiere le Scritture"? Sicuramente non
recitare una parte già scritta, fare i burattini di un destino già
segnato. Ma portare a compimento la sua missione: di dire e di dare
Dio a questa umanità che lo rifiuta. Cosa vuol dire per noi
compiere le Scritture, vivere e portare la sua Parola, annunciare la
sua salvezza?
Nella
Pasqua di gesù i nostri peccati sono perdonati
"Il
suo
sangue
ricada
su
di
noi
e
sui
nostri
figli"
(27,25)
risponde
il
popolo
a
Pilato,
assumendosi
la
responsabilità
della
morte
di
Gesù.
E'
un
grido
drammatico,
a
cui,
oltre
le
intenzioni
della
folla
urlante,
possiamo
attribuire
due
significati:
il
riconoscimento
dei
nostri
peccati
e
l'invocazione
del
suo
perdono,
perché
quel
sangue
è
stato
sparso
proprio
"in
remissione
dei
peccati"
(26,28).
Il
riconoscimento
dei
peccati:
con
una
serie
di
personaggi
tragici,
Matteo
ci
aiuta
a
riconoscere
la
profondità
e
la
drammaticità
del
male
che
Gesù
è
venuto
ad
affrontare.
- Giuda.
La
contrapposizione
tra
Giuda
che
vende
Gesù
per
trenta
denari
e
la
donna
di
Betania
che
poco
prima
aveva
sprecato
un
patrimonio
per
onorarlo,
le
parole
durissime
di
Gesù
su
di
lui
e
l'ultima
parola
al
momento
dell'arresto,
"Amico,
per
questo
sei
qui",
il
racconto
della
sua
morte:
tutto
questi
particolari
del
racconto
Matteo
fanno
di
Giuda
una
figura
davvero
tragica.
- Pietro.
Il
suo
interrogatorio
è
volutamente
accostato
a
quello
di
Gesù.
Ma
mentre
il
Maestro
rivela
la
sua
identità,
il
discepolo
lo
rinnega.
(26,57-75).
- I
discepoli.
Il
loro
ritratto
è
sconsolante:
dormono
(26,40),
difendono
Gesù
in
modo
sbagliato
(26,52),
alla
fine
fuggono
tutti
(26,56).
- Le
autorità.
Il
Sinedrio
è
presentato
in
maniera
ostile,
lo
stesso
Sommo
sacerdote
incoraggia
i
falsi
testimoni,
i
giudici
sputano
addosso
al
condannato
(26,59-68),
i
soldati
lo
scherniscono,
Pilato
se
ne
lava
le
mani.
L'invocazione
del
perdono.
Per
Giuda
il
peccato
sembra
essere
l'ultima
parola.
Lasciato
solo
dalle
autorità
che
gli
rispondono
"Che
c'importa?
Veditela
tu",
lasciato
solo
col
prezzo
del
tradimento,
non
trova
via
d'uscita
e
va
ad
impiccarsi.
Per
Pietro
è
un
po'
diverso:
nell'ora
del
suo
tradimento,
Pietro
non
rimane
solo:
si
ricorda
le
parole
del
Maestro
che
lo
mettono
a
nudo,
ma
lo
aprono
al
pentimento:
"Uscito
fuori,
pianse
amaramente"
(26,75).
C'è
una
speranza,
c'è
un
perdono:
quel
sangue
innocente
che
viene
ricordato
più
volte
nella
passione
è
davvero
in
grado
di
rimettere
i
peccati;
il
sangue
del
nuovo
Abele
è
più
forte
di
ogni
violenza,
di
ogni
tradimento,
di
ogni
infedeltà.
- Perché
la Croce di Gesù salva? In fondo di croci ce n'erano state tante...
Cos'è che rende unico quel sacrificio?
Nella
Pasqua di Gesù inizia un mondo nuovo
Il
velo
del
tempio
si
squarciò
in
due
da
cima
a
fondo,
la
terra
si
scosse,
le
rocce
si
spezzarono,
i
sepolcri
si
aprirono
e
molti
corpi
di
santi
morti
risuscitarono.
E
uscendo
dai
sepolcri,
dopo
la
sua
risurrezione,
entrarono
nella
città
santa
e
apparvero
a
molti.
(27,51-53)
Questi
segni
apocalittici,
ripresi
dal
terremoto
del
mattino
di
Pasqua
(28,2),
sono
per
Matteo
la
risposta
di
Dio
alla
morte
di
Gesù
e
indicano
che
con
la
Pasqua
è
davvero
iniziato
un
mondo
nuovo.
La
Pasqua di morte e di resurrezione è davvero un "terremoto", uno
spartiacque, un evento che cambia tutto. Cambia l'immagine di Dio
che ora è il Padre di Gesù Crocifisso e Risorto; cambia il modo con
cui Gesù è presente nel mondo e accompagna i suoi fino alla fine;
cambiano i destinatari della salvezza: ora non ci sono più veli del
tempio, non ci sono più barriere che impediscono di entrare. Ora, da
quando lui ha preso l'ultimo posto, anche l'ultimo disgraziato
può arrivare a Dio; la salvezza non è più di un solo popolo ma è
per tutti gli uomini, rappresentati da quel centurione che sotto la
croce arriva a credere. Cambiano i criteri di giudizio (tutti quelli
espressi sotto la Croce sono superati), comincia già un mondo nuovo,
un nuovo modo di vivere che i discepoli dovranno testimoniare a
tutti.
- Cosa
cambia per me che Cristo è morto e risorto? Quali segni "pasquali"
di rinnovamento e di risurrezione vedo in me e attorno a me? Gesù
mi ha mai scosso, la sua parola è stata mai per me un terremoto?
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