Dal Vangelo di domenica 13 luglio |
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14-07-2014 |
Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a Gesù tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia. Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare... (Mt 13,1s)
Una parabola di speranza
Molte volte facciamo una lettura morale di questo racconto, soffermandoci sui significati dei differenti terreni cattivi su cui cade il seme. La parabola però, prima di parlare dell’uomo, parla di Dio e della straordinaria fecondità della sua parola; prima che una messa in guardia, è annuncio di speranza e di consolazione: nonostante gli inizi fallimentari, la fatica del seminatore non è sprecata; nonostante l’apparente fallimento, la predicazione del Regno non mancherà di dare frutto. Il seminatore, Gesù, i suoi discepoli, la chiesa, non si devono scoraggiare e abbandonare la semina, non devono ripiegarsi nel lamento e perdere la fiducia nella forza della Parola…
Le difficoltà, i contrasti, i fallimenti dell’inizio sono normali. Noi pretenderemo di vedere subito i frutti, vorremmo un bene incontrastato e pulito, visibile ed efficiente; invece il bene è spesso combattuto e frammisto al male, nascosto e insignificante, addirittura fallimentare. Ma non bisogna perdere la speranza: “chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà” (2Cor 9,6).
Nella parabola ci sono alcuni particolari molto belli, che danno proprio questo tono di speranza:
- Gesù semina dappertutto: non sceglie i terreni, non scarta le persone… Ha fiducia che anche le pietre possano diventare terra buona.
- In quei tempi una resa del 10-12 per uno era già buona… Il 30-60-100 è un raccolto esorbitante, straordinario. Ma le parabole, pur in una cornice ordinaria sono ricche di questi particolari “esagerati” e ci parlano della straordinaria fecondità del bene, del Regno che cresce, della speranza che non delude…
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